Un ultimo saluto, la via di Christoph Hainz al Torrione Graffer (Dolomiti) dedicata al figlio Jonas
Sono da solo sotto lo spigolo nord-ovest della Torre Graffer. Gli strapiombi si innalzano come una scala rovesciata, come se fossero una versione in scala ridotta dello Spigolo Scoiattoli sulla Cima Ovest. Una linea da sogno che per anni mi ha affascinato e per cui sentivo una istintiva attrazione. Adesso invece c’è qualcosa che mi sembra innaturale, sembra un percorso contro natura. Perché normalmente non è un padre a seguire le orme del figlio...
Per molto tempo non era sembrato che la montagna ti avrebbe affascinato e che tu, come me, saresti diventato un alpinista appassionato. Avevi molti interessi e talenti tra i più disparati ma lo sport ha sempre avuto un ruolo importante per te: sci, mountain bike e arrampicata sportiva, per un po' persino a livello agonistico. Per un periodo piuttosto lungo avevi dedicato tutta la tua attenzione agli aerei radiocomandati e all'aeromodellismo. Poi, dopo il diploma di scuola superiore, eri determinato a diventare un ingegnere. E così ti eri trasferito a Graz, dove con successo superavi esame dopo esame. Noi genitori eravamo rimasti di stucco quando, dopo un anno e mezzo di studi, ci hai inaspettatamente detto che volevi intraprendere una strada diversa e interrompere la carriera universitaria. Ma eri sicuro di te e quindi sei tornato a casa.
Ci ho messo un po' a capire il vero motivo della tua decisione: ti mancavano troppo le montagne! Il tuo mondo era qui, a casa, dove le montagne sono a portata di mano. Da quel momento in poi hai trascorso ogni minuto libero con gli amici (e ogni tanto anche con me), su qualche terreno ripido chissà dove. Durante la tua formazione per diventare membro del soccorso alpino e aspirante guida alpina hai acquisito un know-how approfondito e hai dimostrato una determinazione ed una coscienziosità che mi hanno profondamente colpito.
Anche se parlavamo molto di montagna con conversazioni intense e vivaci scambi di idee, anche se spesso mi hai chiesto consigli, molto di quello che combinavi in montagna lo scoprivo solo dopo, a cose fatte. Ad esempio, la tua salita in free solo della via Geierhochzeit alla Geierwand (6c/VIII-): ricordo che aveva innescato una conversazione padre-figlio molto seria perché, per quanto da alpinista io apprezzassi questa impresa e potessi comprendere il fascino di una salita in free solo, da padre mi era altrettanto difficile accettarla... ma allo stesso tempo non potevo e non volevo vietarla.
Il quaderno dove hai annotato le tue salite degli ultimi tre anni è stracolmo. Dall'arrampicata sportiva alle cascate di ghiaccio, dalle pareti classiche alle severe creste di roccia, c'è di tutto e di più. E tutto questo lo hai sempre fatto per la gioia che trovavi nel fare qualcosa, non per farti un nome. Una volta convinto da un'idea, non risparmiavi spese né fatica. Come quella volta in cui sei andato in Svizzera solo per un fine settimana per scalare la parete nord del Cervino, oppure quell’altra volta quando una mattina presto, prima di iniziare il lavoro, hai affrontato i 1.500 metri di dislivello che separano Rio di Pusteria dal Muro Nero in 1 ora e mezza. Poi, alle 8, eri sul posto di lavoro. Puntuale.
Eri eccezionale per forma fisica, resistenza e velocità. Possedevi tutto quello che rende un alpinista forte a tutto tondo. E hai saputo dimostrarlo in modo impressionante nel 2021, quando in sole 3 ore e 59 minuti hai completato la parete nord dell'Ortles e sei tornato alla macchina a Solda lungo il canale Minnigerode. Sì, avevi tutto quello che serviva per essere un grande...!
Lavorare sulla “tua” via richiede tutto me stesso... All'epoca della prima salita non avevo idea che sarebbe stato un ultimo regalo per te... Un giorno ero lì con il mio compagno di cordata Kurt Astner: lui ha aperto il quarto tiro, quello chiave (7b/IX-), io ho aperto i restanti da solo. Era già metà ottobre e le temperature sul versante nordovest erano spiacevoli. Mi sono assicurato con il Grigri, sono salito in alto metro dopo metro, ho pulito la roccia, ho verificato i movimenti e ho piantato gli spit. Se arrampichi da solo, lavori in continuazione e ti muovi costantemente: è così che senti meno il freddo...
Parlavamo spesso di salire in montagna in solitaria. Eri affascinato da questo modo di andare per i monti: da questa sensazione di essere con te stesso nel modo più totale, di essere responsabile solo di te stesso, di essere semplicemente, completamente libero. O come hai detto tu stesso una volta: “Avere un’idea, aspettare che tutti i fattori si uniscano – condizioni, tempo, forma fisica e forza mentale – e poi ‘colpire’: è questo che rende l’alpinismo in solitaria così attraente per me”.
La tua idea era che ci si poteva “allenare" per una salita in free solo, ma che tali progetti potevano essere presi in considerazione soltanto se le proprie capacità fisiche e mentali non lasciavano dubbi sulla loro adeguatezza e, quindi, sulla riuscita della sfida. Secondo te, qualsiasi altro approccio era irresponsabile.
Con questa sensazione di essere preparato al 100% hai iniziato il TUO grande progetto della free solo sul Catinaccio, e ancora una volta nessuno ne sapeva niente tranne il tuo dronista.
Il 20 giugno 2022 hai salito in free solo la via Moulin Rouge sulla Croda Rossa (385m, max 7b/IX-) in un'ora e cinque minuti. Con questo sei andato oltre l'immaginazione, persino per me. Due settimane prima avevamo fatto insieme quella salita; io da secondo e tu da capocordata, con una sicurezza impressionante. Ripetere con te quella via, che avevo aperto insieme a Oswald Celva 20 anni prima, è stato per me un immenso piacere oltre che onore. Ancora oggi la tua salita senza corda mi lascia senza parole, motivo per cui a questo punto le lascio a te:
"Per me la cosa più bella è stata la sensazione di staccarmi da terra con entrambi i piedi. In quel momento ho capito che la realizzazione del mio sogno era ormai a portata di mano e il pensiero che quella sarebbe stata la mia unica chance era scomparso già dopo i primi metri. Ho trovato ben presto un 'flow' che mi ha permesso di salire sempre più in alto, quasi senza pensarci, per certi versi quasi un po' automaticamente. Mi sono fermato brevemente soltanto prima del tiro chiave di 7b, ho sbattuto le braccia per due minuti per riuscire a salire il più riposato possibile. Poi sono riuscito a fare il tiro chiave senza problemi, senza un solo momento di esitazione. Con un misto di motivazione rafforzata e sollievo, ho continuato a salire fino al tiro di 7a+, dove mi sono preso di nuovo del tempo per scuotere ancora un po’ le braccia: proprio lì, quel piccolo tetto da superare rappresentava per me il secondo punto chiave. Dalla mia precedente salita sapevo bene come affrontare questa sezione e l'ho risolta esattamente come dovevo. A questo punto ho cominciato a sentire un po’ di euforia, ma ero ben consapevole che non potevo minimamente permettermi di perdere la concentrazione. Così ho salito gli ultimi metri fino al bordo della parete e sono uscito dalla via con una sensazione indescrivibile." (da un testo inedito)
Dal punto di vista alpinistico si può dire che questa salita è stata fino ad oggi la seconda migliore salita in free solo nelle Dolomiti, seconda solo a La via attraverso il pesce di Hansjörg Auer sulla Marmolada. Hai mostrato ciò che essere "giovane e spensierato" rende possibile... Alla fine, la breve annotazione nel tuo quaderno diceva tutto: "Tutto è andato alla perfezione. Una giornata indimenticabile."
Infine mi hai parlato della tua idea di salire in free solo lo spigolo sud del Magerstein. La roccia nel Gruppo delle Vedrette di Ries è molto fragile, ma la via è sicuramente fattibile. La tua esperienza e le tue competenze erano sicuramente più che sufficienti per questo e quindi io, come alpinista, ero fiducioso che fossi capace di intraprendere questo progetto. Anche se eravamo entrambi consapevoli dei pericoli oggettivi di una salita del genere, a me, come padre, rimaneva un velo di preoccupazione...
Adesso è ormai completata la mia nuova via alla Torre Graffer: undici tiri tra il 6a (VI+) e il 7b (IX-), di cui solo gli ultimi due sono facili. Mi siedo sulla vetta illuminata dagli ultimi raggi del sole e penso a te, figlio mio. Nella mia mente si proietta un film, colorato e intenso, in cui cresci velocemente da ragazzino a uomo adulto che amava la vita e la viveva appieno. Ripenso alla tua leggerezza e alla tua gioia sfrenata di vita e nella vita, e provo una grande gratitudine per il nostro viaggio insieme, per ogni ora che abbiamo trascorso insieme. Per questo cerco di non litigare con il destino. Mentre il mio sguardo scivola verso l'orizzonte e si perde nella luce della sera tra le bizzarre cime rocciose, sento un legame infinitamente profondo con te e so che durerà per sempre. Considero quindi questa prima salita “un ultimo saluto”, in tuo ricordo.
Link: FB Christoph Hainz, www.christoph-hainz.com, salewa