Richiodata la via Siddartha alla Punta Fiorelli in Val Masino
Quando, nel pomeriggio di mercoledì 10 agosto, tolgo dalla parete l’ultimo spit vecchio, tiro un gran sospiro di sollievo: quasi non pensavo di riuscire a finire di sistemare la via in due giorni e soprattutto mi chiedevo se riuscissi più a sistemarla!
Partiamo dall’inizio però. Nel 2012, con Annalisa Bonfanti, entrambi appartenenti alla Scuola di Alpinismo "Mario dell’Oro" di Carate Brianza, ci eravamo messi in testa di sistemare qualche via aperta ormai più di 30 anni fa da bravi arrampicatori della nostra stessa sezione. In quella estate, aiutati anche da altre persone, avevamo sistemato, in particolar modo, le due belle vie "XXV Mario dell’Oro" e "Così è se vi pare" alla Punta Allievi, in Val di Zocca. Entrambe le vie sono meritevoli, specialmente la prima che giudico molto bella, e sono state rispolverate dall’oblio dopo numerosi anni di poca frequentazione.
Fra le altre vie che pensavamo di sistemare la prima della lista era la via "Siddartha", sulla parete Ovest della Punta Fiorelli, in Val dell’Oro. Anche se alcune parti della via risultano spesso bagnate, gli apritori ci avevano parlato di ottima roccia e volevamo metterci il naso!
L’anno dopo, nel Settembre del 2013, io, Annalisa e Andrea Gruttadauria saliamo per una giornata esplorativa sulla via. Essendo in tre, lo zaino stranamente risulta leggero e ho un ricordo di una giornata quasi più goliardica che faticosa. Era periodo di mirtilli e avevamo perso un bel po’ di tempo, durante l’avvicinamento, a raccoglierli e mangiarli, per cui poi, complici le giornate più corte di settembre, eravamo saliti solo per 3 lunghezze, richiodando tutti gli spit presenti ma poi nemmeno togliendo gli spit vecchi.
Gli anni poi sono passati, uno dopo l’altro, col pensiero sempre di andare a finire i conti, ma alla fine non organizzavo mai nulla. Nel mio blog di montagna, per la prima giornata di sistemazioni, avevo scritto un articolo con un titolo ora direi pomposo, ovvero "Punta Fiorelli – Siddartha – Richiodatura (capitolo 1)", come se poi dovessero succedersi a breve i nuovi capitoli.
Qualche commento che arriva nel blog mi dice che l’interesse per la via, da parte di alcune cordate, c’è, ma i tentativi sono pochissimi e in diversi casi conducono ad una ritirata.
La scintilla che accende la miccia arriva proprio per caso. Mentre sono in vacanza, in tutt’altra zona che la Val Masino, mi arriva un commento in cui un ragazzo, Lorenzo, che non conosco, mi dice che ha ripetuto la via: è molto bella e si propone per darmi una mano nella sistemazione!
Per la settimana successiva sono già d’accordo con Pelo (Alessandro Pelanda) per combinare qualcosa per i monti, perché non approfittare dell’occasione?! Detto fatto, Pelo accetta entusiasta la proposta. Pensiamo di stare sulla via due giorni, facendo tappa al rifugio Omio per dormire e ricaricare le batterie.
Il primo giorno, martedì, è già una bella impresa, per me, arrivare all’attacco della via col saccone pesante, questa volta si sente davvero sulle spalle! La parete è un po’ umida e con qualche colata ma si sale. Al secondo tiro quasi vedo i sorci verdi in placca perché mi ricordavo di un tiro più semplice! Sicuramente di placca ne sto macinando davvero poca ultimamente e gli anni edulcorano sempre i ricordi, facendo diventare più facile quello che non lo era.
Salgo i primi 3 tiri sistemati, senza toccare nulla, poi ci avventuriamo su terreno nuovo (non ho ancora salito la via in precedenza). Per il quarto tiro c’è poco da fare se non sistemare la sosta dopo, sul tiro non c’è nulla, mentre poi passa in testa Pelo per i tiri placcosi seguenti, per nulla banali. Io lo seguo chiodando col trapano e sbuffando non poco, il peso si fa sentire.
Arriviamo all’uscita della settima lunghezza, dove c’è un fessurone da superare. E’ tutto lavato e melmoso, così pianto lo spit di fianco a quello vecchio e ci caliamo. La prima giornata non è finita, perché abbiamo da togliere tutti gli spit vecchi, stringere gli spit nuovi e sistemare le soste per le calate. Ora che finiamo tutto arriviamo alle 20:30 in rifugio, tutti e due belli bolliti!
Per il giorno successivo la sveglia non suona presto, dobbiamo riposare un po’. Oggi ho pensato, piuttosto di rifare i tiri saliti ieri, che ci porterebbero via un po’ di ore e fatica, di salire in cima dalla normale e poi calarci. La salita è abbastanza semplice, per canalini erbosi con qualche tranquillo passaggio di roccia, e la facciamo slegati fino a poco sotto la cima. Arrivati in vetta ci troviamo davanti la bellezza di 4 soste a spit, del soccorso alpino, e subito non sappiamo bene in che direzione scendere. Telefono ad un paio di apritori ma, giustamente, sono passati più di 30 anni dalla data di apertura e non si ricordano di preciso dove corre l’ultimo tiro della via.
Dopo qualche tentativo troviamo la linea giusta e scendiamo di doppia in doppia, sistemando e togliendo il materiale vecchio. Questo approccio ci permette di essere più veloci, alla fine si tratta di una via di più di 500 metri di sviluppo, e già alle 14:00 siamo alla base della parete, avendo terminato tutto il tracciato.
Sono contento perché mi è sembrato di aver fatto un buon lavoro, migliore di quello del 2013 ad esempio, e per avere lasciato una parete pulita dal vecchio, senza lasciare tracce se non qualche chiodo vicino alle soste. Rispetto al 2012 e 2013 un po’ più di esperienza ce l’ho e sicuramente questo ha aiutato nell’infissione degli spit di passaggio e delle soste.
È una via davvero bella anche se, vista la lunghezza e difficoltà, sono sicuro non diventerà una classica, di quelle che rientrano nella categoria "plaisir". La roccia sulle placche è molto lavorata, quasi paragonabile a quella della vicina Waiting List, che si trova nell’altro versante della Punta Fiorelli, mentre nelle fessure qualche ciuffo d’erba è presente, visto che la parete è ad una quota abbastanza bassa. Da parte nostra non abbiamo effettuato nessun lavoro di pulizia dell’erba (sarebbe titanico) se non per i pochi ciuffi dove posizionare qualche protezione veloce. La chiodatura in placca non è certo vicina e, per una ripetizione, oltre alla serie di friends consiglio un gioco di dadi e qualche chiodo (noi ne abbiamo piantato qualcuno, anche se poi li abbiamo rimossi tutti tranne uno), oltre ad un cavanuts se si vuole pulire qualche pezzo di fessura dall’erba per piazzare qualche protezione.
È possibile calarsi dalla via, anche se un paio di doppie sono in traverso, mentre c’è una linea di calate (che derivano da un’esercitazione del soccorso alpino) più diretta, con corde da 60 metri, anche se non è una soluzione che abbiamo verificato. Abbiamo sistemato tutte le soste tranne S9 dove, arrivati in una zona erbosa, si trovano sia a destra che sinistra delle soste a 3 spit del soccorso alpino. Ci sembrava stupido bucare ulteriormente la montagna anche qui, abbiamo solo sistemato il cordone. Stessa cosa per la penultima sosta (anche qui 3 spit) e la cima, dove davvero si trovano una decina di spit in una decina di metri di parete. Le soste sono un po’ miste, alcune con due anelli e altre con il maillon di calata, ma tutto materiale inox. Abbiamo lasciato in parete un solo spit vecchio, su L1, in quanto quello nuovo l’abbiamo leggermente abbassato, mentre il resto è stato tutto tolto.
La consiglio vivamente per cordate un po’ allenate, anche se bisogna controllare che il periodo sia asciutto altrimenti ci si gode poco l’arrampicata nei primi tiri. Da parte mia il pensiero di tornare a salirla tutta dal basso c’è, anche se non penso proprio di farlo già quest’anno.
Ringrazio in primis chi mi ha aiutato in via nei lavori: Annalisa Bonfanti, Andrea Gruttadauria e Alessandro Pelanda. Ringrazio poi Marino Marzorati per il trapano e Versante Sud per gli spit forniti in modo gratuito per la sistemazione, nonché gli apritori per la collaborazione nel fornirmi informazioni e relazioni.
Angelo Curti
SCHEDA: Via Siddartha, Punta Fiorelli, Val dell'Oro, Val Masino