Viaggio in Patagonia alla est del Civetta (Dolomiti) per Nicola Bertoldo e Diego Dellai
L’immagine delle casse ricolme di attrezzatura sul pavimento della cucina di Diego è sempre un buon segno, si parte per qualcosa di interessante. Le condizioni sono strane ma la voglia di avventura è molta! Nell’aria c’è quella solita tensione pre-partenza, quella sensazione dettata dalle incognite. In passato associata alla paura, con il tempo ho imparato a conoscerla… mi ricorda che stiamo tornando sul "nostro mondo".
Il mattino seguente entriamo in val Zoldana, conosciuta per essere ancora una valle dura e ruvida, vera. La buonora ci porta nell’unico casolìn aperto. Abbiamo deciso di trattarci bene stavolta, niente liofilizzati ma del buon formaggio e speck. Arrivati a Pecol lo sguardo si fissa sull’obiettivo… la Zuìta! Diego ne approfitta per scattare alcune foto alla parete per cercare di interpretare al meglio le condizioni e immaginare la possibile linea di salita ma ormai è deciso, si va!
L’avvicinamento alla parete ci viene addolcito dagli impiantisti della Val di Zoldo Ski Area che ringraziamo nuovamente per la disponibilità, ci guardano perplessi per la quantità di materiale che portiamo appresso ma sanno dove stiamo andando e ci ricordano che saremo "sott’occhio"!
Dopo un paio d’ore ci ritroviamo ad allestire il nostro "hotel 5 stelle" su un ottimo accumulo alla base della parete,"massa lusso stavolta Diego!" Considerando l’orario decidiamo di sfruttare le ultime ore di luce per allestire le prime lunghezze.
Diego affronta il primo tiro, si rivela più complicato di quello che sembrava a causa delle cattive condizioni del ghiaccio, trova un vecchio chiodo di passaggio (risalente alla via estiva Dorotei-Masucci del ’83). Parto per la seconda lunghezza, un diedro strapiombante anch’esso rognoso, le strutture ghiacciate si rivelano inconsistenti e costringono a progredire in dry. L’uscita su una bellissima goulotte ghiacciata ripaga le fatiche e mi porta ad allestire la sosta nell’ambiente innevato che cercavamo! Ci caliamo alla base, il tempo di organizzare il bivacco, scogliere la neve, preparare la cena e finalmente possiamo contemplare ciò che ci attornia.
Soltanto il rumore in lontananza dell’après-ski ci riporta momentaneamente alla realtà, la realtà del mondo di oggi dove non si conosce più il silenzino né il buio. Ovunque ci dev’essere una musichetta, ovunque un video ad illuderci di non essere soli. Ben presto gli impianti chiudono e possiamo ritornare nella nostra dimensione. Un bivacco comodo (forse troppo per i nostri standard), una cena lussuosa ed una stellata tutta per noi.
La nottata passa alla grande ma la sveglia suona presto, sarà una lunga giornata. Il risveglio muscolare prevede 60 m di corde da risalire e siamo pronti per dare il via alle danze! Susseguiranno una serie di lunghezze molto estetiche su una neve pressata misto ghiaccio, pura goduria!
Il ritmo della progressione è sostenuto ma l’alba ci invita a rallentare, il mare di nubi si scontra con i primi raggi del sole che filtrano attraverso i profili montuosi regalandoci uno spettacolo unico, "sembra di essere in Patagonia", ci sentiamo privilegiati.
Le successive lunghezze ci portano in parete aperta, ora dobbiamo trovare il modo per collegare la linea che avevamo immaginato con la realtà. Abbiamo progredito per intuito, interpretando a modo nostro ciò che le condizioni della parete ci offrivano. Spesso ci vorrebbe un "giratempo" per avere il controllo del "momento perfetto" per salire una linea. Ma allo stesso tempo abbiamo realizzato che il "controllo" in questi casi non ci porterebbe a vivere le avventure che proviamo. Le diverse condizioni del ghiaccio, questo elemento ambivalente che genera ammirazione e timore, ci porta su luoghi che difficilmente sarebbero raggiungibili.
Dopo 50 metri delicati, alla ricerca di una fessura adeguata dove allestire la sosta, con sorpresa trovo un vecchio chiodo a lama con anello (si presume risalga agli anni 30’). Un’altra occasione per rallentare, per riflettere sulla storia che può raccontare quel vecchio chiodo, chissà cos’avranno vissuto coloro che l’hanno usato, chi erano, con quali attrezzature?
Diego affronta l’ultima lunghezza verticale, poi un tratto su neve ci porta in cresta, sembra fatta ma dovremmo affrontare ancora un lungo traverso prima di raggiungere la ferrata che con pazienza e molta cautela ci riporterà alla base.
Durante la giornata siamo stati protagonisti di uno scenario favoloso, la montagna rivestita di bianco ci riporta alla vera essenza, ci fa riprendere coscienza della nostra dimensione sensoriale che nella vita odierna è attonita dal controllo delle molteplici distrazioni moderne.
Un’altra esperienza magica, di quelle che ci ricordano perché ricerchiamo e ritorneremo sempre a cercare in questi luoghi ed in queste esperienze la bellezza! Come scrisse Diego: "Mi sento fortunato e privilegiato, anche stavolta non è servito prendere un aereo, era tutto lì comodo e vicino, bastava osservare con occhi diversi e cogliere il momento giusto…"
di Nicola Bertoldo
QUELLE GIORNATE PERFETTE... di Diego Dellai
Quando le incognite sono tante ma si risolvono una dopo l'altra veloci e divertenti, quando le condizioni della parete sono magnifiche, quando il bivacco è comodo e si ha il tempo di mangiare con calma e dormire anche troppo, quando il nuovo giorno regala uno spettacolo unico...
In questi momenti capiamo di aver fatto le scelte giuste e che qualcuno in un certo senso ci sta premiando.
Mi sento fortunato e privilegiato, anche stavolta non è servito un aereo, era tutto lì comodo e vicino, bastava osservare con occhi diversi e cogliere il giusto momento...
VIAGGIO IN PATAGONIA
Monte Civetta, parete est
6, 7 febbraio 2024
500m M7, AI4
Note:
- La salita ricalca nei primi due tiri la via estiva Dorotei-Masucci del 1983.
- Sul terzultimo tiro abbiamo trovato un chiodo con moschettone che il buon Ivo Ferrari data anni 30, qualcuno è già passato di là ma non sembrano esistere salite note.
- Un grazie per la disponibilità agli amici degli impianti Val di Zoldo Ski Area
Link: grupporoccia4gatti.weebly.com, IG Diego Dellai, IG Nicola Bertoldo,montagna360guidaalpina.com/