Altripiani in Bangladesh, un viaggio dalle mille incognite
Siamo abituati a gestire le decisioni all’ultimo secondo, ma non pensavamo di iniziare da subito: il nostro amico Murad, bengalese, che avrebbe potuto per un po’ farci da interprete nel suo Paese natale non è riuscito a superare il gate all'aeroporto Marco Polo di Venezia per una questione di documenti. È così che sul volo intercontinentale per Dacca decolliamo con il primo punto di domanda, enorme e che comporta tantissimi pensieri.
Una volta atterrati ci rendiamo subito conto che è impossibile fare una programmazione di più di un’ora, per quasi quattro settimane tutto è stato in bilico, i pianti non sono mancati, lo sconforto, la stanchezza, uno sfinimento diverso rispetto quello dettato della montagna e dell’alta quota. Non c’erano piani B, non era possibile piantare una tenda su un altipiano e rifugiarsi dentro per rallentare. Un vortice di polvere e avvenimenti. Un continuo prendere decisioni, un po’ come quando apri una via a vista, ma in questo caso non sei su una placca liscia in solitaria o con un solo fedele compagno di avventura, si affrontano 169 milioni di persone e una disorganizzazione generale, o meglio un’area affollata organizzata alla buona, rispetto a ciò che serve in quell’esatto momento per sopravvivere.
In Bangladesh avevamo un compito preciso, documentare grazie alla nostra collaborazione con Salewa la vita all'interno delle fabbriche outdoor certificate dalla Fair Wear Foundation.
Portare a quanti più possibile una tematica così delicata è stato importantissimo, perchè ogni tanto anche mostrare il lato positivo della delocalizzazione della produzione può fare notizia. Alla fine quello che doveva essere il quadro centrale, il focus di tutto il nostro viaggio è quasi diventata la cornice, una cornice bellissima fatta di diritti umani, possibilità e futuro. Al suo interno invece è finita una rappresentazione chiara di quello che è la povertà e la difficoltà di stare al mondo in uno dei Paesi più popolati e già da molti anni soggetti ai cambiamenti climatici. Eravamo in ballo, ci siamo messi a ballare con il nostro stile, quello che contraddistingue Altripiani, fatto di storie e sorrisi di persone che non si arrendono mai.