Patagonia: traversata Standhardt, Herron, Egger per Salvaterra, Beltrami, Masè, Salvadei

Dal 21 al 22/11 Ermanno Salvaterra, Alessandro Beltrami, Mirko Masè e Fabio Salvadei hanno compito la traversata Cerro Standhardt, Punta Herron, Torre Egger nel Gruppo del Cerro Torre (Patagonia). Il team trentino ha poi rinunciato alla salita del Cerro Torre, quando ormai era sopra al Colle della Conquista, per il grande pericolo di scariche dovute alle alte temperature.
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Alessandro Beltrami con l’ombra del Torre riflessa sulla ovest del Fitz Roy
arch. E. Salvaterra - A. Beltrami
Che Ermanno Salvaterra abbia dei sogni legati alla Patagonia non è una novità. Anzi, che il 52enne alpinista di Pinzolo soffra di un'autentica “attrazione fatale” per le montagne alla fine del mondo è quasi un'ovvietà: 25 anni di salite sono lì a dimostrarlo. Ma, in questa storia infinita, c'è ancora un altro punto fermo. Si tratta della più tenace tra le sue magnifiche “ossessioni”: quel filo rosso che, nei suoi sogni, unisce le vette del Cerro Standhardt, della Punta Herron, della Torre Egger e del Cerro Torre, senza mai ridiscendere alla base. E' questo sogno che sta dietro alla traversata appena compiuta.

Quello stesso “link” di tutte le cime del Gruppo del Torre che Stefan Glowacz - uno che di grandi pareti e di Patagonia se ne intende - ha definito come il più grande progetto patagonico. Basti dire che anche salite singolarmente questo poker di vette è per qualsiasi alpinista un traguardo tra i più prestigiosi. Figuriamoci poi se si pensa di unirle in un'unica soluzione. E' questo il viaggio che Salvaterra insegue da sempre. Tutto comincia nel 1988, con Elio Orlandi e Maurizio Giarolli. Poi l'anno successivo altro tentativo con l'aggiunta nel team di Andrea Sarchi. Due “prime” volte che non vanno oltre il Cerro Standhardt, ma che restano tappe indimenticabili per il gruppo storico dei patagonici italiani. Tanto, che dopo quelle esperienze non affronteranno mai più tutti insieme la traversata dei sogni.

Per Salvaterra però la storia continua inesorabile. Nel '91, con Adriano Cavallaro e Ferruccio Vidi, dopo la Standhardt si spinge anche sulla vetta della Herron. Mentre appena l'anno scorso, insieme ad Alessandro Beltrami e Rolando Garibotti, la sua corsa si è fermata ancora alla prima tappa, quella del Cerro Standhardt. Appunto, è una storia senza fine. Un sogno che nel 2005 ha ammaliato anche un big come Thomas Huber che ha portato a casa “solo” 3/4 della grande e impossibile traversata, prima arrivando con Stefan Siegrist poco sotto la cima della Egger, e poi completando il trittico con lo svizzero Andy Schnarf.

Ora, esattamente tra il 21 e il 23 novembre scorsi, Ermanno Salvaterra, Alessandro Beltrami (già suo compagno nella salita del 2005 alla nord del Torre), Mirko Masè e Fabio Salvadei hanno aggiunto un altro capitolo al grande Tour del Torre con la salita in successione di tre delle quattro vette del fantastico poker. Raggiungendo dapprima la cima della Standhardt (per la via Otra Vez aperta da Salvaterra, Orlandi, Giarolli nel 1988) e quindi le cime della Punta Herron e della Torre Egger (l'unica del gruppo del Torre che Salvaterra non aveva salito). Poi, per il pericolo di scariche causato dall'elevata temperatura, il team trentino ha dovuto rinunciare al Cerro Torre quando era una lunghezza sopra al famoso Colle della Conquista, tra la Egger e il Torre. Come dire che il bel tempo in Patagonia insieme agli indubbi vantaggi non porta con sé la soluzione di tutti i problemi di queste “pazze” cime.

Dunque, ancora una volta il grande slam è sfuggito. Anche se occorre sottolineare che il trittico Standhardt, Herron e Egger è una bellissima realizzazione che, oltre ad eguagliare il goal di Huber e Schnarf, aggiunge un altro tassello alla grand course del Torre. Ma soprattutto racconta una storia che, come sempre per la Patagonia più “vera”, passa attraverso la costanza, i colpi di scena, la velocità ma anche la “ricerca” di quella dose di fortuna indispensabile su quelle montagnbe.

Come leggerete nel report di Ermanno Salvaterra prima della corsa sulle tre vette il gruppo aveva già salito il Cerro Standhardt lungo la via Exocet (di Jay Smith e Jim Bridwell). Ma poi i quattro avevano dovuto ritirarsi al Colle dei sogni (tra la Standhardt e la Herron) sia per un infortunio occorso a Salvaterra sia per le cattive condizioni meteo. Con il ritorno a El Chalten sembrava tutto finito, soprattutto per Ermanno. Sembrava… perché poi, come nelle migliori storie patagoniche, è arrivato il colpo di scena del trittico di cime… Intanto la storia infinita (della traversata ma anche di Salvaterra e il Torre) è ancora lì, inafferrabile come i sogni, in attesa della prossima puntata.


Avevamo chiesto ad Ermanno Salvaterra un pensiero "a caldo" sulla sua ultima avventura. E' appena arrivato in redazione e ve lo riportiamo così come ci è arrivato:

"Sono molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto. Per fortuna mi sentivo bene ed ho provato emozioni veramente forti ritornando dopo tanti anni su Otra Vez e sullo Spigolo dei Bimbi, e poi arrivando in cima alla Egger che non avevo ancora salito.
Quando ormai stavo ritornando a casa - sai, dopo quello che ho passato sulla Exocet (davvero una brutta emozione) - sono stato felice di avere di nuovo la voglia di riportare "dentro" alla Valle del Torre la roba e di riprovare.
Quel giorno che Alessandro e Mirko erano andati a fare Chiaro di luna alla Saint Exupery, e alla sera ho pensato di riprovare è stato un po' rivivere quella notte dopo la rinuncia alla via del '59 sul Torre. Ne ho parlato con Fabio. E alla mattina, con lo zaino molto carico, sono andato fino in fondo al ghiacciaio ad aspettare che Ale e Mirko tornassero giù. Ho fatto fatica a dirglielo, non trovavo le parole... Poi, Alessandro, dicendomi sì, mi ha detto che se glielo avessi chiesto alla fine del ghiacciaio mi avrebbe mandato a quel paese.
Sinceramente quella sera, nel nostro secondo tentativo, quasi in cima alla Standhardt, credevamo che sarebbe andata come la prima volta. Aveva iniziato a nevicare e c'era un po' di vento. Pensavo che saremmo andati in cima la mattina successiva, lottando col vento come la volta precedente… E poi di nuovo su quella discesa del cazzo… E poi a casa… Invece, al mattino era bello! E allora via.
Già da molti anni dico che sarà l'ultima volta in Patagonia ma questa volta penso proprio lo sia stata. Non sono le camminate da carico che mi fanno paura, non so, sono semplicemente stufo e forse non riesco ad accettare più il rischio come prima. Una volta non pensavo mai a cosa mi potesse succedere mentre salivo o scendevo, ora sì. Una volta non pensavo che facendo una corda doppia su un chiodo solo potesse uscire, ora sì. Una volta riuscivo a star via di casa per molto tempo senza problemi di nostalgia, ora non più. Si dice che col passare degli anni si matura, forse è vero. So che a febbraio vengono gli Huber e Siegrist per questo progetto e sono convinto che loro lo faranno.

Ermanno Salvaterra

Diario spedizione

CRONOLOGIA SPEDIZIONE
01/11/07 - arrivo a El Chalten
03/11/07 - costruzione della truna alla base del Cerro Standhardt
04/11/07 - tentativo sulla via Exocet (di Jay Smith - Jim Bridwell) sulla Standhardt fino a “El Bloque Empontrado”, ritorno alla truna e poi a El Chalten per il maltempo
5-8/11/07 - attesa a El Chalten
9/11/07 - ritorno ala truna alla base del Cerro Standhardt
10/11/07 - salita della via Exocet sulla Standhardt fino al fungo sommitale dove i 4 bivaccano. Durante la salita Salvaterra è colpito duramente da una scarica di ghiaccio alla schiena ma riesce a proseguire.
11/11/07 - arrivo in vetta al Cerro Standhardt e discesa alla truna. Nella discesa Salvaterra si infortuna alla caviglia sinistra.
12/11/07 - ritorno a El Chalten. Salvaterra pensa di ritornare a casa anche a causa degli infortuni alla schiena e alla caviglia.
13/11/07 - attesa a El Chalten
14/11/07 - Alessandro e Mirko partono per l'Aguja Saint Exupery con l'intenzione di ripetere la via Chiaro di Luna (di M. Giordani)
15/11/07 - Salvaterra sta meglio: raggiunge Alessandro e Mirko alla base della Exupery per proporre di ritentare il progetto della traversata Standhardt-Herron-Egger-Torre
16-19/11/07 - attesa del miglioramento del tempo a El Chalten
20/11/07 - partenza nel primo pomeriggio per la Valle del Torre. Bivacco all'inizio del ghiacciaio.
21/11/07 - salita della via Otra Vez (Salvaterra, Orlandi, Giarolli 1988) sulla Standhardt fino a sotto la cima. Bivacco.
22/11/07 - Cima del Cerro Standhardt. Discesa al Colle dei sogni. Salita della Punta Herron. Discesa al Colle tra la Herron e Torre Egger. Salita della Egger fino al fbivacco sotto il fungo sommitale.
23/11/07 - Cima della Torre Egger. Discesa al Colle della Conquista fra il Torre e la Egger. Salita di una lunghezza sul Torre. Decisione di scendere per il pericolo di distacco di ghiaccio causa le alte temperature. Discesa e ritorno a El Chalten.




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