The Cartright Connection sul Monte Hunter - intervista a Matt Helliker
Come riportato in precedenza, a metà maggio con 6 giorni di scalata gli alpinisti britannici Matt Helliker e Jon Bracey hanno aggiunto un'importante via nuova alla famosa Moonflower Buttress sul Mount Hunter. La nuova line che è stat chiamata The Cartright Connection, ha uno sviluppo di circa 2000m ed è stata valutata di grado 6 (il massimo della scala utilizzata in Alaska) oppure M6, AI6, 5.8, A2. La salita è avvenuta dopo una perlustrazione durata un giorno in cui Helliker e Bracey hanno salito i primi 10 tiri per sondare il terreno e scegliere la tattica giusta. Poi, dal 13 al 18 maggio, due hanno scalato la parete impiegando quattro bivacchi (dormendo nel loro portaledge) e lottando contro una tempesta che li ha quasi costretti alla ritirata. La nuova via si unisce alla famosa 'Moonflower Buttress' sul tiro Vision, sopra la seconda cengia, e il tour de force finale è durato 36 ore descritte poi da Helliker come la salita più lunga e difficile della sua vita. Di seguito la nostra intervista con la guida alpina britannica e il report di Jon Bracey.
The Cartright Connection - intervista a Matt Helliker
Matt, iniziamo con il vostro giro di ricognizione e i primi 10 tiri della via.
Sì, avevamo bisogno di "tastare il terreno". Non eravamo ancora del tutto convinti che avremmo avuto bisogno di portarci su tanto materiale e anche il portaledge. Essere in parete per un giro di ricognizione per confermare la nostra tattica è stato molto importante per metterci nella posizione ideale per il tentativo vero.
Le cose sono andate abbastanza lisce fino al quarto bivacco, poi siete rimasti senza cibo.
Avevamo con noi provviste per 5 giorni e avevamo originariamente previsto tra i 5 e i 7 giorni per la salita. Eravamo disposti quindi a perdere peso se necessario! Il secondo è salito con uno zaino, mentre il primo saliva con una corda sottile per tirare su il materiale, così siamo stati grado di salire il più possibile in libera.
Sieti stati bloccati da un tempesta, ma poi alle 9 di sera siete stati graziati da una breve tregua.
Avevamo deciso di aspettare altri 2 giorni se necessario, ma era prevista molta neve e vento che sarebbero durati forse per una settimana, il che significava che il nostro tentativo di raggiungere la cima era da giocare in quel momento. Se non avessimo lasciato il bivacco per poi scalare nel brutto tempo, certamente non avremmo completato la via. Saremmo stati costretti a scendere a causa del vento che soffiava a 70 miglia all'ora e le abbondanti nevicate.
Nel primo report hai parlato di un'intrigante esperienza fuori dai vostri corpi.
Verso la fine della salita tutti e due eravamo convinti si sentire delle voci. Questo è durato da 300 metri sotto la vetta fino a circa metà della discesa, ma non era preoccupante, anzi, è stato qualcosa di confortante. Credo fosse la nostra mente che giocava con noi visto che entrambi eravamo completamente devastati dalla stanchezza. Detto questo, ci sembrava comunque di essere nel posto giusto al momento giusto!
Come mai questa linea?
Beh, la Moonflower Buttress è una delle pareti di misto più ripide e belle del mondo. Poter lasciare il segno con una nuova via su questa montagna era ovviamente una grande attrazione.
Avevate già salito la via Moonflower in precedenza?
Questa era la mia prima volta sulla parete nord, mentre Jon aveva già scalato sulla Moonflower lungo la via degli francesi.
Questa non è stata la tua prima esperienza in Alaska. Perché continui a tornare?
Per la facilità di accesso, l'Alaska è superba. Puoi scalare già 3 giorni dopo la partenza dalla Gran Bretagna, così per una "veloce toccata e fuga" sulle grandi montagne è semplicemente perfetto. Per non parlare poi dell'arrampicata e del potenziale che sono semplicemente incredibili. Per l'apertura di nuove vie, l'Alaska è come le nostre Alpi 25 anni fa!
The Cartright Connection – il report di Jon Bracey
Inesorabili valanghe e costanti raffiche di vento schiaffeggiavano ed alzavano il nostro portaledge. Il nostro piccolo bozzolo di sicurezza su questa difficile ed ostile montagna veniva inghiottito lentamente, mentre osservavamo nervosamente la neve salire sulle pareti della tenda. Per arrivare fino a qui avevamo investito cinque dei più difficili giorni di arrampicata della nostra vita e le nostre possibilità di raggiungere la cima della parete Nord diminuivano rapidamente. Non c'era nulla che potevamo fare e le previsioni davano più neve e venti ancora più forti nell'immediato futuro...
Dopo il nostro giro di ricognizione, il primo giorno in parete è filato liscio e le cose andavano secondo i nostri progetti. Quella notte un po' meno, quando ci siamo resi conto del pericolo di restare appesi nel portaledge su un pendio di ghiaccio di 60°. Siamo stati svegliati da una gran botto, quando il portaledge è collassato all'improvviso e si è trasformato in amaca! Il secondo giorno abbiamo dovuto affrontato molte incertezze per trovare una via attraverso un terreno molto complesso, ripido e pieno di strapiombanti funghi di ghiaccio. Matt ha lottato duramente da primo per tutta la giornata e alla fine, alle 2.00 di notte circa, ci ha portati sotto la più ripida cengia di roccia. Supere queste difficoltà ci ha dato molta fiducia e per la prima volta ho iniziato a pensare che avremmo avuto una piccola possibilità di riuscita! Il terzo giorno è stato ripido e spaventoso .... sottili lastre di ghiaccio, fessure strapiombanti, roccia instabile da superare in artificiale, un tiro di ghiaccio verticale e molto di più ancora. Siamo finalmente andati a letto alle 06.00! Il quarto giorno ci siamo uniti alla via Moonflower e la nuova via era una possibilità – avevamo soltanto bisogno di un po' di fortuna con il tempo. Ma il quinto giorno ha iniziato a nevicare e il vento soffiava...
Dopo essere rimasti intrappolati nel portaledge tutto il giorno, alle 9 di sera abbiamo avvertito una lieve tregua nella tempesta e vedevamo scorci di sole attraverso le nuvole. Tutti e due abbiamo pensato esattamente la stessa cosa... che questa era la nostra unica possibilità e che la dovevamo prendere! Eravamo senza cibo quindi non aveva neanche senso continuare il gioco dell'attesa. Abbiamo rapidamente messo nello zaino il fornello, guanti di ricambio, una giacca calda ed un minimo di attrezzatura. Il nostro obiettivo era raggiungere la cima della parete, 500m e 13 tiri sopra di noi, pur sapendo in realtà che le possibilità di successo erano minime. Due tiri più tardi ha iniziato nuovamente a nevicare e ci siamo trovati a combattere duramente contro le forti scariche di neve. Il freddo era quasi insopportabile ma in qualche modo il nostro ottimismo e la riluttanza di darci per vinti ha prevalso. Abbiamo raggiunto la cima alle 5 del mattino in un stato di delirante esaurimento, ci siamo detti poche parole e non ci siamo resi conto di quello che eravamo appena riusciti a fare. Sapevamo soltanto che dovevamo iniziare la discesa in corda doppia, subito. 38 calate e 14 ore più tardi eravamo di nuovo sul ghiacciaio e siamo crollati, dopo essere rimasti svegli per 36 ore. Abbiamo chiamato la via 'The Cartwright Connection' in memoria del buon amico Jules. Era sua la visione di tentare questa linea.
The Cartwright Connection
North Buttress, Mount Hunter, Alaska
Prima salita Jon Bracey e Matt Helliker 13 – 18 maggio 2011
circa 6000 piedi, grado Alaska 6 (M6, AI6, 5.8, A2)