Pilastro Rosso di Brouillard, Incroyable la via dei sogni per Della Bordella, Cazzanelli e Ratti
A guardar bene l’alpinismo tende sempre a smentire i luoghi comuni. Almeno quell’alpinismo che va in montagna per “fare” montagna senza troppe sovrastrutture. E’ forse questa la chiave per capire quest’ultima (incredibile) via aperta nel cuore del Monte Bianco. Anzi, in uno dei suoi “santuari” più celebrati come sicuramente è il Pilastro Rosso di Brouillard. Un posto magnifico quanto selvaggio. Dove solo arrivare alla base della parete significa fare un gran bel viaggio. Soprattutto se, come in questo caso, non si pernotta ai bivacchi "Eccles”. Bene, dopo la via monumento di Bonatti e Oggioni del 1959 e le altre 3 grandi linee che l’hanno seguita - la via dei dilettanti aperta da Flaviano Bessone, Ugo Manera, Isidoro Meneghin e Mario Pellizzaro nel 1980; la direttissima di Patrick Gabarrou e Alexis Long nel 1983; e, nel 1989, Les Anneaux Magiques firmata da Michel Piola e Daniel Anker - chi poteva pensare che ci fosse posto per un altro itinerario? Solo degli alpinisti, è la risposta che forse darebbe Riccardo Cassin. Così, semplicemente, a Matteo Della Bordella viene l’idea. Siccome i suoi abituali compagni sono occupati, ne parla con François Cazzanelli e Francesco Ratti, tra parentesi due degli alpinisti più forti in circolazione. Nasce così una cordata (fortissima) tutta nuova. In due giorni, partendo dal Monzino, aprono dal basso una via che si preannuncia molto bella oltre che dura e che s’infila proprio al centro del Pilastro, tra due capolavori come la direttissima "Gabarrou-Long” e ”Anneaux Magiques" con cui ha in comune solo 4 metri nell’ultima lunghezza. Poi, con l’aggiunta di un’altra Guida del Cervino Isaie Maquignaz, in una giornata è arrivata anche la prima libera. Con Della Bordella che si è curato il 5° tiro di 8a, che l’aveva visto impegnato in apertura in un epico run out. Mentre Cazzanelli e Ratti si sono occupati delle lunghezze dure successive. I numeri parlano di 290 metri aperti dal basso con pochi spit (20 sulla via + 1 su ciascuna delle 8 soste) per una difficoltà obbligatoria di 7b e una difficoltà massima di 8a (a circa 4000 metri di quota). Ai ripetitori la conferma sulla bellezza, quasi scontata, della via e sulla sua difficoltà. Intanto, ecco come Matteo Della Bordella ci ha raccontato Incroyable che, appunto, è il nome della nuova e finora impensabile linea aperta sul Pilastro Rosso di Brouillard.
Incroyable di Matteo Della Bordella
Aprire una via di arrampicata nel mio stile preferito, sul granito più bello del Monte Bianco, era un'idea inseguita per tanti anni e che forse ormai avevo quasi abbandonato. Da un lato l'ambizione di lasciare un segno su queste montagne, dall'altro il timore di creare qualcosa di poco logico o ancor peggio rovinare queste pareti così cariche di storia.
Dopo aver ripetuto le due vie esistenti sul pilastro rosso del Brouillard, ovvero "Anneaux Magiques" di Piola e la direttissima "Gabarrou-Long", capolavoro in logica ed estetica, aperta in stile tradizionale nel centro del pilastro, mi sono detto: "Carpe diem". La via che stavo cercando era proprio lì, ed era ora di provare ad aprirla: adesso o mai più!
In aggiunta, la presunta chiusura dei bivacchi "Eccles" per la stagione estiva, a causa del Covid, sembrava garantire ancora un maggiore isolamento e fascino al Pilastro, già di per sé collocato in uno degli angoli più selvaggi del massiccio del Monte Bianco.
Dopo aver fatto un giro di telefonate ai miei amici e compagni abituali di avventura, ed averli sentiti purtroppo già tutti impegnati, ho subito pensato a questa come un'opportunità per creare una nuova cordata. Da un'idea estemporanea ed istintiva ho telefonato a François Cazzanelli, di rientro da una salita di allenamento al Monte Bianco con Francesco Ratti. Sebbene con François e Francesco avessi scalato solo in falesia, e la loro cordata sia conosciuta piuttosto per le impressionanti salite in velocità o l’arrampicata su misto soprattutto in quota, sapevo che entrambi sono anche due ottimi scalatori su roccia e che la mia proposta avrebbe potuto interessargli; non vedevo l'ora di condividere un'avventura in montagna con loro!
Così, il 30 giugno, dopo aver pernottato al rifugio Monzino dall’amico Mauro, ci siamo imbarcati insieme in questo progetto, nel quale ognuno ha portato un po' della sua esperienza e del suo stile. A François è toccato aprire le danze sulla tecnica placca iniziale e, fin da subito, la linea che avevo immaginato si è rivelata passaggio dopo passaggio sotto i nostri polpastrelli, mentre ci alternavamo al comando della cordata.
Arrivati sotto l’evidente muro rosso, dove la parete si raddrizza, i ragazzi mi hanno lasciato l'onore di condurre quella lunghezza (la quinta), attorno alla quale nella mia testa ruotava la via ed io, sulle ali dell'entusiasmo, ho fatto del mio meglio per arrampicare in libera al massimo delle mie possibilità, piazzando spit in modo parsimonioso per collegare i sistemi di fessura. Quando ormai il pilastro era andato in ombra da qualche ora, Francesco ha proseguito per il tiro successivo, uno spettacolare diedro con arrampicata tecnica protetta da micro nut e qualche spit; al calar della sera siamo scesi sulla cengia alla base del quinto tiro per un comodo bivacco.
Mercoledì 1° luglio abbiamo poi completato la via con gli ultimi due tiri, sempre su roccia fantastica e con arrampicata molto varia, fino in cima alla prima punta del Pilastro Rosso, dove termina anche la via "Anneaux magiques".
Nonostante l'apertura si fosse ormai conclusa in modo degno, davanti a un lauto piatto di spaghetti cucinati da Mauro al Monzino, e nonostante i 2300 metri di dislivello dal fondovalle su terreno in parte alpinistico che compongono l’avvicinamento, mancava ancora la salita in libera della via stessa.
Una settimana più tardi, mercoledì 8 luglio siamo tornati per provare a completare il lavoro. Insieme a noi 3, si è aggiunto Isaie Maquignaz, il quale ci ha permesso di formare due cordate indipendenti: una vera fortuna per me che volevo concentrarmi sulla quinta lunghezza, senza far perdere troppo tempo in sosta a François e Francesco. Questo tiro offre un'arrampicata molto tecnica, con passaggi difficili ed obbligati, alternati a riposi molto buoni (per fortuna, visto che siamo a quasi 4000 metri di quota). La sezione finale si gioca su un muro verticale con due piccole tacche, di dimensione sicuramente inferiore al centimetro, che offrono un complesso gioco di tenuta mentale e fisica.
Dopo una prima ricognizione effettuo il primo vero tentativo, ma quando arrivo alle due tacchine, qualcosa non va… provo a stringerle invece che tirarle con delicatezza e mi ritrovo appeso alla corda un po' di metri più in basso. Il giro successivo il risultato è esattamente lo stesso, mentre il terzo ed ultimo tentativo, dopo un buon riposo, è quello buono: scalo molto più rilassato e fluido e le mie dita restano incollate alle prese fino alla sosta. Intanto Francesco e François liberano i bellissimi tiri sopra ed anche se sono solo le 3 di pomeriggio, noi siamo più che soddisfatti: è stato un bellissimo lavoro di squadra e ognuno ha liberato i tiri che ha aperto!
La via è completamente indipendente, ad eccezione di 4 metri dell’ultimo tiro in comune con "Anneaux magiques", percorre il pilastro proprio nel suo centro, parallelamente alla via di Patrick Gabarrou. Tutta questa avventura è stata talmente incredibile per come si è concretizzata, che a nessuno di noi tre sembrava vero di aprire una via nuova sul mitico pilastro rosso del Brouillard. Tanto incredibile che abbiamo chiamato la via "Incroyable", parola che mi risuonava in testa costantemente e per me quasi una beffa, dato che mi ero ripromesso che non le avrei dato un nome francese… Le più belle vie e pareti del massiccio del Monte Bianco le abbiamo noi italiani!
di Matteo Della Bordella
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