Patagonia Piedra Parada: nuova via in Argentina per Giupponi, Larcher e Sartori
Viaggio per scalare o scalo per viaggiare? All'inizio di questa passione travolgente il viaggio al solo fine della scalata ha predominato, poi con l'andare degli anni le cose sono cambiate e l'arrampicata è diventata quasi una scusa per scoprire il mondo e fare nuove amicizie.
Per questa avventura abbiamo deciso di dirigerci in Argentina, nella regione del Chubut, Patagonia del nord, esattamente a Piedra Parada nel Canyon della Buitrera; luogo noto per aver ospitato nel 2012 il Petzl Rock Trip. Nella scelta di questa meta ha prevalso il viaggio alla scalata, desiderosi di conoscere l'Argentina oltre al consueto Chalten, ma anche perchè le informazioni che avevamo erano discordanti e temevamo carenze nell'elemento principale: la qualità della roccia.
La squadra in partenza è super collaudata, un gruppo di amici prima che compagni di cordata, garanzia di riuscita e divertimento, composta dal sottoscritto "Capì Come!", "Il CT" Luca Giupponi e "L'Insetto Stecco" Nicola Sartori.
Atterriamo in Cile a Puerto Montt e in breve sconfiniamo in Argentina, oltrepassando la Cordigliera delle Ande. Un itinerario tortuoso per raggiungere la nostra destinazione, ma molto interessante per cogliere il repentino e brusco cambiamento climatico e ambientale tra le due nazioni. In un'ora di macchina si passa da pascoli verdissimi e rigogliose foreste, risultato delle frequenti piogge, alla pampa semi desertica.
Breve tappa a San Carlos de Bariloche per un saluto a cari amici patagonici, la spesa e via verso sud lungo la Ruta 40. All'imbrunire arriviamo alle porte della città di Esquel, dove svoltiamo a sinistra per gli ultimi 100km. Il navigatore segna ancora 2 ore per la destinazione, un tempo eccessivo per così pochi km, ma dopo una curva capiamo subito che ha ragione, l'ultimo tratto di strada è sterrato!
Il mattino dopo esploriamo il Canyon della Buitrera e subito capiamo che la roccia non è quella del Verdon, con pareti che forse raggiungono i 200m... Non è certamente una sorpresa, ma la delusione e l'incertezza sono palpabili. Ci consola il fatto d'essere circondati da tanta bellezza, composta da luoghi silenziosi ed incontaminati, animali selvatici, un fiume cristallino, nuvole incredibili e tramonti magici, tali da giustificare questo lungo viaggio.
Per capire lo stile e la pietra facciamo qualche tiro in falesia e, scelta una parete, il giorno dopo proviamo ad iniziare la nostra linea. Noi apriamo nello stile consueto: dal basso, in libera, protezioni naturali fin dove possibile e poi spit distanziati senza passi in A0. Uno stile difficile da adottare su una roccia così delicata. Di fatto le poche vie esistente sono state aperte dall'alto o nel migliore dei casi dal basso, ma con il deprecabile uso del bolt-removable. Una aggeggio che si incastra nel foro fatto dal trapano, che viene rimosso una volta messo lo spit successivo e così alternativamente in una banale progressione artificiale in A0.
Già dai primi metri capiamo che non sarà cosa facile e che dovremo ridimensionare le nostre aspettative e abitudini. Iniziamo così a pulire e disgaggiare parecchio, prestando attenzione ai compagni in sosta e alle corde, accorciando la distanza dei chiodi e scegliendo una tracciato meno ambizioso. Con questi nuovi accorgimenti, in tre giorni di lavoro e scalata, arrivavamo in cima a questo pilastro mai salito.
Come da consuetudine ritorniamo per la salita in libera e grazie ai gradi modesti si risolve in una pura formalità. Una facile rotpunkt che ha riabilitato la nostra creazione, facendoci capire che la roccia una volta ripulita non era poi così male, con soste super comode, tiri divertenti e chiodatura anti-stress, quasi fosse una via "plasir"...
Nel Canyon le multipitches sono poche e la maggior parte difficili o attrezzate male, pertanto è molto probabile che diventerà una classica molto ripetuta, valida alternativa alla falesia per i numerosi scalatori che frequentano la zona di Piedra Parada.
Per il resto più che una spedizione è stata una bella vacanza in armonia ed amicizia, con il tempo stabile, bagni nel fiume, spesse bistecche "vegane", schivando lepri e armadilli, litigando con le puzzole e prestando attenzione ai cincillà ruba merende. Abbiamo conosciuto simpatici climber giramondo e vissuto esperienze di vera vita patagonica, grazie ad incontri casuali con gente locale generosa ed ospitale.
Infine la fortuna ed il privilegio di poter partecipare ad una festa familiare tradizionale, venendo accolti con un calore ormai raro, iniziata con un rodeo con gaucho e vacche da marchiare e terminata a tarda notte, dopo storie di pionieri, musica, birra ed un ricco asado.
Per il nome della via abbiamo giocato con l'antitesi della roccia: Muy Sòlida!.
Rolando Larcher
Piedra Parada di Luca Giupponi
Pacho è una guida alpina che nella stagione estiva lavora in Sardegna, dove riesce ad abbinare lavoro, arrampicata e la voglia di viaggiare. È lì che l’ho conosciuto, tra una falesia e una chiacchierata lungo il mare, dove la sera vende le sue pietre e collane comprate in giro per il mondo. Il mio amico argentino mi parlava spesso del canyon di Piedra Parada e delle sue numerose possibilità oer aprire vie nuove, che naturalmente innescò subito la mia fantasia e voglia di andare a metterci le mani.
Il canyon è lungo 3 km e si trova nel lontano sud del mondo, in Patagonia del nord, perso nel nulla, migliaia di chilometri di erba e cielo, steppa e rocce.
In sud America torno sempre volentieri, mi sento a casa. Mi piace la gente e la semplicità di questi paesi, come scrive Sepulveda, sento che ritorno in un mondo dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la più elementare forma di vita.
Ai primi di marzo decolliamo da Bergamo, curiosi e motivati. Pochi giorni dopo arranco su un diedro dove tutto si stacca. Sono sotto un terrazzino formato da 3 enormi blocchi incastrati dentro nel diedro, che formano un tetto. In qualche modo devo salirci sopra e fare sosta. Dritto non se ne parla, se crollano decollo, con blocchi corde e chiodi in mano! Salgo a destra per delle lame molto dubbie e traverso piano verso sinistra, ma non mi fido a salire con piedi sui blocchi. Impreco: "perché venire fino qua per trovare roccia così!"
Con gioia trovo un buco a uncino dove entra il cliff, mi appendo con i piedi a penzoloni a 20 cm dal terreno ed attrezzo la sosta. Assicuratomi alla sosta provo a caricare il terrazzino, butto giù i blocchi pericolanti e il tutto sembra tenere; poi assicuro i miei compagni che salgono scalciando e pulendo.
Notte. Siamo seduti su un comodo tronco, unico rumore il fornello a benzina che pompa per cucinare un buon pastone. Intorno a noi alcune luci di altre tende. Sopra noi un incredibile cielo nero con milioni di stelle, che sembrano essere a portata di mano.
Dietro di noi il fiume scorre lento, ci aspetta per il bagno mattutino. Le giornate scorrono uguali, il tempo riacquista tempo, la natura domina su tutto e noi viviamo con essa, respirando colori, vento, polvere e tutto si rallenta.
Salgo un altro diedro da delirio; per fortuna sono abituato ad arrampicare su rocce instabili.
Sopra vedo luce, stringo dei verticali pieni di licheni e monto in piedi sulla cima e dentro il vento, mi siedo sul bordo e assaporo il piacere di finire un qualcosa, di lasciare una traccia anche qui, segno della nostra passione e amicizia.
Ripetendo successivamente la via, abbiamo realizzato che ripulita e attrezzata non era poi così male e ci siamo anche divertiti.
SCARICA LA RELAZIONE DELLA VIA MUY SOLIDA!
Ringraziamenti
Rolando Larcher: La Sportiva, Petzl, Montura
Luca Giupponi : La Sportiva, Mammut
Nicola Sartori: La Sportiva - Marmot