Wasserkopf, nuova via di ghiaccio e misto nelle Vedrette di Ries per Gietl e Messini
Appena tornati dalla nostra spedizione in Cina, Vittorio Messini ed io ci siamo ritrovati per condividere una nuova salita insieme in montagna. Siamo partiti nelle prime ore del 25 novembre da Gelltal, vicino a Riva di Tures, seguendo la luce delle lampade frontali, parlando e ridendo delle nostre esperienze in Cina dove avevamo salito, insieme a Daniel Tavernini, l'inviolata cima Tirol Shan.
Dopo 2 ore e mezza siamo finalmente arrivati sotto la parete nord del Wasserkopf, l'oggetto del nostro nuovo progetto. L'idea era aprire una nuova linea su questa parete e alle 8.00 in punto eravamo pronti ad iniziare. I primi tre tiri si sono presentati subito difficili "Se la salita continua così, non so come farò!" diceva Vito.
Vedevamo che solo 20 metri ci separavano dal canalone che avevamo notato già in partenza. I primi tre metri erano difficili e con i miei ramponi non riuscivo a trovare un buon appoggio. Soltanto le piccozze tenevano bene, ma quando una di queste ha cominciato a venire via, ho detto a Vito di spostarsi, perché in quel momento stavo lottando per conquistare ogni centimetro sopra la sua testa. Cinque secondi più tardi sono caduto, accanto a lui nella neve, e mi sono detto "beh, buon giorno!" Tutto ad un tratto ero completamente sveglio e sono ripartito e, questa volta, non sono più caduto
Un canalone di neve ci ha portati al primo nevaio, che abbiamo attraversato verso destra. Dopo una breve pausa Vito ha preso il comando. Anche se questo punto della parete non era molto più facile di quello che l'aveva preceduto, Vito non si è lasciato intimidire ed è salito con grande sicurezza. Ci siamo fermati spesso a guardare la foto, sulla quale avevamo disegnato una possibile linea di salita, per non perderci in parete.
Poco dopo le 13:00 abbiamo raggiunto il bordo superiore del secondo nevaio dove abbiamo mangiato una barretta e bevuto un sorso d'acqua prima dell'ultimo, ripido tratto. Qui la qualità della roccia cambia, richiede la massima attenzione perché è molto fragile. "Vito, sosta, vieni dai!" ho gridato con gioia, mentre Vito mi chiedeva della qualità della sosta. "Bene dai, dovremmo riuscirci anche sopra." Altri tre tiri, poi abbiamo raggiunto la cresta e, attraverso terreno più facile, siamo saliti in cima. La gioia è stata grande e dopo il consueto "Berg Heil!" siamo scesi lungo la via normale per festeggiare, alle 18:30, la nostra nuova via.
di Simon Gietl
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