Tra ice climbing e storia: Repentance 20 anni dopo

Nel 1989 a Cogne nasceva Repentance, la cascata di ghiaccio che rappresentò il simbolo di una nuova era dell'ice climbing sulle Alpi. A vent'anni di distanza François Damilano e Fulvio Conta, protagonisti con Giancarlo Grassi di quella prima salita, si sono ritrovati per ripetere Repentance. Elio Bonfanti ci racconta questa giornata tra storia e un po' di futuro...
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François Damilano su Repentance
arch. E.Bonfanti

Nel 1989 a Cogne, dopo numerosi tentativi seguiti da altrettante rinunce nasceva Repentance. Sino ad allora era stata un po' come “La bella di Torriglia, tutti la vogliono ma nessuno la piglia”. Anche perché, parliamoci chiaro, di pretendenti accreditati per poterla far cadere ce n’erano sì, ma non erano poi così tanti…

La prima salita di Repentance sembra l’inizio di una di quelle barzellette che esordiscono con: c’erano un francese, un torinese ed un eporediese... un Epo che? uno di Ivrea… Però che la prima fosse stata realizzata da una cordata di forestieri (cioè di non valdostani) tanto forte quanto eterogenea fece sì che in valle non si mise a ridere proprio nessuno. Così  - a testimoniare che i tempi erano ormai maturi per questo genere di imprese – arrivò immediatamente la risposta con la realizzazione di un altro gioiello, che non a caso fu chiamato “Di fronte al tradimento”.

Certo è che le “corse” di allora contribuirono ad accelerare la maturazione dei tempi regalandoci due cascate di valore assoluto, anche se, in giro per il mondo alla fine degli anni ottanta, erano già numerose le realizzazioni di alto livello. Pensiamo al Weeping Pillar in Canada piuttosto che ad Hydenfossen in Norvegia, ma da noi, fatto salvo qualche rara eccezione, salire delle strutture come quelle di “Repentance” e “Di fronte al tradimento” rappresentò il definitivo salto in avanti.

Il motore di tutto ciò fu come sempre Giancarlo Grassi che in quegli anni realizzava prime salite ad un ritmo serratissimo e che in occasione della prima su  Repentance fu affiancato da Fulvio Conta e da François Damilano. Fulvio in alcune ore ed a prezzo di notevoli rischi venne a capo del dedalo di cavolfiori strapiombanti ed improteggibili della  prima lunghezza. La cordata traversò poi decisamente verso destra sostando dopo pochi metri di dislivello. Ecco quindi che passò in testa Grassi il quale dopo essersi scatenato sul successivo muro centrale raggiunse la candela orlata di frange strapiombanti dietro alla quale riuscì a sostare. Queste ultime furono poi superate dall’allora ventinovenne transalpino il quale con una lunghezza di grande classe condusse la cordata fuori dalla prima parte della cascata.

Rimaneva da salire la parte superiore ma visto il tempo impiegato e le difficoltà incontrate, il terzetto decise di calarsi lasciando in posto le corde di François. Si trattava di due (per il tempo) modernissime corde da 8 mm di diametro che l’indomani avrebbero sveltito i tempi per chiudere la pratica. Ma la storia racconta che queste corde, così sottili, gelarono e resero l’esposta risalita quanto mai problematica, al punto che Giancarlo scivolò verso il basso per una decina di metri e che il malcapitato fotografo di Damilano, Gerard Kosicki, in seguito ad una animata discussione si rifiutò di risalirle.

Riusciti ad arrivare incolumi al punto più alto raggiunto il giorno precedente, i nostri affrontarono prima il breve canaletto che conduce alla parte superiore, poi Giancarlo risolse direttamente il successivo ripido risalto finale sostando, non avendo trovato alcun punto per fare un ancoraggio decente, addirittura sulle piccozze piantate nella terra .

In questi vent’anni è cambiato tutto, la tecnica, i chiodi, le piccozze e Repentance ha visto dapprima le sparute ripetizioni dei vari super bravi che una volta, come dire, rotto il ghiaccio, si sono cimentati sulle sue esili forme. Dopo di che ha assistito anche alle prime solitarie, con Stefano Righetti (con auto assicurazione) ed Ezio Marlier (senza corda) a fare da capofila. Poi, come ogni signora che si rispetti, anche lei con l’andare degli anni ha messo su qualche chiletto e da esile ed eterea qual era ha preso ad essere una signora di taglia forte su cui ogni domenica non è difficile trovare impegnate tre o quattro cordate.

L’idea di fare la ripetizione del ventennale mi venne quando durante un'intervista François Damilano mi disse: “Repentance quando nacque fu un riferimento per le cascate di alta difficoltà poi, pian piano, divenne la bella cascata di ghiaccio classico che tutti sognano di fare...  quest’anno ricorre il ventennale della prima salita...”.

Pronto!: Fulvio ti ricordi che quest’anno sono vent’ anni che ecc ecc…?!. Dall’altra parte un emozionato Sì mi lascia presagire un’altra risposta affermativa. Sai già cosa ti voglio chiedere? Si! Poi è lui che anticipandomi mi chiede: ma François?! Di getto gli rispondo: Guarda mi ha dato queste tre date ma visto che già “friggo” all'idea e la prima è sabato 21 febbraio, io la darei per buona, cosa ne dici? Così incassato un terzo ed entusiastico sì da François, ci diamo appuntamento a Valnontey alle ore 6.30, cosa che non ricordo di aver fatto nemmeno ai tempi delle mie più appassionate crociate con picche e ramponi.

Nonostante la molta neve, una comoda traccia, muta testimone delle numerose cordate in processione, ci conduce in un'ora e mezza alla base della cascata dove l’amico francese esordisce con un: “E’ un ghiacciaio non è mica più una cascata!”.

François come allora cede a Fulvio l’onore del primo tiro che questa volta risulta essere molto più bonario che a quei tempi. Così, mentre ci raduniamo tutti alla prima sosta per decidere come organizzarci per fare quattro scatti decenti, ecco che dal fondo del canale si avvicinano almeno tre altre cordate all'arrembaggio. Dai dai muoviti, sali prima che arrivi tutta quella gente! mi intima perentorio François e così, accompagnato da Gianni Raguso, lascio in sosta i due amici affiancati da Giulio il diciottenne figlio di Fulvio.

Visto che è una cosa che faccio di rado e che oltretutto quando mi succede accade nei momenti più strani, sul tiro ho avuto modo di riflettere e di pensare... Certo in questa nostra simbolica salita “dopo vent'anni” non poteva esserci Giancarlo, che ci ha lasciati molti anni fa. Ma con noi c'è Giulio che nel 1989 non era nemmeno nato e che oggi mosso dalla stessa passione di suo padre può, facendo da ponte tra passato e futuro, prendere il testimone di una bella storia da raccontare alle prossime generazioni.





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