Al Monte Fop (Dolomiti) Federico Dell'Antone e Giovanni Zaccaria aprono El Morbin
Federico "Fefo" Dell'Antone è un forte arrampicatore di Sottoguda. Negli ultimi anni, nonostante la giovane età, è diventato esploratore di posti sconosciuti dietro l'angolo di casa e apritore seriale di nuovi itinerari. Fefo è un vulcano. Chissà quante pareti ha osservato e quante linee ha tracciato con gli occhi in giro per le Dolomiti. A seconda del compagno a disposizione, sceglie in maniera scientifica una linea che presenti delle difficoltà probabilmente adeguate alla cordata. Così con gli amici della valle, tra gli altri Matteo Dagai, Simone de Toni e Andrea Darman, e il modenese impiantato Alessandro "Faure" Graziosi, ha iniziato ad aprire diverse linee, perlopiù di stampo classico, sulle pareti della Val Franzedaz. Per quanto quest'ultima sia affianco alla Marmolada, e la roccia sia molto simile, non vedeva anima di scalatori prima dell'invasione delle Tupaie da Laste! Così si chiama il nostro gruppo di bevit... ehm scalatori della Val Pettorina!
13 luglio
E' alta stagione, le giornate di lavoro da Guida Alpina si susseguono una dopo l'altra, ma ho salvato un paio di giorni per rifiatare e sento Fefo per andare a fare una via l'indomani. Lui schiude il suo sorriso beffardo, ha una strana luce negli occhi: "Quanti spit hai? Domani andiamo ad aprire!" Ecco... avrei dovuto aspettarmelo. Mi sento abbastanza in forma, ma ammetto che speravo di passare una giornata rilassante su una bella via. Il pensiero di sudare sotto zaini carichi di chiodi, spit e trapano, per poi fronteggiare le incognite di un nuovo itinerario, mi attira fino ad un certo punto. Magari torniamo a casa senza neanche aver arrampicato. Vabbè, domani andiamo ad aprire e poi il giorno dopo mi riposerò. Ci organizziamo con le bici elettriche, con le quali si arriva praticamente all'attacco, e prendiamo un po' di chiodi appena forgiati dal Faure, il fabbro modenese di Rocca Pietore che ho nominato prima. "Così li provate e mi dite come vanno!"
14 luglio
La sveglia suona che sta appena albeggiando: alzarsi presto nei giorni di riposo è una tortura, penso, e per un secondo non vedo l'ora che sia già il giorno seguente, nel quale riposerò davvero.
Smontiamo dalle bici al campeggio di Malga Ciapela ed entriamo al bar El Morbin per bere un caffè. "Che poi, Gio, lo sai cos'è "El Morbin?" "No", rispondo, concentrato sul mandare in circolo ogni goccia di caffeina e pregando che faccia effetto."
"Morbin è una malattia strana, è quella voglia spasmodica, esagerata, a volte difficile da reprimere...di sesso!" Mi dice Fefo divertito. Io penso che ora il suo sguardo assatanato ha proprio quella voglia irrefrenabile...di andare ad aprire questa via!
Ovviamente parte Fefo, il progetto è una sua idea. Io cerco di nascondere stanchezza e titubanza anche se penso sia impossibile scoraggiarlo: a giudicare da quanto ha smagnesato, la motivazione gli esce chiaramente fin dai pori dei polpastrelli.
Primo tiro, zero spit, sono entusiasta! Forare la roccia mi crea sempre un po' di soggezione. Bravo Fefo! Parto io sul secondo tiro che sembro agguerrito, ma la facciata si sgretola dopo pochi metri: la roccia è liscia, non so dove andare, ho paura di mettere uno spit nel posto sbagliato, o peggio, inutile. Mentre sono appeso ad un friend che maledico la mia inadeguatezza, mi parte una forte epistassi. Ottimo, penso, oggi non è proprio la mia giornata. Con le orecchie basse e un fazzoletto nel naso, passo tutto il materiale nuovamente a Fefo, che con pazienza pianta uno spit nel posto giusto, pulisce alcuni piccoli buchetti dalla terra e supera un passaggio per niente facile. Sale ancora una quindicina di metri, prima di chiedere, esausto, il cambio. Ora tocca a me, non posso più tirarmi indietro. "Giozac tirati insieme dai su!" Mi sembra di sentire nella testa la voce del mio amico Buba, che mi motiva nei momenti difficili. Concludo il tiro scovando dei passaggi abbastanza aleatori e "di piedi" in mezzo ad un mare di placche. Sono gasato, elettrizzato, soddisfatto di quanto ho fatto. È tardo pomeriggio ma alla buonora mi sono svegliato. Mentre Fefo sale un tiro facile che ci porta sotto lo scudo centrale della parete, io mi leggo nel futuro: e anche domani non si riposa, Fefo sposterà un paio di impegni che avrebbe avuto, toccherà a me partire sul quarto tiro che sembra duro e...mi sono ammalato. El Morbin ha preso anche me!
15 luglio
El Morbin, applicato non al sesso ma all'apertura, è proprio una brutta malattia, penso mentre spengo la sveglia. Spero di guarire, ma non vedo l'ora di essere lassù a cercare la mia strada.
Raggiungiamo il punto più alto del giorno precedente, liberando anche il secondo tiro e aggiungendo qualche rado chiodo dove riusciamo. Poi scaliamo due tiri bellissimi, uno a testa. Ci sentiamo dei privilegiati: stiamo aprendo un piccolo gioiellino, al quale siamo già affezionati. C'è qualcosina però che non va: alla cima mancano un paio di tiri, sembrano facili ma non abbiamo tempo né energie per salirli. E poi nel tiro chiave non siamo riusciti a fare un passaggio in arrampicata libera. Fefo è tranquillo, è sicuro che si riesca a passare senza A0, io invece sono tormentato dal dubbio. E se non riusciamo a liberarlo?
25 agosto
Passano quasi tre settimane nelle quali la nostra motivazione non fa che aumentare e ci scambiamo messaggi di continuo: segniamo il materiale indispensabile per i vari passaggi, ricordiamo le prese ed i movimenti, ci alleniamo pensando al giorno nel quale riusciremo a tornare lassù. Il mio primo giorno libero siamo di nuovo su quella che ormai, lo abbiamo già capito, sarà El Morbin: la via che ha catturato in maniera esagerata tutti i nostri pensieri dell'estate. Malati! Aver pensato per settimane, ogni giorno, ai movimenti dei tiri e alle protezioni giuste da piazzare ci fa sembrare, ora che siamo in azione, i passaggi più semplici, i runout più corti e in generale la via più facile. Forse qualcuno lo chiamerà allenamento mentale. Terminiamo la via, liberiamo anche il quarto tiro, ma soprattutto troviamo una sequenza per liberare il tratto incognito del quinto tiro! Abbiamo dei metodi leggermente diversi per via della differenza di statura, ma siamo entrambi riusciti a capire il passaggio chiave. Per la libera dovremo tornare, e la cosa non ci dispiace.
7 settembre
Entriamo in Val Franzedaz come se andassimo a visitare un vecchio amico. Abbiamo con noi un libro di via, l'ultimo passo della nostra piccola creazione. Ovviamente il bel disegno che troverete sul quadernetto lo ha fatto la "mia" Alice, che lavora quest'anno al bar El Morbin.
"Dov'è Alice?" Mi chiede Fefo ogni tanto "Al Morbin" rispondo io, ma lui capisce sempre: "Ha il Morbin"... e giù a ridere... Comunque prima di pensare al Morbin e al libro di via... dobbiamo liberare il tiro mancante! La notte ha diluviato, per fortuna saliamo da una incognita via a spit, che scopriremo interrompersi a metà parete, evitando i primi due tiri di El Morbin, che bagnati non sono consigliabili neanche se si conoscono i passaggi. Riusciamo entrambi nella libera e lasciamo il libro di via, felici come bambini.
Finisce l'estate 2022, e parliamo agli amici di quanto ci siamo divertiti in questa avventura. Così nel 2023 Fabrizio Della Rossa e Thomas "Buba" Gianola, incuriositi, vanno a fare la prima ripetizione, trovando purtroppo i primi tre tiri bagnati dalla pioggia della notte e entrando quindi dalla via a spit.
Il tempo passa e le cose cambiano. Fefo ha ancora il Morbin addosso, io ho avuto un infortunio ad una caviglia che mi ha tenuto fermo un po'. Questa estate la passo a correre lungo i sentieri più che a scalare. Dove un anno fa "passeggiavo" ora non ci sto con la testa. Organizziamo comunque di andare a scattare qualche foto con Giovanni Danieli, caro amico e bravissimo fotografo outdoor, per portarci a casa un altro ricordo di questa piccola e intima avventura alla quale siamo così affezionati.
Con noi anche Claudio Migliorini, che ci aiuta con la logistica fotografica e riesce anche a salire tutti i tiri a vista. Ad un certo punto sentiamo una voce rompere il silenzio della Val Franzedaz: è il Faure, venuto a farci il tifo dal basso. Che bella l'amicizia!
Ripensando a tutti i giorni che El Morbin ci ha regalato, ci sentiamo fortunati e anche un po' orgogliosi. Aprire è sempre un privilegio, e in questa avventura abbiamo tirato fuori il meglio di noi stessi. Al di là delle foto ricordo, del male ai piedi e delle dita gonfie e spellate quello che ci portiamo a casa è la bellissima sintonia che abbiamo trovato tra noi, motivandoci sempre l'un l'altro a dare il massimo, senza mai smettere di divertirci e prenderci con leggerezza.
Non so se, ripensando all'ultima giornata a scattare foto, ci fa più ridere la scena di me che non mi fido di fare un runout che avevo superato tranquillamente in apertura, o di Fefo che impreca perché non arriva a mettere il rinvio in uno spit alto...che ha piantato lui stesso! Perché in fondo forse El Morbin più che una malattia... è un gioco, no?
Giovanni ringrazia: Salewa, Scarpa Spa, Climbing Technology