Nevado Shaqsha: 2 vie nuove per la spedizione italiana 'Cordillera 2010'

Lo scorso maggio Andrea Di Donato, Roberto Iannilli e Ivo Scappatura hanno aperto “El sueño de los excluidos” (1440m, max VII/VII+ e A2) sulla parete sud-est della Punta a quota 5040m del Nevado Shaqsha (Quebrada Rurec Valley, Huantsàn, Cordillera Blanca, Perù). Nello stesso periodo sempre sulla stessa Punta ma sulla parete Sud, Luca D’Andrea e Massimo Massimiano hanno aperto “La Teoría de la gota de agua” (800m, max VII- e A2).
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Nevado Shaqsha (5703m, Huantsàn, Cordigliera Blanca, Perù)
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Due vie nuove che raggiungono una Punta, probabilmente mai scalata in precedenza, del bellissimo Nevado Shaqsha (5703m, massiccio dello Huantsàn, Cordigliera Blanca, Perù). Il tutto in quella Quebrada Rurec Valley che in molti descrivono come un autentico “Yosemite” Sudamericano. E' questo il risultato della spedizione composta da Andrea Di Donato - di Castelli, Teramo, Giuseppe Trizzino - fotografo di Grenoble, romano da un po' di anni), Ivo Scappatura - di Civitavecchia, Luca D’Andrea e Massimo Massimiano – entrambi di Sulmona) e Roberto Iannilli - di Ladispoli nonché incidentalmente forumista “anziano” ;-) del Forum di PlanetMountain.

L'11, il 15, il 16 ed il 17 maggio 2010, dopo tre bivacchi in parete più uno in discesa, la cordata Di Donato, Iannilli & Scappatura ha salito “El sueño de los excluidos”. Nuova via che - con uno sviluppo di 1340m. più altri 100 di facili rocce - sale la parete sud-est del nevado Shaqsha ed esce su una Punta inviolata a 5040m di quota per la quale è stato proposto il nome di “Punta Giampiero Capoccia”. La via segue placche e fessure nella parte sotto il bivacco, poi continua per uno spigolo ed ha difficoltà fino al VII/VII+ e A2.

Il giorno seguente, quindi con un bivacco in più rispetto alla precedente via, anche Luca D’Andrea e Massimo Massimiano sono usciti sulla stessa cima aprendo una seconda via, più breve ma più impegnativa, anche perché hanno incontrato condizioni invernali con neve e ghiaccio a causa della diversa esposizione a sud (che corrisponde al nostro nord). “La Teoría de la gota de agua”, questo il nome dato a questa seconda via, ha uno sviluppo di 800m, dei quali i 300 iniziali in comune con “El sueño de los excluidos” per poi deviare sulla parete sud superando difficoltà fino al VII- e A2.

Particolare interessante raccontato dalla spedizione italiana è quello di due spagnoli in zona da circa sei mesi, comprese le pause di assenza. Dalla testimonianza del conduttore di cavalli che li accompagna e che ha portato numerosi carichi agli spagnoli, sembra abbiano salito tre vie ma non si capisce se sono ripetizioni o prime, uno dei due è poi andato via, mentre l’altro è restato e sta aprendo una via estrema di artificiale sull’inviolata e mostruosa parete a destra di Punta Numa. Il nome del solitario sembra essere Gallego, ma oltre ad un super attrezzato campo base (pannelli solari, parabolica, tre grandi tende, batterie di camion e tanti rifiuti), una tenda a metà parete e corde fisse fino a due enormi sacconi appesi in alto, di Gallego non v’è traccia. Sembra che abbia fatto un salto a Huaraz e, trovata una fidanzata, sia restato a ristorarsi dalle fatiche solitarie… Comprensibile.

In attesa di saperne di più sulle gesta del climber spagnolo vi lasciamo al report di Roberto Iannilli che, detto per inciso, è alla sua terza spedizione (e quarta via nuova) nel piccolo grande Eden della Quebrada Rurec Valley.


SPEDIZIONE CORDILLERA 2010 di Roberto Iannilli

Sbarchiamo a Lima il 3 maggio ma dobbiamo dividerci, tre aspetteranno i bagagli, non arrivati per il solito disguido e tre li precederanno a Huaraz. Riunitici dopo un paio di giorni, ci avviano verso il campo base senza parte dell’ attrezzatura, ancora dispersa. Rimediato quel che manca in affitto o prestito, siamo al campo base della Quebrada Rurec il 6 maggio.
Il progetto era il verticalissimo spigolo ovest di Punta Numa, ma appena arrivati ci rendiamo conto che occorrerebbero parecchi giorni per salirlo e il meteo non promette nulla di buono, infatti piove e nevica in quota, quasi tutti i giorni.
Decidiamo allora di provare la parete dall’ altra parte della valle, sembra avere caratteristiche più arrampicabili in libera, quindi salibili più velocemente. Le dimensioni sono enormi, la parete è bella e la vetta probabilmente inviolata, per di più le caratteristiche fanno prevedere che la cima sia più alta di quella di Punta Numa e sia parte della cresta del bellissimo Nevado Shaqha, 5703 metri di ghiaccio a forma di piramide ripida, un vero Cervino delle Ande. Tutto ci invoglia a scalare ma dobbiamo aspettare che il cielo si rassereni.
Tra una pioggia e l’altra portiamo il materiale all’attacco e poi, l’11 maggio, con finalmente il sole, Andrea Di Donato ed io saliamo i primi 300 metri di via, fino alla spalla boscosa, dove ci raggiungono gli altri salendo sulle fisse che abbiamo lasciato. Attrezziamo un bivacco in parete e scendiamo.
La pioggia riprende e l’attesa si fa snervante e solo il 14 riusciamo a tornare al bivacco con l’ intenzione di restarci finche non saremo riusciti a salire in vetta. La notte il tempo peggiora e nevica ancora, ma la mattina successiva il cielo è sereno e noi attacchiamo nonostante le condizioni non siano perfette. Andrea, Ivo ed io, per la spigolo/cresta sud-est che inizia direttamente dal punto di bivacco, Luca e Massimo per la parete più a sud, che raggiungono dopo un breve tratto a piedi.
Dopo il primo giorno purtroppo la sera Ivo deve abbandonare il campo in parete a causa di un malore e Andrea ed io continuiamo da soli.
Il meteo ci assiste e al quarto giorno di scalata, quasi tutta in libera, con difficoltà medie del VI e VI+ e passi fino al VII+, usciamo in vetta al rilievo che si affaccia sul ghiacciaio dello Shaqha, a quota 5040 metri. Sono le 13 del 17 maggio, il cielo è azzurro e c’è una piacevole brezza, per una volta ci godiamo la cima senza il patema di scendere in fretta. Sotto di noi, sulla parete sud (considerato l’equatore è analoga ad una nostra nord), Luca e Massimo stanno salendo la loro via, il ghiaccio li ha rallentati e non ce la possono fare ad uscire oggi, gli facciamo una voce ed iniziamo a fare le doppie.
Dormiamo ancora una notte al bivacco e scendiamo al campo il giorno dopo, da dove seguiamo la salita dei nostri compagni, che arrivano in vetta alle 14, immortalati dal potente obbiettivo della fotocamera di Giuseppe.

Con il patrocinio del CONI e del CAI di Roma, grazie alla nostra caparbietà e all’ aiuto di RRTrek (rifugioroma), TEN ristorante-vino, birreria/sala boulder Don Clax e palestra Athols Club.


LA QUEBRADA RUREC VALLEY - brevi cenni
La Quebrada Rurec fa parte del massiccio del Huantzàn, un gruppo che culmina con lo stesso Huantzàn (colosso della Cordillera Blanca di 6113 metri) e che comprende il bellissimo nevado Shaqsha. La sua caratteristica è la presenza di grandi pareti di granito, vere big-wall che le hanno reso il soprannome di “Little Yosemite”, anche se di “little” non ha nulla.
Le dimensioni, la qualità della roccia e le difficoltà, ne fanno terreno di gioco adatto a grandi salite, per lo più in artificiale, con tiri fattibili in libera ma sempre impegnativi. Oltre a questo, la relativa quota bassa (vette fino a poco più di 5000 metri) e la vicinanza all’equatore, rendono tutto più complicato a causa della presenza di muschio o di fessure intasate e difficilmente proteggibili.
La storia alpinistica di queste pareti è breve, in gran parte ancora da scrivere. I primi a mettere le mani su queste rocce sono gli spagnoli Callado e Pedrocchi, che con la via “Montrek” salgono, nel 1997, Punta Numa, caratteristico picco che domina il campo base (800 m fino al 6c+ e A4, in 14 giorni di scalata).
Nel 2001, Roberto Iannilli e Luciano Mastracci aprono una seconda via sulla stessa punta, “Hasta luego zorro”, 1200 metri fino al 7A e A3+. Nel 2005, due spedizioni, una spagnola ed una italiana, si susseguono a meno di un mese di distanza sull’ancora inesplorata cima accanto, il “Risco Ajudin”. La via spagnola è “Dominguerismo vertical”, di 700 m fino al 6B e A2, mentre ancora Iannilli, ma questa volta con Giulio Canti, salgono “Libertad es partecipacion” di 600 metri (più circa 900 fatti di conserva), fino al 6c+ e A3. Nella stessa spedizione, gli stessi, più Enzo Arciuoli, fanno anche la prima salita di “Pietrorrrago: vaffanculo!”, sulle belle placche compatte a inizio valle (420 m. di sviluppo tutti di 6A).
Nel 2007 è la volta dei Ragni di Lecco, Pedeferri, Pavan e Palma aprono “Qui vado ancora”, una via di 500 metri fino al 7c, con 7a obbligato, sempre su Punta Numa.
Note:
Via “EL SUEÑO DE LOS EXCLUIDOS”
Cordillera Blanca, massiccio del Hantsàn, parete sud-est del Nevado Shaqha, quota 5040, “Punta Giampiero Capoccia” (nome proposto).
Prima salita: Andrea Di Donato, Roberto Iannilli & Ivo Scappatura (11, 15, 16, 17 e 18 maggio 2010 (vetta il 17), con tre bivacchi in parete per la salita ed uno durante la discesa)
Sviluppo: 1340m (più 100m di facili rocce per la cima)
Difficoltà: max VII/VII+ e A2.

Via “LA TEORÍA DE LA GOTA DE AGUA”
Cordillera Blanca, massiccio del Hantsàn, parete sud-est del Nevado Shaqha, quota 5040, “Punta Giampiero Capoccia” (nome proposto).
Prima salita: Luca D’Andrea & Massimo Massimiano (15, 16, 17, 18 e 19 maggio 2010 - vetta il 18)
Sviluppo: 500 m. (più 300 iniziali in comune con la precedente)
Difficoltà: fino al VII- e A2+.

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