Scotland Climbing Trip - part 3
Mentre iniziamo a risalire la gorgia dell’Allt Coire Gabhail, Christian ed io immaginiamo Francesco e Mauro che fanno colazione alla CIC Hut, preparandosi alla scorribanda alpinistica sul Ben Nevis. Presto ci risulta chiaro perché i McDonald nascondessero proprio qui gli animali sottratti ai Campbell. La valle pensile è delimitata da una frana glaciale: dal fondo del Glen Coe s’intravvede solo una stretta gola. L’ampio e pianeggiante fondovalle, un pascolo ideale e invisibile per il bestiame, sembra un regno nascosto. Durante la prima ora di avvicinamento la visibilità non è malvagia e speriamo che il meteo sia clemente per il resto della giornata – nonostante le previsioni abbiano annunciato nuvole e nebbia. Tutto ciò si rivela una pia illusione: giusto il tempo di ubriacarci lo sguardo di fronte al magnifico pianoro del Coire Gabhail, poi entriamo in un nebbione degno dei più tipici racconti scozzesi: "true conditions", per usare le parole di Don Whillans.
Presto, i pendii erbosi lasciano il posto a un abbondante innevamento. Stiamo salendo da oltre tre ore e, ormai, dovrebbe spuntare il Lost Valley Buttress… ma tutt’intorno c’è solo una nebbia impenetrabile. Arrivare alla base del Lost Valley Buttress è frutto di un misto di fiuto, predestinazione e pura casualità. Quando sbattiamo il naso contro la parte inferiore del pilastro, siamo a dir poco increduli: poco prima ci trovavamo - senza rendercene conto – alla testata della valle e stavamo pensando seriamente di fare dietro-front! Restiamo ancora più increduli quando riusciamo a trovare l’attacco di Moonlighting, la via che abbiamo scelto di salire. Ecco una giornata degna della Scozia: nebbia, vento, freddo, nevischio, umidità e visibilità pressoché zero! Insomma, non manca nulla per una "giornata perfetta". Ma non possiamo certo lamentarci: siamo qui anche per questo. In tutta sincerità, non rimpiango i giorni solari che abbiamo lasciato sulle Alpi e non mi mancano i panorami deliranti di luce. Siamo preda di una sorta di eccitazione, che sembra nascere dalla bellezza perversa e malata di questi luoghi - una sorta di magia terrificante che avvolge tutto e tutti.
Arriviamo "in coppa" un po’ storditi e con lo sguardo ubriaco, a forza di sentirci sferzati dal vento e di spremere gli occhi per intuire la linea di salita, oltre la nebbia. Mentre andiamo a sbattere contro l’ometto di vetta, spunta un gruppo di adolescenti guidati da un paio di scozzesi di mezza età, in "gita di piacere" in queste lande desolate. Fradici di umidità, sbattuti dalle incessanti folate e ansimanti di fatica, ci guardano con la stessa incredula curiosità con la quale li stiamo osservando noi. "Per fare un’escursione con questo tempo infame ci vuole un bel coraggio!", mi dice Christian. "Beh, anche per scalare con questo tempo infame…" gli rispondo. Ci mettiamo a ridere di gusto, pensando a quello che i ragazzini racconteranno ai genitori, al ritorno dalla gita. Chissà, forse qualcosa del tipo: "It has been a great day, Dad. So foggy, no visibility at all... simply wonderful! I enjoyed it so much…"!!
Dopo questa divertente parentesi, ci affrettiamo a raggiungere "a lume di naso" la forcella, dove un grande masso ci consente di attrezzare una doppia nella Descent Gully. Doppia non indispensabile, col senno di poi, ma la visibilità ridotta a qualche metro non lascia capire quando ci si trovi su un pendio a 30° e quando, invece, si sia sull’orlo di un precipizio. Ritornati alla base del Lost Valley Buttress, ci fiondiamo verso il fondovalle. Mauro e Francesco stanno scendendo dal Ben Nevis e vorremmo arrivare all’ostello per primi: questa volta toccherebbe a noi preparare la cena. Ma la discesa dal Coire Gabhail nella nebbia è lunga: i nostri amici ci precedono e si danno da fare ai fornelli. Poco male: doccia al volo e tutti a tavola, a raccontarci la giornata scozzese!
Marcello Sanguineti (CAAI)
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SCOTLAND CLIMBING TRIP 2013
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