Solleder - Lettenbauer alla Civetta in invernale per Nicola Bertoldo, Diego Dellai e Marco Toldo
28 marzo. La primavera è arrivata ma là sulla parete non cambia nulla, l'inverno continuerà ancora per un mese o forse più. Cosa rimane in noi dopo un’avventura del genere? Sicuramente la soddisfazione di aver raggiunto il nostro obbiettivo.
"Ci sono delle cose nella vita alle quali si dà moltissima importanza ed il poterle realizzare un giorno, riesce a regalarci un infinito senso di soddisfazione ed appagamento." Così scriveva Marco Anghileri sul suo libricino "SOLO IN INVERNO". Penso di averlo letto e riletto una decina di volte e ad ogni lettura cresceva in me la voglia di ritrovarmi appeso in quel labirinto logico, ad ogni 21 dicembre il pensiero tornava là, tra quelle pagine che raccontavano di situazioni difficili e uomini determinati, di un ragazzo semplice spinto da un motto banale ma efficace "Perché no? Perché non provarci?"
Alcuni anni di attesa e tentativi infruttuosi hanno portato il giusto allenamento, la determinazione mentale, una buona strategia ma soprattutto alla formazione del team perfetto dove ognuno ha il proprio compito, un compito non scritto, non dichiarato ma che esiste e fa andare tutto al meglio.
Per un ascensione del genere tutto deve filare liscio. Tutto deve essere perfetto ma quella mattina il primo grosso problema si presentò dopo due ore di cammino, quando scoprimmo che le impronte di uno scoiattolo seguivano perfettamente le tracce fatte la settimana prima per portare del materiale alla base della parete. Non vi sembra un problema? Immaginate cosa avrebbe potuto combinare un roditore dentro un sacco di nylon, tra due corde, mezzo chilo di cous cous, della cioccolata e ben 16 Pocket coffee! Poteva essere una catastrofe!
Per fortuna poco prima di raggiungere la parete le impronte sono sparite e da lì in poi è andato tutto perfettamente, perfetto! Ma poi cosa ci resta dentro? Mi resta la soddisfazione e mi restano le emozioni di quell'ultimo tiro, quando capisci che stai per realizzare un sogno mentre il vento ti soffia attorno, la cresta finale si avvicina e il panorama improvvisamente raddoppia. Al tramonto la luce era calda magica e accogliente, quello spettacolo era tutto per noi, da lassù le montagne erano veramente tante e belle.
di Diego Dellai
SOLLEDER - LETTENBAUER IN INVERNO di Nicola Bertoldo
Non è facile descrivere questi tre giorni; tante sono le emozioni, i pensieri, le sensazioni, le paure svanite, tutto è ancora attorcigliato come le corde che abbiamo usato, ci vorrà del tempo.
La mia prima Nord-Ovest, Piussi la descrisse come "La Parete delle Pareti", "la solitudine selvaggia" e quando ci sei dentro capisci il perché. L’ambiente è immenso ed il silenzio dell’inverno rende tutto più particolare, lo stesso silenzio che ti ricorda che devi stare attento.
"Attenzione", è stata una costante in questi giorni, dai pericoli oggettivi dettati dall’ambiente e dalle condizioni, ai pericoli soggettivi che possono derivare da una scelta sbagliata o una piccola dimenticanza, la stessa attenzione che ti fa rimanere vigile anche di notte con la neve che continua a scendere sopra il sacco bivacco. Questa sensazione, un miscuglio di paura, emozione ed ansia di scoprire cosa c’è sopra, svaniva guardando i compagni con cui ero legato, Marco e Diego, i migliori che potessi desiderare per quest’avventura!
Abbiamo avuto altri due compagni di cordata, spesso ci ricordavano dove eravamo e che in fin dei conti non ci mancava nulla, anzi. Il grande Piussi, sbalorditi dall’idea che nel ’63 avesse passato 7 bivacchi su questa via, bruciando i cunei di legno per sciogliere la neve, ci faceva sentire in hotel a confronto. Il mitico Anghileri che nel 2000 firmò la seconda invernale, in solitaria, mi fece apprezzare lo sguardo dei miei compagni, quello sguardo che è servito più di molte parole e resterà nel tempo.
Molti sono stati i momenti speciali in questa storia, spesso troppo intensi per essere descritti in quattro righe. Ho imparato molto, dai miei compagni di cordata, da me stesso, dal Civetta…
Grazie Marco, grazie Diego, grazie Civetta!
AVVENTURA TOTALIZZANTE di Marco Toldo, Gruppo Roccia 4 Gatti
Di ritorno al parcheggio delle piste da sci dove avevamo lasciato la macchina tutto sembrava più frenetico del solito. Quando ci siamo accorti che la benzina costava 40 cent in più di quando siamo partiti ci siamo chiesti cosa stava succedendo… Ho percepito che ognuno di noi sarebbe tornato volentieri lassù al freddo tra le rocce della nord-ovest.
In una parola definirei questa avventura totalizzante; mi sono sentito completamente immerso in questa grande parete che d’inverno diventa così lontana dalla realtà. Quando ritorni alla "normalità" ti senti un po’ spaesato, senti appunto il bisogno di ritornarci, forse perché, la tua realtà è proprio quella!
Vorrei ringraziare i miei compagni, sempre più grandi, Gianni, Enrico e Cristian di Val di Zoldo impianti per l’appoggio, e tutti quelli che ci hanno pensato in quei giorni sul Civetta!
LA SALITA IN PILLOLE di Diego Dellai
Lunedì 7 marzo
Ore 5.00 partiamo da Pecol di Zoldo, riceviamo un passaggio in motoslitta per risalire le piste da sci.
Ore 10.00 si inizia a scalare!
Ore 18.30 il sole è tramontato, oggi abbiamo salito 8 tiri, alla base del settimo tiro scaviamo un piano su neve, un lusso! Alle 21.30 si spegne la frontale.
Martedì 8 marzo
Ore 5.30 suona la sveglia.
Ore 7.00 risaliamo le corde fisse lasciate la sera prima.
Il tempo scorre velocissimo.
Ore 18.30 il sole è tramontato, siamo oltre il diciottesimo tiro "della cascata" ma non sappiamo dove dormire, sulla cengia scaviamo ma sotto è ghiaccio. Ci caliamo nel camino e creiamo un piano sopra un fungo di neve... speriamo non ceda!
Ore 22.00 buona notte!
Mercoledì 9 marzo
Ore 5.00 sveglia.
Ore 6.00 risaliamo le corse fisse.
I tiri si alternano tra roccia e neve, a volte siamo veloci ma poi quand'è ora di fare sosta le lancette girano veloci. Ore 17.00 29 tiri dietro di noi, oltre solo una breve cresta di neve porta alla croce di vetta. Un elicottero passa e ci saluta, ci lascia godere il tramonto sulla cima della Civetta. Quella notte dormiamo al rifugio Torrani per scendere a Zoldo la mattina seguente.
Diego ringrazia Mammut e il negozio ValliSport.
Solleder - Lettenbauer, Civetta, Dolomiti
Prima salita: Emil Solleder, Gustav Lettenbauer 07/08/1925 in 15 ore
Prima solitaria: Cesare Maestri, 4/09/1952 in 7 ore
Prima salita invernale: Ignazio Piussi, Giorgio Radaelli, Toni Hiebeler, 28/02 - 7/03/1963
Prima solitaria invernale: Marco Anghileri 14 - 18/01/2000
Aperta dalla formidabile cordata Emil Solleder - Gustav Lettenbauer in sole 15 ore il 7 agosto del 1925 e famosa per essere la prima via di sesto grado delle Alpi, questi 1200 metri erano stati ripetuti in inverno per la prima volta dal 28 febbraio al 7 marzo del 1963 da Ignazio Piussi, Giorgio Radaelli e Toni Hiebeler, poi pochi giorni più tardi da Roberto Sorgato, Natalino Menegus e Marcello Bonafede. Mentre la prima solitaria è di Cesare Maestri, effettuato nel settembre 1952. Dal 14 al 18 gennaio 2000, invece, il 30enne Marco Anghileri ha effettuato la prima invernale solitaria, compiendo un autentico colpo da maestro su una delle pareti più grandi ed importanti delle Dolomiti.