Monte Bianco: 4 alpinisti morti sull' Aiguille du Midi
Nella notte tra sabato 17 e domenica 18 gennaio 4 alpinisti della provincia di Torino hanno perso la vita mentre tentavano di salire sul versante nord-ovest dell'Aiguille du Midi.
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Aiguille du Midì, nord-ovest
Enrico Bonino
"Probabilmente non sapremo mai che cosa sia veramente successo ai quattro alpinisti precipitati nella notte tra sabato e domenica sulla parete nord ovest dell’Aiguille du Midi". Ha proprio ragione Enrico Camanni: con tutta probabilità, come scrive questa mattina su La Stampa, non riusciremo mai a sapere con esattezza cosa è successo su quella goulotte del Monte Bianco. Di certo c'è che queste notizie, quando arrivano, e arrivano sempre come un fulmine, lasciano gli alpinisti senza fiato. Tanto più di questi tempi. Tanto più se sono accompagnate da un "bollettino" che aggiunge a questa un'altra disgrazia, quella successa proprio ieri sul Gran Sasso dove un altro alpinista ha perso la vita.
Sì, per gli alpinisti, per tutti gli alpinisti, queste notizie se possibile fanno doppiamente male. Anche perché, oltre al lutto, poi c'è da fare i conti con le solite domande di chi non capisce come si possa continuare a rischiare la vita in montagna. Sono domande lecite e insieme domande a cui ogni alpinista ha già dato le sue risposte. Ma restano interrogativi quasi "grevi", che poco hanno a che fare con la gioia e la passione che ti spinge in montagna. O meglio fanno parte di quella stessa passione e consapevolezza a cui non si può rinunciare, e che ti spinge a superare ogni dubbio. Tutto per vivere una passione e una gioia che ogni alpinista rivendica e cerca.
Di certo non è semplice accettare una tragedia come quella successa sabato notte sul Monte Bianco. Ed è ancora meno semplice farlo se è così totale. Se ciò che è successo resta con mille punti di domanda. E ancor più se poi si ricade nelle mille congetture dei se e dei ma. Se si comincia insomma con la "solita" corsa alle supposizioni. A dire per esempio: che sì, quel couloir Vogler certamente non è estremo, né tanto lungo da giustificare una così lunga permanenza in parete. E via di questo passo, fino a che di ipotesi in ipotesi tutto diventa non solo più doloroso ma forse anche più inutile.
Così di poche cose siamo sicuri in questa, come in altre vicende. Di certo siamo sicuri che i 4 alpinisti del Monte Bianco erano lì per coronare e inseguire la loro passione. Di certo c'è che paradossalmente a poche centinaia di metri da loro c'era la vita, quella del Rifugio Cosmique e della stazione della funivia...
Purtroppo, infine, c'è che proprio in queste ore sta nascendo un'ennesima querelle per una dichiarazione, peraltro davvero flash, di Reinhold Messner al TG2 delle 20,30. A cui si aggiunge la presa di posizione del Codacons (il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) che chiede un intervento del Parlamento e del Governo. Non entriamo nel merito di questi interventi. Riteniamo, infatti, che il tema della sicurezza in alpinismo non si possa liquidare con una dichiarazione, né che la sicurezza degli alpinisti possa essere regolata tout-court con una legge.
Siamo invece convinti che questi temi debbano essere trattati nei tempi e nei giusti ambiti che gli competono, non certo sull'onda emotiva di una tragedia, e questo anche per il rispetto dei familiari delle vittime. Tanto più che, come dicevamo all'inizio, nessuno sa e probabilmente saprà mai cosa è veramente successo. Certo, la cultura della sicurezza in montagna, ma anche quella del valore di attività come l'alpinismo, deve fare ancora molta strada, ma appunto non può e non deve essere “liquidata” e “risolta” in poche battute. Intanto pubblichiamo la nota del presidente delle Guide della Valle d’Aosta (UVGAM) Guido Azzalea in risposta alla dichiarazione di Messner e l'intervento sulla stessa dichiarazione della guida alpina Ermanno Salvaterra.
Reinhold Messner al TG2 delle 20,30 del 18/01/2009
“impariamo qualcosa da questi incidenti… è meglio non legarsi…ognuno va per conto proprio…se uno purtroppo cade…allora non trascina giù gli altri….” (dalla dichiarazione di Reinhold Messner)
Dichiarazione del presidente delle Guide della Valle d’Aosta (UVGAM) Guido Azzalea:
“Sono rimasto allibito dalla delirante dichiarazione di Reinhold Messner nel corso del TG2 delle 20.30 del 18 gennaio 2009 riguardante l’incidente nel “Couloir de la Passerelle” sul versante Nord dell’Aiguille du Midi in Francia. Consigliare di non legarsi è un messaggio assolutamente sbagliato e molto pericoloso.
In montagna la corda fa parte della catena di sicurezza che ogni alpinista o professionista che abbia un briciolo d’intelligenza deve adottare sistematicamente. E’ altresì vero che alcuni alpinisti durante exploits particolari sia sulle Alpi ma soprattutto in Himalaya ritengono di fare a meno di unirsi in cordata perché ciò li rallenterebbe. Tale scelta però si è rivelata a volte fatale, anche, purtroppo nel caso alpinisti e professionisti di fama mondiale.
Mi stupisco di come un grande alpinista come Reinhold Messner che sa di essere ancora una figura di riferimento per molti praticanti della montagna possa fare delle affermazioni di questo genere che vanno contro tutte le regole del buon senso e della sicurezza in montagna.”
L'intervento di Ermanno Salvaterra
Troppi sono gli alpinisti che vanno a fare salite di impegno non elevato e sono in cordata e procedono però in conserva. Assurdo e pericoloso. Se uno cade bye bye a tutti. Se ci si lega si fanno le dovute sicure. Se si và in conserva o è una conserva sicura al 100% o si sta slegati. Anche forti alpinisti adottano la salita in simultanea ma fra di loro ci sono dei rinvii con i ti-block o ropman. In caso di caduta del secondo il primo non cade perché quel "cosino" blocca la sua caduta e non tira la corda del primo. Se cade il primo il o i rinvii fermano la sua caduta ed il secondo blocca la caduta come fosse in sosta a far sicura. Non mi voglio addentrare su quanto possa essere successo là (Aiguille du Midì ndr) perché non so come siano andate le cose. Forse può essere stata la caduta di uno e poi il cedimento della sosta... Non so questo. Ma se procedevano semplicemente in conserva bisogna dar ragione a Messner.
Sì, per gli alpinisti, per tutti gli alpinisti, queste notizie se possibile fanno doppiamente male. Anche perché, oltre al lutto, poi c'è da fare i conti con le solite domande di chi non capisce come si possa continuare a rischiare la vita in montagna. Sono domande lecite e insieme domande a cui ogni alpinista ha già dato le sue risposte. Ma restano interrogativi quasi "grevi", che poco hanno a che fare con la gioia e la passione che ti spinge in montagna. O meglio fanno parte di quella stessa passione e consapevolezza a cui non si può rinunciare, e che ti spinge a superare ogni dubbio. Tutto per vivere una passione e una gioia che ogni alpinista rivendica e cerca.
Di certo non è semplice accettare una tragedia come quella successa sabato notte sul Monte Bianco. Ed è ancora meno semplice farlo se è così totale. Se ciò che è successo resta con mille punti di domanda. E ancor più se poi si ricade nelle mille congetture dei se e dei ma. Se si comincia insomma con la "solita" corsa alle supposizioni. A dire per esempio: che sì, quel couloir Vogler certamente non è estremo, né tanto lungo da giustificare una così lunga permanenza in parete. E via di questo passo, fino a che di ipotesi in ipotesi tutto diventa non solo più doloroso ma forse anche più inutile.
Così di poche cose siamo sicuri in questa, come in altre vicende. Di certo siamo sicuri che i 4 alpinisti del Monte Bianco erano lì per coronare e inseguire la loro passione. Di certo c'è che paradossalmente a poche centinaia di metri da loro c'era la vita, quella del Rifugio Cosmique e della stazione della funivia...
Purtroppo, infine, c'è che proprio in queste ore sta nascendo un'ennesima querelle per una dichiarazione, peraltro davvero flash, di Reinhold Messner al TG2 delle 20,30. A cui si aggiunge la presa di posizione del Codacons (il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) che chiede un intervento del Parlamento e del Governo. Non entriamo nel merito di questi interventi. Riteniamo, infatti, che il tema della sicurezza in alpinismo non si possa liquidare con una dichiarazione, né che la sicurezza degli alpinisti possa essere regolata tout-court con una legge.
Siamo invece convinti che questi temi debbano essere trattati nei tempi e nei giusti ambiti che gli competono, non certo sull'onda emotiva di una tragedia, e questo anche per il rispetto dei familiari delle vittime. Tanto più che, come dicevamo all'inizio, nessuno sa e probabilmente saprà mai cosa è veramente successo. Certo, la cultura della sicurezza in montagna, ma anche quella del valore di attività come l'alpinismo, deve fare ancora molta strada, ma appunto non può e non deve essere “liquidata” e “risolta” in poche battute. Intanto pubblichiamo la nota del presidente delle Guide della Valle d’Aosta (UVGAM) Guido Azzalea in risposta alla dichiarazione di Messner e l'intervento sulla stessa dichiarazione della guida alpina Ermanno Salvaterra.
Reinhold Messner al TG2 delle 20,30 del 18/01/2009
“impariamo qualcosa da questi incidenti… è meglio non legarsi…ognuno va per conto proprio…se uno purtroppo cade…allora non trascina giù gli altri….” (dalla dichiarazione di Reinhold Messner)
Dichiarazione del presidente delle Guide della Valle d’Aosta (UVGAM) Guido Azzalea:
“Sono rimasto allibito dalla delirante dichiarazione di Reinhold Messner nel corso del TG2 delle 20.30 del 18 gennaio 2009 riguardante l’incidente nel “Couloir de la Passerelle” sul versante Nord dell’Aiguille du Midi in Francia. Consigliare di non legarsi è un messaggio assolutamente sbagliato e molto pericoloso.
In montagna la corda fa parte della catena di sicurezza che ogni alpinista o professionista che abbia un briciolo d’intelligenza deve adottare sistematicamente. E’ altresì vero che alcuni alpinisti durante exploits particolari sia sulle Alpi ma soprattutto in Himalaya ritengono di fare a meno di unirsi in cordata perché ciò li rallenterebbe. Tale scelta però si è rivelata a volte fatale, anche, purtroppo nel caso alpinisti e professionisti di fama mondiale.
Mi stupisco di come un grande alpinista come Reinhold Messner che sa di essere ancora una figura di riferimento per molti praticanti della montagna possa fare delle affermazioni di questo genere che vanno contro tutte le regole del buon senso e della sicurezza in montagna.”
L'intervento di Ermanno Salvaterra
Troppi sono gli alpinisti che vanno a fare salite di impegno non elevato e sono in cordata e procedono però in conserva. Assurdo e pericoloso. Se uno cade bye bye a tutti. Se ci si lega si fanno le dovute sicure. Se si và in conserva o è una conserva sicura al 100% o si sta slegati. Anche forti alpinisti adottano la salita in simultanea ma fra di loro ci sono dei rinvii con i ti-block o ropman. In caso di caduta del secondo il primo non cade perché quel "cosino" blocca la sua caduta e non tira la corda del primo. Se cade il primo il o i rinvii fermano la sua caduta ed il secondo blocca la caduta come fosse in sosta a far sicura. Non mi voglio addentrare su quanto possa essere successo là (Aiguille du Midì ndr) perché non so come siano andate le cose. Forse può essere stata la caduta di uno e poi il cedimento della sosta... Non so questo. Ma se procedevano semplicemente in conserva bisogna dar ragione a Messner.
Note: La goulotte Bournier-Vogler ( III 4 M ) itinerario attrezzato con soste a spit lungo circa 250 metri e che si attacca calandosi o dall' antecima della cresta dei cosmiques o calandosi dalla passerella dell' Aiguille du Midi. In questo caso a una calata di circa 60 metri si deve far seguire una discesa nel couloir Cunningham (detto de la Passerelle) per circa 300 metri.
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