Zero Peones al Dente dei Camosci nelle Alpi Orobie Bergamasche
Partenza da casa lunedì mattina il ritrovo è alle 8.30 alla Funivia dei Piani di Bobbio. Non so minimamente cosa andrò a fare, non so a cosa andrò in contro, ma ormai con Cristian Candiotto, detto Cinghio, non è una novità' anzi è ormai la normalità… so solo che faremo misto!
Le uniche raccomandazioni sono "copriti che prenderemo tanto freddo" e chiaramente non sbagliava. Dopo la salita con la funivia dei Piani di Bobbio l'avvicinamento è comodo per raggiungere la conca dei Campelli e lascia spazio a mille idee ed emozioni. Una gran confusione mi accompagna in questo momento, cosa mi riserverà questa giornata?
Cammino e cammino, seguo Cinghio che alle volte mi domando se è umano o macchina… non fa mai una piega, carico o non carico, freddo o caldo, lui viaggia sempre e punta all'obbiettivo come un cecchino.
Appena il tutto è alla nostra vista mi dice "eccola! Oggi saliremo quella bellissima linea a sinistra del Dente dei Campelli." Un nodo mi sale in gola e capisco che anche oggi ci sarà da divertirsi.
In mezz'ora siamo all’attacco. Passato il primo tiro, un canale con difficoltà classiche reso più faticoso per la tanta neve, siamo alla base del secondo tiro. Quel che Cinghio dice sarà la chiave di riuscita. Fare sicura in un tiro così delicato all'inizio spaventa… se la corda è troppo corta limiti i movimenti e rischi di farlo sbagliare, se invece troppo lunga, nel caso di caduta arresto il volo magari troppo tardi. Ma di Cinghio non ho mai dubitato e dopo mezz'ora sento le 2 paroline fatidiche "Molla tutto."
Quando vedi che la corda inizia a diminuire capisci che manca poco al tuo turno ed iniziano i brutti pensieri. E se non riesco? E se mi blocco? E se cado? Bummmm, basta ora tocca a me!
Parto e sono già nel vuoto, ghiaccio e roccia, poco di uno, marcio l’altro... le braccia pompano e le gambe spingono. Mi sento acciaiare nel giro di pochi metri... e da lì a poco scoprirò cos'è questo mito della bollita!
Qui l'aiuto del Cinghio è stato fondamentale sia fisico che motivazionale. Sneza, molto probabilmente, sarei stato ancora su a penzolare. Eccolo, lo rivedo, con il suo solito sorriso, le sue battute ed il suo sempre mitico "Supper!". Si complimenta, mi incita e mi incoraggia, insomma, mi fa stare a mio agio. Ora dobbiamo solo toccare la cima con il terzo ed ultimo tiro.
In cima il panorama è mozzafiato, l’emozione è tanta la gioia pure. Godo i pochi momenti, stringo la mano alla mia guida, al mio amico, e via! Lui è già pronto per ripartire.
Da qui percorreremo a ritroso la ferrata Minonzio fino alla forcella, poi doppia nel vuoto all'ingresso del canale e giù fino al Rifugio Lecco. Conclusione di una giornata con Cinghio: birra e tagliere, parlando e gioendo di ciò che abbiamo appena vissuto.
L'apertura di una via, sia essa lunga o corta, difficile o facile, è il sogno, la massima espressione dell'alpinismo per tutti, ancor più per chi aspira ad essere un Alpinista.
Si mescolano diverse emozioni; fatica, freddo, paura e coraggio, stima e fiducia. Tutto è messo in gioco nel calderone e miscelati e condivisi quando si tocca la vetta. Pensare di aver scalato un percorso mai fatto da nessuno ti provoca una sensazione difficile da descrivere. Semplicemente unica.
Tutto merito della mia guida di fiducia ed amico Cinghio, che ringrazio per le emozioni che mi fa vivere e la fiducia che pone in me quando dobbiamo confrontarci con nuove sfide, come quella appena passata.
di Roberto Tommasetto
SCHEDA: Zero Peones, Dente dei Camosci, Alpi Orobie Bergamasche