Al Trento Film Festival tre film sull'inclusione e la disabilità in montagna

Al Trento Film Festival 2023 tre proiezioni indagano su come il delicato tema di disabilità ed inclusione possa coniugarsi al mondo dell'alpinismo e dell'arrampicata: Elevated di Palmer Morse, Heights and Depths di Sandor Csoma e An Accidental Life di Henna Taylor. Di Monica Malfatti.
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11/10/2017: salvataggio di Quinn Brett su The Nose, El Capitan, da parte del ranger Aaron Smith
Tom Evans / ElCapreport.com

"La natura non ha requisiti. Mi accetta e basta". Sono queste le parole di Sonya Wilson, arrampicatrice statunitense capace di fare della propria sordità non più un limite ma uno strumento, al fine di oltrepassare finalmente tutte quelle barriere che, negli anni, hanno caratterizzato anche l'industria dell'outdoor.

Elevated di Palmer Morse è allora il documentario, in anteprima italiana al Trento Film Festival per la sezione Alp&Ism, che racconta la necessità di comunicare con efficacia: una sfida già ricca di stimoli per qualsiasi climber, ma ancora più cruciale quando, come nel caso di Sonya, la comunicazione si avvale di un canale “non convenzionale", ovvero il linguaggio dei segni. L'assenza di suoni è compensata, in questo documentario non verbale e nella vita di Sonya stessa, da una capacità di concentrazione non comune, da una profonda dedizione allo sport prediletto e soprattutto dalla lotta per superare le proprie paure, qualsiasi forma esse possano assumere.

Cresciuta in Nevada, Sonya Wilson vive ora a Los Angeles e organizza mensilmente uscite di arrampicata rivolte a tutti gli appartenenti della comunità sorda locale che vogliano provare non solo questo sport ma anche il vero e proprio stile di vita che l'arrampicata sa portare con sé.

"Arrampicare – commenta infatti Sonya nel film – è quel posto in continuo movimento, libero da qualsivoglia giudizio e capace di trasmettere un senso di conforto e appartenenza, indipendentemente da qualunque ostacolo. Allo stesso modo, ho deciso di trasmettere anch'io qualcosa, attraverso questo film, affinché i bambini sordi possano riuscire ad avere più modelli, negli sport outdoor, di quanti ne ho avuti io".

Di disabilità coniugata all'alpinismo parla anche il lungometraggio ungherese, in Anteprima internazionale, Heights and Depths di Sandor Csoma, ispirato alla storia vera del grande alpinista Zsolt Erőss, disperso nel 2013 sul Kangchenjunga.

Erőss, nel 2010, era stato travolto da una valanga e aveva perso la gamba destra. Dopo l'amputazione, un difficile quanto "miracoloso" recupero, seguito all'impianto della protesi, gli permise però di scalare di nuovo. Già nell'autunno dello stesso anno, tenta la conquista del Cho Oyu, ma le avverse condizioni meteo gli rendono impossibile raggiungere la vetta. Nel 2011 sale il Lhotse e nel maggio 2013 proprio il Kangchenjunga, da dove però non farà più ritorno.

La tragedia si consuma durante la discesa: Erőss si sente improvvisamente molto debole ed estremamente stanco, in ritardo rispetto al gruppo che ha raggiunto la cima insieme a lui. Trascorre la notte da solo nella cosiddetta “zona della morte", termine che indica, alle alte quote, tutti i luoghi posti al di sopra dei 7600 metri e dunque successivi all'ultimo campo: zone in cui, insomma, la ridotta presenza di ossigeno nell'aria ed il freddo intenso, rendono la vita umana insostenibile nel lungo periodo. Erőss, tuttavia, sopravvive miracolosamente e il mattino dopo viene raggiunto dal compagno Péter Kiss, risalito per aiutarlo. I due iniziano a scendere, ma poi – in una situazione non meglio chiarita – vengono visti precipitare da chi già li aspettava al campo 4. I membri di un tentativo coreano alla vetta tentarono di cercarne i corpi, ma ad oggi, ben dieci anni dopo, Péter Kiss e Zsolt Erőss risultano ancora dispersi.

Il film di fiction – dunque non un documentario – racconta l'intera vicenda a partire dalla prospettiva della vedova, Hilda Sterczer, costretta a seguire impotente, a migliaia di chilometri di distanza, la spedizione del marito. Una riflessione sul ruolo della montagna nella vita della coppia, ma soprattutto sul ruolo dell'amputazione nello stakanovismo di Erőss, che dalle cime più alte del mondo è quasi ossessionato e che nell'infortunio, prima che un ostacolo, ha individuato uno stimolo per raggiungere i propri obiettivi alpinistici.

Infine, il film in Concorso An Accidental Life di Henna Taylor, il documentario che narra la vicenda di Quinn Brett, vittima di una terribile caduta nello Yosemite, in seguito al quale, proprio all'apice della sua carriera alpinistica, resta paralizzata dalla vita in giù. Un incidente dalle implicazioni fisiche, ma anche emotive, mostruose: Brett e il suo ragazzo decideranno infatti, poco tempo dopo, di lasciarsi. Un evento, questo, capace di mettere in discussione, ancor più dell'infortunio stesso, l'identità della ragazza e la sua capacità di amare e di ricevere amore in cambio.

Dopo un periodo di profonda crisi, narrato nel documentario con un'inconsueta e preziosa delicatezza, una nuova relazione rivelerà a Brett il suo “io" più profondo, che nessuno potrà mai portarle via. Il duro recupero di Quinn Brett e il suo ritorno ad un mondo che sembrava perduto ci spingono alla consapevolezza di quanto sia importante, nella vita, assumere una posizione di "fatalismo attivo": ciò che non può essere cambiato va accettato. Ma le modalità con cui accettarlo dipendono interamente da noi e dalle nostre reazioni emotive, particolarmente incisive e dirimenti.

Tre film diversi per tre storie simili, in programmazione al Trento Film Festival secondo questo calendario:

Elevated di Palmer Morse (Stati Uniti / 2022 / 15'), anteprima italiana
- Giovedì 4 maggio ore 19, Multisala Modena – Sala 3

Heights and Depths di Sandor Csoma (Ungheria / 2022 / 99'), anteprima internazionale
- Giovedì 4 maggio ore 21, Supercinema Vittoria

An Accidental Life di Henna Taylor (Stati Uniti / 2022/ 86'), anteprima italiana
- Martedì 2 maggio ore 17, Multisala Modena – Sala 3

di Monica Malfatti

Programma completo su www.trentofestival.it




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