Mr President allo Zucco Barbisino nelle Alpi Orobie
Dalla fine del periodo Covid, che è coinciso con la nascita della mia seconda, ho trovato difficile tornare in montagna. Il tempo scarseggia e le priorità, giustamente, sono cambiate. Meno si va, più si perde confidenza con l'ambiente. Non che io sia mai stato un vero alpinista; tante vie di quarto, quinto e il sesto solo quando in buona. Praticamente fermo alla scala Welzenbach. Di inverno tanti canali, qualche cascata e vie di misto facili, mai tirato qualcosa oltre l’M5! Poi si dice "ogni figlio un grado in meno", quindi capirete che mi erano rimaste solo le passeggiate.
Tuttavia, dopo qualche giro facile e protetto, quest'estate mi è tornata la voglia di scalare. Così, dopo mille tentativi, incastri e indecisioni, io e Cristian riusciamo a organizzarci per il 20 gennaio, destinazione Piani di Bobbio! Il parcheggio è già affollato alle 7.30: mentre scarichiamo il materiale, rischio quasi di essere investito da uno sciatore in cerca di parcheggio. È davvero un delirio!
Sono stato tante volte ai Piani in estate, principalmente per arrampicare sulle vie classiche, in inverno solo per il SEM. Oggi però l'idea è di dare un'occhiata alla parete Nord del Barbisino, una cima che vista dalle piste sembra un panettone innocuo e senza grandi pretese.
Lasciamo passare il grosso delle persone, facendo due chiacchiere e bevendo caffè. Poi alle 9 ci mettiamo in movimento. Arrivati in alto, lasciamo un po’ di cose al rifugio e ci dirigiamo velocemente verso la nostra meta.
Appena lasciate le piste, capiamo che la giornata sarà impegnativa: freddo secco e neve non trasformata. Ma, sorpresa: sulla strada incontriamo Luca e Marco, due membri dei Gamma Lecco, anche loro diretti alla Nord. Sono con gli sci e ben presto ci distanziano, mentre noi procediamo un po’ più lenti, affondando a ogni passo.
Dopo circa un'ora, siamo sotto la Nord del Barbisino. Le condizioni per il misto sono lontane dall'ideale: la neve è polverosa, praticamente appoggiata sulla roccia. Durante il viaggio fino a Barzio rimuginavo sull’idea di provare i tiri più semplici ma, viste le condizioni e la mia ruggine, quest’idea mi si ricaccia dentro con forza. Oggi è una giornata ideale per avere la corda dall'alto, soprattutto se da primo c’è il Cinghio, un Maestro di Alpinismo nel senso vero del termine.
Guardando la situazione abbiamo davanti due scelte: tornare indietro o affrontare la parete. Non ci sono dubbi: siamo in ballo, quindi balliamo! Se poi c’è il Cinghio a fare da primo ballerino, chi ci ferma?
Luca e Marco prendono il via, seguiti poco dopo da noi. Dopo due lunghezze ci dividiamo: loro vanno a sinistra, noi a destra, iniziando l'esplorazione della parete: puro terreno inesplorato, si va in apertura!
In sosta, nel freddo e nel silenzio, osservo la corda scorrere lentamente. Se il Cinghio procede con cautela, c'è da preoccuparsi… Con quelle temperature, venti minuti di sosta sembrano un'eternità, soprattutto se l’occhio cade sugli sciatori dei Piani intenti a godersi il sole.
Il tiro aperto da Cristian è uno zig zag molto aleatorio e verticale che porta fino a una nicchia sotto un camino. Anche il tiro successivo è impegnativo. Vedo Cristian salire con agilità e lo seguo, decisamente meno elegante e rapido. Ma, fin qui, tutto bene, sembra ricordarmi ancora come si scala.
Questo tiro ci conduce a un nevaio sotto una piccola bastionata, dove incontriamo Marco e Luca, leggermente avanti a noi. Lasciamo che finiscano il loro tiro e poi riprendiamo la salita. Cristian sale, si assicura e poi sento la corda tendersi: è il mio turno. Tra il freddo, la stanchezza che inizia a bussare, la ruggine e un grado che non padroneggiavo nemmeno in forma, provo a trasformarmi in un atleta del Cirque du Soleil.
Il tiro è impegnativo: prima un caminetto con partenza in fuori, poi un diedro obliquo. Ovviamente è asciutto, con rare chiazze di neve polverosa. Con le picche agganciate all'imbrago, azzero la prima parte issandomi su un friend e poi, con difficoltà, raggiungo il diedro. Quei venti metri mi esauriscono completamente. Quando salto fuori Cristian ride, io quasi vomito un polmone. Ma dove non arriva il corpo deve arrivare la testa, anche perché sono quasi le cinque e mezza e ci mancano ancora duecento metri di sviluppo a 50/60° fino alla cresta sommitale. Meglio affrettarsi.
La neve ovviamente non aiuta, scaviamo l’ennesimo solco fino alla cima illuminati dalla luce della Luna. Passando accanto a un piccolo pino mugo, mi salta in testa il mugo della Cassin al Palma. Sul momento mi metto a riflettere alla provvidenzialità di questi arbusti, sono sempre dove gli alpinisti hanno bisogno. Pensieri strani, probabilmente tutto l’ossigeno è nelle gambe.
Finalmente arriviamo in cima. La vista è incredibile: lo sguardo spazia dalle cime fino alla valle, infiammata dalle luci della case e delle auto. Arriviamo in rifugio per le sette e mezzo. Non mi sembra vero, un ritorno al misto incredibile, ci portiamo a casa una nuova via!
A cena è tutto strano. Alla cassa la barista ha messo un pezzo reggaeton e la televisione è sintonizzata su un canale che da solo gare di cavalli. Tutto molto surreale, soprattutto pensando che solo qualche ora prima eravamo in parete, al freddo e sotto la Luna. Così vicini, così lontani. La verticalità amplifica davvero le distanze.
Mentre trangugiamo un ottimo risotto giallo con salsiccia, pensiamo al nome della via. Ci mettiamo a curiosare sugli eventi storici del 20 gennaio e scopriamo che questo è sempre il giorno dell'insediamento dei presidenti americani. Allora credo di aver un colpo di genio… “via del POTUS"! (POTUS: President Of The United States). Cristian, ridendo, chiede a un cameriere se sa cosa sia il POTUS. Lui risponde: "Una pianta?"
Quasi mi strozzo con il risotto dalle risate. Decidiamo che forse "Mister President" non lascia spazio a dubbi, e così ecco che il battesimo è presto che fatto: Mister President allo Zucco Barbisino, 400 m, M6, 60°. Buon divertimento!
di Enea Montoli
Candiotto ringrazia: SCARPA, Rock Experience, Salice Occhiali, Fischer ski, ATK
Link: www.guidaalpinacinghio.it