Lachit Valley: alpinisti polacchi salgono alcune cime inviolate nelle montagne del Tagas in Pakistan

La spedizione polacca composta da Tomasz Klimczak, Maciej Bedrejczuk, Marcin Wernik e Maciej Janczar ha salito alcune nuove vie nella Lachit Valley, nelle montagne del Tagas nel Karakorum, Pakistan. Il report di Tomasz Klimczak
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Lachit valley, Tagas, Karakorum: il successivo ramo della Lachit Valle, con Ogre e il Polish Couloir sulla sx.
archive Tomasz Klimczak
Tra il 18 agosto e il 2 ottobre 2015 la nostra spedizione ha visitato la regione inesplorata delle montagne Tagas nel Karakorum Pakistano. L'area si trova vicino al villaggio di Lachit, a sud del massiccio del K6. Siamo stati la prima spedizione a ricevere il permesso per entrare nella Lachit Valley dato che è ancora sotto il controllo militare. La spedizione era composta da quattro membri della squadra nazionale polacca di alpinismo: Tomasz Klimczak, Maciej Bedrejczuk, Marcin Wernik e Maciej Janczar. Ci conoscevamo già molto bene, avendo salito insieme le principali pareti nord delle Alpi e molte vie invernali nei Monti Tatra.

Esplorazione
Durante il nostro soggiorno di un mese al campo base abbiamo esplorato due rami della valle del Lachit. Una valle circondata da bellissime montagne, alte circa 6000m, di cui abbiamo scattato molte foto e filmati aerei con un drone. Siamo anche riusciti a salire due cime vergini. La prima vetta di 4991m, che abbiamo chiamato Capra Peak, è stata una facile salita di acclimatamento.

Dream Walker Peak
La seconda montagna si è rivelata una vera avventura, con un bivacco non pianificato e l’arrivo di una perturbazione inaspettata. La via è stata velocemente salita in due giorni in stile alpino, senza attrezzatura da bivacco. Abbiamo chiamato la montagna di 5809m Dream Walker Peak, mentre la nostra via di salita si intitola Rolling (D)Ice. Il punto chiave della via è stato un tiro su ghiaccio gradato AI5, composto da un sottile strato di ghiaccio spesso solo 15mm, impossible da proteggere. La discesa è stata effettuata lungo la via di salita con 14 calate su Abalakov e chiodi di ghiaccio. Abbiamo raggiunto il nostro campo base a quota 5000m nel bel mezzo della notte, accompagnati da continue nevicate.

Polish Couloir
Il nostro terzo obiettivo è stata una montagna situata sulla destra del nostro Campo Base. Questa torre slanciata sembrava difficile da tutti i versanti, con creste ariose ed una cima a punta - un grande sogno per tutti gli alpinisti. Proprio per questo l'abbiamo dato come nome provvisorio l’Ogre, l'Orco. Guardandola dalle nostre tende eravamo assolutamente convinti che raggiungere la sua cima sarebbe stato l'obiettivo principale della nostra spedizione e l'essenza dell'alpinismo che conosciamo e amiamo. Il nostro Ogre aveva una goulotte di ghiaccio promettente sulla parete nord-est, facilmente raggiungibile dal nostro campo base. Una volta installato il Campo Base Avanzato a 4500m, ai piedi della parete alta 1500m, siamo riusciti a salire la goulotte in 3 giorni con due bivacchi trascorsi seduti su altrettante cengie coperte di neve.

Il terzo giorno abbiamo raggiunto la sella a quota 6004m. Ovviamente volevamo procedere verso la cima. Erano le 15:30 circa e il tempo era peggiorato. Non riuscivamo nemmeno a vedere la cresta che si sviluppava davanti a noi, così abbiamo deciso di sentire il campo base per avere un aggiornamento delle previsioni del tempo: il giorno dopo sarebbe stato l'ultimo giorno di tempo decente, era infatti previsto brutto tempo nei due successivi giorni. Per arrivare in vetta e tornare alla sella avremmo avuto bisogno di un giorno intero, e questo significava che avremmo dovuto calarci lungo la nostra goulotte in mezzo a nevicate molto forti e completamente esposti alle valanghe. Non avevamo alcuna scelta: abbiamo iniziato le corde doppie e abbiamo raggiunto il primo bivacco a tarda notte. Il giorno seguente abbiamo continuato a scendere in doppia raggiungendo il ghiacciaio nel pomeriggio dopo un totale di 27 calate. Verso le 17.30 eravamo di ritorno al Campo Base.

La stessa notte ha iniziato pesantemente a nevicare, e non ha mai smesso per due giorni di fila. Non vedevamo le montagne, ma costantemente si sentiva il boato delle valanghe. Questo ci ha rassicurato: avevamo preso la decisione più saggia lassù in sella. Quando il tempo è migliorato siamo tornati a recuperare le nostre tende sul ghiacciaio, trovandole completamente ricoperte di neve, con i pali rotti. Abbiamo chiamato la nostra via fino alla sella Polish Couloir... la cima di questo Ogre rimane ancora inviolata.

Dopo questo salita in Karakorum è arrivato l’inverno che ha messo fine alla nostra spedizione. Durante il nostro soggiorno abbiamo visto tante belle montagne che non aspettano altro che le loro prime salite. Il carattere di queste cime fa sì che l’arrampicata assomigli ad un alpinismo simile a quello delle Alpi, con ghiaccio divertente, sezioni di misto e di dry tooling. Crediamo che la Lachit Valley possieda un enorme potenziale e che le future spedizioni potranno vivere delle indimenticabili avventure.

Tomasz Klimczak




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