Nanga Parbat d'inverno: partito il lungo viaggio verso la vetta
Raggiungere la meta, la cima, a 8125m significherebbe anche realizzare la prima invernale di questa mitica montagna, l'unica tra i 14 Ottomila, insieme al K2, ancora mai scalata nella stagione più fredda. Ma va da sé che forse in queste ore gli alpinisti stanno pensando ad altro. L'emozione, l'impegno, la concentrazione sono tutte per la salita, per fare le cose "giuste" al momento giusto.
Un'atmosfera che chi fa alpinismo conosce, e che Emilio Previtali (il terzo del team italo-tedesco al Nanga) esprime molto bene nel suo post di oggi sul blog della spedizione simonemoro.gazzetta.it: "Tomasz e Pawel oggi sono partiti per andare su, sono passati di qui alla nostra tenda a salutare. Tomasz ha detto che non é riuscito a dormire stanotte, che era emozionato. Si vedeva. Era molto emozionato. Li abbiamo incoraggiati e abbracciati, ci siamo stretti la mano, loro erano pronti già con gli zaini sulle spalle. Ci siamo salutati e dopo i saluti c’era ancora qualcosa che doveva venire fuori. C’era una sensazione di emozione collettiva nell’aria. Io a un certo punto ho incrociato lo sguardo di Tomasz, ci siamo guardati negli occhi per qualche secondo infinito, gli ho sorriso, io stavo tenendo la camera e filmando. Ho sorriso ancora, lui mi guardava. Ho detto Alé Alé ad alta voce, urlando intanto che lo fissavo, per rompere la tensione, ho gridato e allora anche gli altri hanno iniziato a gridare, hanno detto qualcosa, frasi diverse pronunciate da ognuno che si sono mescolate in una specie di urlo, in un incitamento collettivo, abbiamo urlato tutti, per un momento. Insieme. Poi tutti sono tornati al silenzio, composti. Le mani nelle tasche della giacca a vento, i talloni piantati nella neve. Qualcuno dentro a quell’urlo ho sentito che ha detto Take care. Qualcuno ha detto Forza. I nostri cuochi hanno detto Inshallah. Tomasz e Pawel sono andati. Hanno girato le spalle e sono partiti di passo veloce. Trenta metri e sono spariti dietro a un grande masso. Ora stanno salendo".
I polacchi stanno salendo dicevamo per prendere questa finestra di bel (alias accettabile) tempo. Domani dovrebbero attaccare anche Moro e Göttler. Tutti per la via aperta nel 1976 dai tedeschi Hans Schell, Siegfried Gimpel, Robert Schauer, Hilmar Sturm. Ad attenderli resta l'incognita del freddo, del vento, della fatica… tutta l'incognita di una salita da tempo sognata. Un sogno comune verrebbe da dire. Tanto che sembra del tutto scontato che i due team, quello polacco e quello italo-tedesco, con tutta probabilità uniranno i loro sforzi dal Campo 2 a 6400m. Il Campo 3 a 7000m, ricordiamo, è già stato raggiunto il 30 gennaio scorso da Moro e Göttler.
Se tutto va bene la vetta potrebbe essere raggiunta l'11 febbraio o giù di lì… Insomma è partito un vero e proprio lungo, duro e se volete affascinante viaggio. Intanto sull'altro lato del Nanga Parbat, il Diamir, un altro italiano, Daniele Nardi, sta aspettando il momento migliore per la sua partenza verso la stessa meta… In bocca al lupo a tutti.
Per seguire le spedizioni:
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