Mount Dickey nuova via di ghiaccio e misto in Alaska per Frieh, Diesinger e Stuckey
Nel mese di marzo 2015 John Frieh, Chad Diesinger e Jason Stuckey hanno effettuato la prima salita di Blue Collar Beatdown (V WI4 M4 65°), una nuova via di ghiaccio e misto sulla parete NE di Mount Dickey in Alaska.
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Mt Dickey, Alaska: Jason Stuckey sale da capocordata il primo tiro dal ghiacciaio presto la mattina del 20 marzo. La via sale verso destra.
John Frieh
Il 20 e 21 marzo 2015 la parete NE di Mount Dickey in Alaska è stata salita durante 48 ore dagli alpinisti John Frieh, Ciad Diesinger e Jason Stuckey attraverso la loro Blue Collar Beatdown. La nuova via affronta difficoltà fino a V WI4 M4 65° ed è la seconda nuova via di Frieh su questa cima, dopo No Such Things As A Bargain Promise (VI A0 WI5R M6) salita nel 2012 insieme a Doug Shepherd.
48 ORE SU MOUNT DICKEY di John Frieh
Man mano che l'inverno andava avanti mi sono reso conto che le condizioni della stagione primaverile in Alaska sarebbero state magre. È stato l'inverno più caldo mai registrato in l'Alaska, a questo bisogna anche aggiungere che si sono registrate le nevicate meno consistenti degli ultimi anni. Per queste ragioni già all'inizio di marzo ho iniziato a cercare delle finestre di bel tempo. Avendo salito Mt Huntington due volte a marzo (nel 2011 e nel 2014) sapevo che, se fossi riuscito ad identificare una buona finestra di bel tempo, le probabilità sarebbero state alte per riuscire a trovare qualcosa da salire. Dopo molte discussioni su dove si sarebbe stabilita la bassa pressione nel golfo e sulle conseguenti condizioni metereologiche della Central Range in Alaska, ho acquistato, all'ultimo minuto, un biglietto per Fairbanks. Atterrati presto la mattina del 19 aprile, insieme a Jason Stuckey e Chad Diesinger, siamo subito partiti per Talkeetna. Abbiamo raggiunto la città proprio all'apertura del Roadhouse bar dove ciascuno di noi ha mangiato il tradizionale Rudy e Razzy burger. Poi ci siamo diretti al Talkeetna Air Taxi. Dopo aver sistemato gli zaini siamo partiti per il Ruth Gorge. Come sempre Paul Roderick del Talkeetna Air Taxi è stato così gentile a "volare lentamente" all'andata e, dopo alcune osservazioni dall'aria, abbiamo escluso le prime possibilità, prendendo la decisione di verificare la parete NE del Mount Dickey. Dopo aver stabilito il nostro campo base abbiamo preso gli sci e siamo andati ad ispezionare la parete. Anche se quello che abbiamo visto non ispirava troppa fiducia, è stato sufficiente per meritare una seconda visita per il giorno successivo.
La mattina seguente siamo partiti alle 4:45 e con gli sci abbiamo raggiunto la montagna. Abbiamo depositato gli sci vicino alla base della parete, proseguendo a piedi. Ad essere onesti non riesco a ricordare quando abbiamo raggiunto la parete, sarà stato attorno alle 07:00 o giù di lì. Due tiri di snice (snow and ice, neve e ghiaccio) sono stati superati bene, piccozze con poche protezioni. Considerando quanto siano marginali questi tiri, mi sento di suggerire, ad eventuali ripetitori, di progettare la salita di questa via ad inizio primavera.
Questi due tiri ci hanno portato sulla rampa di neve che solca la parete. Dove il terreno lo permetteva abbiamo arrampicato in conserva, altrimenti proseguivamo in cordata, ciascuno facendo delle sezioni da capocordata. Abbiamo incontrato tutto il possibile, dall'arrampicata di misto fino ad una neve farinosa senza fondo. Io ho salito la mia parte dei tiri a fine giornata, all'imbrunire ed ho finito ben dopo l'arrivo del buio. Il nostro progetto originale, la nostra speranza, era di riuscire ad essere fuori dalla parete prima del tramonto per poi affidarsi alla mia esperienza della salita del 2012 per la discesa nel buio o, nel peggiore dei casi, berci qualcosa per tenerci caldi sul pianoro sommitale. Purtroppo le cose non sono andate secondo i piani e dopo essere stati rallentati dalla complessità della via, ci siamo rassegnati a scavare una pseudo truna di neve per sederci ad aspettare l'alba. Quando finalmente ci siamo sistemati era circa mezzanotte. Abbiamo "apprezzato" quattro lunghe ore della notte in Alaska. Ironia della sorte (almeno a me, suppongo) è che proprio quella era l'ultima notte d'inverno e la mattina seguente sarebbe stato il primo giorno di primavera. A mio parere, proprio perché non eravamo in vetta in quel momento la nostra non dovrebbe contare come una salita invernale. Visto che nessuno di noi aveva portato l'attrezzatura per fare bivacco, il fornello è stato usato un tantissimo quella notte. Nessuno ha dormito per paura dei congelamenti a mani e piedi. Con le prime luci siamo usciti dalla truna e ci siamo sforzati nuovamente per uscire dalla parete. Dopo due tentativi falliti abbiamo finalmente trovato la strada giusta. Era molto più tardi di quello che speravamo e ci siamo trascinati in cima, raggiungendola verso le 17:00. Abbiamo raggiunto il passo 747 verso le 8 di sera, bevendo qualcosa con gli ultimi raggi di luce. Caffè, Perpetuem e quel poco che era rimasto da mangiare è stato consumato, poi abbiamo iniziato la discesa che ci avrebbe impegnato per altre 8 ore per rpoi aggiungere finalmente la nostra tenda il 20 marzo alle 4 del mattino. Tutto sommato siamo rimasti svegli per 48 ore ed eravamo sempre in movimento, tranne quella sessione di 4 ore a "sedere e soffrire". A partire dal mio primo viaggio nel 2009, "Blue Collar Beatdown" è la mia seconda prima salita sul Mount Dickey e la mia nona "prima" in Alaska. Vorrei ringraziare tutti i grandi partner con cui ho arrampicato su questa e sulle altre vie nel corso degli anni.
MOUNT DICKEY INFO
Mount Dickey è stata salita la prima volta il 19 arile 1955 da David Fischer ed il famoso esploratore, alpinista e cartografo Bradford Washburn, attraverso la parete ovest che rimane ancora oggi è la via più frequentata. Brian Okonek e Roger Cowles hanno effettuato la prima salita invernale nel febbraio del 1979 lungo la via parete ovest.
48 ORE SU MOUNT DICKEY di John Frieh
Man mano che l'inverno andava avanti mi sono reso conto che le condizioni della stagione primaverile in Alaska sarebbero state magre. È stato l'inverno più caldo mai registrato in l'Alaska, a questo bisogna anche aggiungere che si sono registrate le nevicate meno consistenti degli ultimi anni. Per queste ragioni già all'inizio di marzo ho iniziato a cercare delle finestre di bel tempo. Avendo salito Mt Huntington due volte a marzo (nel 2011 e nel 2014) sapevo che, se fossi riuscito ad identificare una buona finestra di bel tempo, le probabilità sarebbero state alte per riuscire a trovare qualcosa da salire. Dopo molte discussioni su dove si sarebbe stabilita la bassa pressione nel golfo e sulle conseguenti condizioni metereologiche della Central Range in Alaska, ho acquistato, all'ultimo minuto, un biglietto per Fairbanks. Atterrati presto la mattina del 19 aprile, insieme a Jason Stuckey e Chad Diesinger, siamo subito partiti per Talkeetna. Abbiamo raggiunto la città proprio all'apertura del Roadhouse bar dove ciascuno di noi ha mangiato il tradizionale Rudy e Razzy burger. Poi ci siamo diretti al Talkeetna Air Taxi. Dopo aver sistemato gli zaini siamo partiti per il Ruth Gorge. Come sempre Paul Roderick del Talkeetna Air Taxi è stato così gentile a "volare lentamente" all'andata e, dopo alcune osservazioni dall'aria, abbiamo escluso le prime possibilità, prendendo la decisione di verificare la parete NE del Mount Dickey. Dopo aver stabilito il nostro campo base abbiamo preso gli sci e siamo andati ad ispezionare la parete. Anche se quello che abbiamo visto non ispirava troppa fiducia, è stato sufficiente per meritare una seconda visita per il giorno successivo.
La mattina seguente siamo partiti alle 4:45 e con gli sci abbiamo raggiunto la montagna. Abbiamo depositato gli sci vicino alla base della parete, proseguendo a piedi. Ad essere onesti non riesco a ricordare quando abbiamo raggiunto la parete, sarà stato attorno alle 07:00 o giù di lì. Due tiri di snice (snow and ice, neve e ghiaccio) sono stati superati bene, piccozze con poche protezioni. Considerando quanto siano marginali questi tiri, mi sento di suggerire, ad eventuali ripetitori, di progettare la salita di questa via ad inizio primavera.
Questi due tiri ci hanno portato sulla rampa di neve che solca la parete. Dove il terreno lo permetteva abbiamo arrampicato in conserva, altrimenti proseguivamo in cordata, ciascuno facendo delle sezioni da capocordata. Abbiamo incontrato tutto il possibile, dall'arrampicata di misto fino ad una neve farinosa senza fondo. Io ho salito la mia parte dei tiri a fine giornata, all'imbrunire ed ho finito ben dopo l'arrivo del buio. Il nostro progetto originale, la nostra speranza, era di riuscire ad essere fuori dalla parete prima del tramonto per poi affidarsi alla mia esperienza della salita del 2012 per la discesa nel buio o, nel peggiore dei casi, berci qualcosa per tenerci caldi sul pianoro sommitale. Purtroppo le cose non sono andate secondo i piani e dopo essere stati rallentati dalla complessità della via, ci siamo rassegnati a scavare una pseudo truna di neve per sederci ad aspettare l'alba. Quando finalmente ci siamo sistemati era circa mezzanotte. Abbiamo "apprezzato" quattro lunghe ore della notte in Alaska. Ironia della sorte (almeno a me, suppongo) è che proprio quella era l'ultima notte d'inverno e la mattina seguente sarebbe stato il primo giorno di primavera. A mio parere, proprio perché non eravamo in vetta in quel momento la nostra non dovrebbe contare come una salita invernale. Visto che nessuno di noi aveva portato l'attrezzatura per fare bivacco, il fornello è stato usato un tantissimo quella notte. Nessuno ha dormito per paura dei congelamenti a mani e piedi. Con le prime luci siamo usciti dalla truna e ci siamo sforzati nuovamente per uscire dalla parete. Dopo due tentativi falliti abbiamo finalmente trovato la strada giusta. Era molto più tardi di quello che speravamo e ci siamo trascinati in cima, raggiungendola verso le 17:00. Abbiamo raggiunto il passo 747 verso le 8 di sera, bevendo qualcosa con gli ultimi raggi di luce. Caffè, Perpetuem e quel poco che era rimasto da mangiare è stato consumato, poi abbiamo iniziato la discesa che ci avrebbe impegnato per altre 8 ore per rpoi aggiungere finalmente la nostra tenda il 20 marzo alle 4 del mattino. Tutto sommato siamo rimasti svegli per 48 ore ed eravamo sempre in movimento, tranne quella sessione di 4 ore a "sedere e soffrire". A partire dal mio primo viaggio nel 2009, "Blue Collar Beatdown" è la mia seconda prima salita sul Mount Dickey e la mia nona "prima" in Alaska. Vorrei ringraziare tutti i grandi partner con cui ho arrampicato su questa e sulle altre vie nel corso degli anni.
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