Sulla Via del Det, la storia in un film
Giovedì 17 maggio 2012, presso lo showroom Autotorino, in via Como 84 a Valmadrera (Lc), incontro con Giuseppe Alippi Det, Benigno Balatti e i Ragni Luca Passini e Matteo Piccardi per l'anteprima del film di Paola Nessi Sulla via del Det al Sasso Cavallo.
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Luca Passini e Matteo Piccardi in azione sulla Via del Det (Sasso Cavallo - Grigna)
Riky Felderer
Ci sono vie che hanno una storia da raccontare. Una di queste è la Via del Det. Il Det, lo sanno tutti quelli che bazzicano quel territorio eletto per l'arrampicata che va dalla Grigna al Lario, è Giuseppe Alippi. Un alpinista speciale, di quelli di “una volta”. Un personaggio quasi “discosto” e sommesso in quella terra di celebrità della montagna. Forse per questo, tra i cultori dell'alpinismo, ha meritato un posto speciale. Come merita un posto d'onore quella Via dei Corvi (per tutti la Via del Det, appunto) che supera una parete altrettanto speciale com'è la Sud Est del Sasso Cavallo. 400 metri di calcare verticale e strapiombante che, da sempre, rappresentano una sorta di università in Grigna. Ricordiamo, tra le altre, le storiche vie Cassin e Oppio, o la “moderna” e bellissima 10 Piani di morbidezza di Norberto Riva, Gianfranco Tantardini e Umberto Villotta. Proprio lì, dal 5 al 7 aprile del 1974, il Det ha lasciato la sua traccia insieme a Benigno Balatti, GianfrancoTantardini ed Ezio Molteni. Una traccia che nel 2011 è giustamente ritornata agli onori delle cronache. Ha iniziato Marco Anghileri con la sua solitaria (la seconda dopo quella di Antonello Cardinale negli anni '80). E poi, a completare l'opera, c'hanno pensato Luca Passini Matteo Piccardi, due Ragni di Lecco, realizzando quello che mancava: la prima libera. Un bel lavoro, anche di preparazione e pulizia, sfociato nella libera di mercoledì 12 ottobre 2011 e in una storia tutta da raccontare. Proprio da qui è partito il progetto di “Sulla Via del Det” il film di Paola Nessi, con immagini in parete di Riky Felderer, che sarà presentato in anteprima Giovedì 17 maggio prossimo in una speciale serata in cui interverranno come special guest Giuseppe Alippi "Det", Benigno Balatti ma anche Luca Passini e Matteo Piccardi. Tutta da vedere.
Via del Det (o dei Corvi) – SASSO CAVALLO
Il report della prima libera di Matteo Piccardi e Luca Passini
“...Sono due mesi che scalo poco, troppo poco, per via di un gomito malandrino… la voglia è alle stelle, ho voglia di avventura, di stare in parete, di vuoto, di montagna, di cuore che picchia in testa… Una mattina mentre sono a casa davanti al computer mi arriva un messaggio... VIA DEL DET IN LIBERA, DEVI PROVARLA… era già lì nel cassetto dei sogni, da un po' a prender polvere...”
Con Luca ci siamo trovati subito, un tipo ok, diffido sempre da chi non regge le bollicine, e lui, a sua insaputa, ha superato brillantemente il test. Ne parliamo, ci spieghiamo chiaramente obbiettivi e motivazioni a scanso d’equivoci. Ci accordiamo per provarla insieme, sai quante volte dici “dai facciamo qualcosa insieme” e poi per mille ragioni tutto rimane in sospeso? Questa volta no, questa volta è diverso…
La settimana successiva il “Team Bollicine” è già all’opera, con un paio di “viaggi” e il provvidenziale aiuto di Alessandra ( la moglie del Pota ) e Mariolone, corde, chiodi, friends, e tutto il materiale necessario, viene accumulato nel bivacco alla base della parete. In effetti è un duro lavoro, il cuore va a fondo corsa, ogni volta che arranchiamo, per due orette buone, su per il sentiero della val Meria, fin alla base del nostro sogno. Iniziamo così, in questo caldo autunno, a ricercare il filo rosso degli appigli tra le pieghe della via del Det, al Sasso Cavallo, il sogno di entrambi è quello di poter salire in completa arrampicata libera questa linea mitica, una sfida, un avventura, un omaggio al genio e alle capacità di un alpinista di razza pura.
Attrezziamo i tiri con le corde fisse per avere una veloce via di accesso e di discesa, la linea di passaggio va prima trovata e poi rimessa a nuovo. Sistemiamo le soste senza aggiungere spit, solo chiodi e protezioni veloci, e così anche sui tiri. L'emozione è immensa nello scoprire i movimenti, indovinare i passaggi e creare un unico teorema di appigli e appoggi, dall’inizio alla fine. Il lavoro più grosso però resta la ricerca e la pulizia degli appigli e il disgaggio su alcuni tiri con roccia un po’ traballante...
Luca ed io siamo galvanizzati dalla via, non pensiamo ad altro, ogni volta miglioriamo la nostra esperienza, ci dividiamo i compiti alla perfezione, questa è un avventura nell’avventura, è ciò che da sale al salire. Metà via è sistemata così decidiamo di fare un tentativo che risulta però infruttuoso a causa del forte vento e della temperatura non proprio idonea alla libera, scendiamo e aspettiamo condizioni migliori.
Mercoledì 12 ottobre 2011. Ancora una volta ci ritroviamo lungo il sentiero che da Rongio sale su fino alla base del Cavallo, ancora una volta abbiamo mandato all’aria i piani lavorativi, ancora una volta abbiamo lasciato che i sogni avessero la meglio sulle responsabilità, ancora una volta Ale mi ha aiutato ad uscire di casa e provare. Sono le 5.00, la luna ci fa da frontale naturale, siamo carichi, questa volta non di kg ma di ambizioni... Il sentiero scorre veloce sotto i nostri piedi, quando inizia la salita smette istantaneamente il brusio delle nostre voci e per un ora e mezza siamo entrambi soli con i nostri pensieri...
Sotto la parete c’è una cengetta, un po’ riparata, che funge da bivacco, quel luogo ad ogni salita diventa la nostra casa, anche oggi, come altre infinite volte, compiamo il solito rituale: imbracatura, casco, saccone, materiale, vestiti, qualcosa da mandar giù…Alle 8.00 non esatte, Luca parte per il primo tiro, lungo e in diagonale verso sinistra, su una roccia che ogni volta ci lascia meravigliati, oggi è particolarmente veloce, deciso, sappiamo che per quest'anno potrebbe essere la nostra ultima chance e spingiamo a fondo sull’acceleratore.
Linkiamo il secondo e terzo tiro così da risparmiare tempo, il quarto tiro è un cazzutissimo diedro strapiombante quasi sempre bagnato… oggi è particolarmente asciutto!!! E vai! Mi sorbisco il primo surplomb ed entra anche sto tiro, Luca si pappa il successivo, fessura, bombè rognosetto, placca infida, gran numero del “Matador de Mandell” e “sem a caval”...
I tiri proseguono tranquilli fin alla prima cengia, dove arriviamo per mezzogiorno spaccato, e come dei bravi lavoratori dell’inutile, facciamo anche noi la pausa pranzo. Da qui in avanti mancano 5/6 tiri per uscire, ma su terreno sconosciuto, e con ancora uno che potrebbe regalarci qualche “bella” sorpresa. Ripartiamo con una bella lunghezza di collegamento su roccia ottima ed erba “eccellente” di IV+ e il più è d’obbligo… da meditare.
Finalmente eccoci qui sotto al terzo e ultimo strapiombo, la roccia pare super, i chiodi ci sono …sembrerebbero non esserci problemi… Le sensazioni sono tuttavia leggermente diverse dalla realtà, ci rendiamo conto che non sarà per niente facile addomesticare questo tiro, alcuni chiodi reggono a mala pena il loro peso e la roccia non è sempre così buona come credevamo.
Dopo attimi di panico da B&R (citazione che prendo in prestito da un amico, acronimo di Battuti e Respinti), scopriamo un buchetto pieno d’erba e terra, che una volta pulito ci consente di passare a una tacca provvidenziale salva tiro! Incredibile, ci sono tutti gli appigli e gli appoggi, e si fanno tutti i movimenti! Ritorniamo alla sosta di partenza, concatenare questa lunghezza non sarà facile, e ne siamo coscienti, sono le 15.30, abbiamo ancora un po’ di ore di luce davanti e siamo pronti a dar fondo a tutte le nostre energie per riuscirci. Andiamo aggressivi e al secondo tentativo riusciamo entrambi a salire il tiro in libera!!! Siamo stragasati, è quasi fatta...
I 4 tiri che ci mancano per uscire li facciamo con le ali sotto ai piedi, euforici, ma sempre concentrati al massimo, perché dove le difficoltà calano, le cazzate aumentano, quindi bisogna alzare il livello di guardia. Quando usciamo sul prato sommitale sono le 19.00, stravolti ma contenti e consapevoli di quello che ci “lascerà” questa giornata; siamo in cima al Sasso Cavallo 11 ore dopo aver staccato le chiappe da terra, un' eternità! Abbiamo assaporato lentamente il nostro sogno, entrando nelle viscere del Sasso Cavallo e seguendone le rughe più nascoste ci siam montati sopra come in un gioco senza fine.
Ora il vento spazza la vetta, nemmeno il tempo di ripigliarsi un attimo, impacchettiamo la ferraglia e ci cacciamo giù per la discesa alla luce spettrale delle nostre frontali. L’unico pensiero è l’acqua!!! Siamo arsi dalla sete, è stata una giornata lunga e caldissima, e noi, da bravi alpinoidi “estremi” e sostenitori della leggerezza, abbiamo portato 1,5 litri d’acqua in due…per essere leggeri!!!
Varchiamo la soglia della Dina (il bar di Rongio) alle 22.30, nella saletta di là c’è un gran vociare, gente che gioca a carte, gente che beve vino e discute animatamente. Ci sediamo e ordiniamo due birre, arriva di qua un tipo e ci chiede: “ Ma voi siete gli amici del Mario?” Con un debole cenno, mentre ci guardiamo negli occhi, annuiamo.
E ancora: “Come va la via al Sasso Cavallo?”
I nostri sguardi si incrociano di nuovo (ma non doveva saperlo nessuno?)
Rispondiamo ridendo: “Bene, l’abbiamo fatta oggi!”
Non finisce più di farci i complimenti… e ci offre da bere!
Matteo Piccardi - Luca Passini
Via del Det - Sasso Cavallo
Sviluppo 500 metri.
Difficoltà VI/A3 - In libera fino al IX+/X-
1°libera 12/10/2011 Luca Passini e Matteo Piccardi (a comando alternato Team Free).
Un particolare ringraziamento a: Giuseppe “Det” Alippi, per l’intuito, le capacità e il coraggio di spingersi così in avanti e Benigno Balatti, degno socio e grande alpinista/esploratore. Alessandra e Silvia (mogli) per l’aiuto e il costante supporto morale. Mario Panzeri e Fabio Palma per il lavoro di supporto. G.Carlo Lafranconi e Martino Gatti per l'ospitalità. Gruppo Ragni della Grignetta - Lecco
Adidas - Camp - Cassin - FiveTen
Via del Det (o dei Corvi) – SASSO CAVALLO
Il report della prima libera di Matteo Piccardi e Luca Passini
“...Sono due mesi che scalo poco, troppo poco, per via di un gomito malandrino… la voglia è alle stelle, ho voglia di avventura, di stare in parete, di vuoto, di montagna, di cuore che picchia in testa… Una mattina mentre sono a casa davanti al computer mi arriva un messaggio... VIA DEL DET IN LIBERA, DEVI PROVARLA… era già lì nel cassetto dei sogni, da un po' a prender polvere...”
Con Luca ci siamo trovati subito, un tipo ok, diffido sempre da chi non regge le bollicine, e lui, a sua insaputa, ha superato brillantemente il test. Ne parliamo, ci spieghiamo chiaramente obbiettivi e motivazioni a scanso d’equivoci. Ci accordiamo per provarla insieme, sai quante volte dici “dai facciamo qualcosa insieme” e poi per mille ragioni tutto rimane in sospeso? Questa volta no, questa volta è diverso…
La settimana successiva il “Team Bollicine” è già all’opera, con un paio di “viaggi” e il provvidenziale aiuto di Alessandra ( la moglie del Pota ) e Mariolone, corde, chiodi, friends, e tutto il materiale necessario, viene accumulato nel bivacco alla base della parete. In effetti è un duro lavoro, il cuore va a fondo corsa, ogni volta che arranchiamo, per due orette buone, su per il sentiero della val Meria, fin alla base del nostro sogno. Iniziamo così, in questo caldo autunno, a ricercare il filo rosso degli appigli tra le pieghe della via del Det, al Sasso Cavallo, il sogno di entrambi è quello di poter salire in completa arrampicata libera questa linea mitica, una sfida, un avventura, un omaggio al genio e alle capacità di un alpinista di razza pura.
Attrezziamo i tiri con le corde fisse per avere una veloce via di accesso e di discesa, la linea di passaggio va prima trovata e poi rimessa a nuovo. Sistemiamo le soste senza aggiungere spit, solo chiodi e protezioni veloci, e così anche sui tiri. L'emozione è immensa nello scoprire i movimenti, indovinare i passaggi e creare un unico teorema di appigli e appoggi, dall’inizio alla fine. Il lavoro più grosso però resta la ricerca e la pulizia degli appigli e il disgaggio su alcuni tiri con roccia un po’ traballante...
Luca ed io siamo galvanizzati dalla via, non pensiamo ad altro, ogni volta miglioriamo la nostra esperienza, ci dividiamo i compiti alla perfezione, questa è un avventura nell’avventura, è ciò che da sale al salire. Metà via è sistemata così decidiamo di fare un tentativo che risulta però infruttuoso a causa del forte vento e della temperatura non proprio idonea alla libera, scendiamo e aspettiamo condizioni migliori.
Mercoledì 12 ottobre 2011. Ancora una volta ci ritroviamo lungo il sentiero che da Rongio sale su fino alla base del Cavallo, ancora una volta abbiamo mandato all’aria i piani lavorativi, ancora una volta abbiamo lasciato che i sogni avessero la meglio sulle responsabilità, ancora una volta Ale mi ha aiutato ad uscire di casa e provare. Sono le 5.00, la luna ci fa da frontale naturale, siamo carichi, questa volta non di kg ma di ambizioni... Il sentiero scorre veloce sotto i nostri piedi, quando inizia la salita smette istantaneamente il brusio delle nostre voci e per un ora e mezza siamo entrambi soli con i nostri pensieri...
Sotto la parete c’è una cengetta, un po’ riparata, che funge da bivacco, quel luogo ad ogni salita diventa la nostra casa, anche oggi, come altre infinite volte, compiamo il solito rituale: imbracatura, casco, saccone, materiale, vestiti, qualcosa da mandar giù…Alle 8.00 non esatte, Luca parte per il primo tiro, lungo e in diagonale verso sinistra, su una roccia che ogni volta ci lascia meravigliati, oggi è particolarmente veloce, deciso, sappiamo che per quest'anno potrebbe essere la nostra ultima chance e spingiamo a fondo sull’acceleratore.
Linkiamo il secondo e terzo tiro così da risparmiare tempo, il quarto tiro è un cazzutissimo diedro strapiombante quasi sempre bagnato… oggi è particolarmente asciutto!!! E vai! Mi sorbisco il primo surplomb ed entra anche sto tiro, Luca si pappa il successivo, fessura, bombè rognosetto, placca infida, gran numero del “Matador de Mandell” e “sem a caval”...
I tiri proseguono tranquilli fin alla prima cengia, dove arriviamo per mezzogiorno spaccato, e come dei bravi lavoratori dell’inutile, facciamo anche noi la pausa pranzo. Da qui in avanti mancano 5/6 tiri per uscire, ma su terreno sconosciuto, e con ancora uno che potrebbe regalarci qualche “bella” sorpresa. Ripartiamo con una bella lunghezza di collegamento su roccia ottima ed erba “eccellente” di IV+ e il più è d’obbligo… da meditare.
Finalmente eccoci qui sotto al terzo e ultimo strapiombo, la roccia pare super, i chiodi ci sono …sembrerebbero non esserci problemi… Le sensazioni sono tuttavia leggermente diverse dalla realtà, ci rendiamo conto che non sarà per niente facile addomesticare questo tiro, alcuni chiodi reggono a mala pena il loro peso e la roccia non è sempre così buona come credevamo.
Dopo attimi di panico da B&R (citazione che prendo in prestito da un amico, acronimo di Battuti e Respinti), scopriamo un buchetto pieno d’erba e terra, che una volta pulito ci consente di passare a una tacca provvidenziale salva tiro! Incredibile, ci sono tutti gli appigli e gli appoggi, e si fanno tutti i movimenti! Ritorniamo alla sosta di partenza, concatenare questa lunghezza non sarà facile, e ne siamo coscienti, sono le 15.30, abbiamo ancora un po’ di ore di luce davanti e siamo pronti a dar fondo a tutte le nostre energie per riuscirci. Andiamo aggressivi e al secondo tentativo riusciamo entrambi a salire il tiro in libera!!! Siamo stragasati, è quasi fatta...
I 4 tiri che ci mancano per uscire li facciamo con le ali sotto ai piedi, euforici, ma sempre concentrati al massimo, perché dove le difficoltà calano, le cazzate aumentano, quindi bisogna alzare il livello di guardia. Quando usciamo sul prato sommitale sono le 19.00, stravolti ma contenti e consapevoli di quello che ci “lascerà” questa giornata; siamo in cima al Sasso Cavallo 11 ore dopo aver staccato le chiappe da terra, un' eternità! Abbiamo assaporato lentamente il nostro sogno, entrando nelle viscere del Sasso Cavallo e seguendone le rughe più nascoste ci siam montati sopra come in un gioco senza fine.
Ora il vento spazza la vetta, nemmeno il tempo di ripigliarsi un attimo, impacchettiamo la ferraglia e ci cacciamo giù per la discesa alla luce spettrale delle nostre frontali. L’unico pensiero è l’acqua!!! Siamo arsi dalla sete, è stata una giornata lunga e caldissima, e noi, da bravi alpinoidi “estremi” e sostenitori della leggerezza, abbiamo portato 1,5 litri d’acqua in due…per essere leggeri!!!
Varchiamo la soglia della Dina (il bar di Rongio) alle 22.30, nella saletta di là c’è un gran vociare, gente che gioca a carte, gente che beve vino e discute animatamente. Ci sediamo e ordiniamo due birre, arriva di qua un tipo e ci chiede: “ Ma voi siete gli amici del Mario?” Con un debole cenno, mentre ci guardiamo negli occhi, annuiamo.
E ancora: “Come va la via al Sasso Cavallo?”
I nostri sguardi si incrociano di nuovo (ma non doveva saperlo nessuno?)
Rispondiamo ridendo: “Bene, l’abbiamo fatta oggi!”
Non finisce più di farci i complimenti… e ci offre da bere!
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Difficoltà VI/A3 - In libera fino al IX+/X-
1°libera 12/10/2011 Luca Passini e Matteo Piccardi (a comando alternato Team Free).
Un particolare ringraziamento a: Giuseppe “Det” Alippi, per l’intuito, le capacità e il coraggio di spingersi così in avanti e Benigno Balatti, degno socio e grande alpinista/esploratore. Alessandra e Silvia (mogli) per l’aiuto e il costante supporto morale. Mario Panzeri e Fabio Palma per il lavoro di supporto. G.Carlo Lafranconi e Martino Gatti per l'ospitalità. Gruppo Ragni della Grignetta - Lecco
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Note:
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