La strategia del ragno all'Ancesieu, una storia che riemerge
Nell'agosto 2011 Adriano Trombetta, insieme ad Aziz e Michele Amadio, ha ripulito, attrezzato (con spit solo alle soste) e poi salito in libera La strategia del ragno la storica via aperta da Bosio, Cotta e Meneghin nel 1980 sull'Ancesieu (Vallone di Forzo, Gran Paradiso) “raddrizzata” dallo stesso Isidoro Meneghin e Ugo Manera con la variante del Diedro della Sveglia.
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Fessura Spaccadita, Strategia del Ragno, Ancesieu, vallone di Forzo
Nora Dorian
“12 tiri interamente da proteggere. Continui e belli, che offrono una varietà di passaggi infinita: dagli spalmi psicologici agli incastri più furiosi...” Così, nel suo blog, Adriano Trombetta presenta “La strategia del ragno”. Da un lato per descrivere quei 350 metri che hanno fatto la storia dell'Ancesieu, la grande parete del Vallone di Forzo che è stata uno dei campi di prova per la nuova arrampicata degli anni '80. Dall'altro per presentare il gran lavoro di pulizia fatto, assieme ad Aziz e Michele Amadio, per restituire questa estetica linea all'arrampicata.
Iniziamo dalla storia: nel maggio 1980, protagonisti di quella via e di quell'autentica epopea che si concluse con la prima (e unica) salita della parete Sud Ovest dell'Ancesieu, furono Giovanni Bosio, Antonio Cotta e quell'Isidoro Meneghin che sicuramente rappresenta uno degli esploratori più attivi e visionari di quegli anni. Poi, visto che nella sua prima versione l'uscita della via non era diretta, il 1° maggio 1981 lo stesso Meneghin insieme ad Ugo Manera “raddrizzarono” il tutto aprendo la variante diretta d'uscita del “Diedro della Sveglia”. Da allora questa via, avvolta come molte di quel periodo in un alone quasi di mistero, non risultava più salita... e per certi versi anche dimenticata. Probabilmente anche perché considerata “fuori mano” ma anche poco scalabile in libera.
Merito di Adriano Trombetta e compagni è quello di averla ri-portata alla ribalta. Tra l'altro facendo seguire alla pulizia delle fessure e dei diedri intasati di terra e poi anche della prima salita in libera da parte dello stesso Trombetta con difficoltà max di 7b e 6b obbl. Lo stile seguito per il “ripristino” è stato quello di “attrezzare le soste a spit, mentre lungo tiri è stato messo solo qualche super chiodo e per il resto sono rimasti interamente da proteggere”. Il tutto, è bene precisarlo, è stato fatto con l'assenso preventivo di Ugo Manera. Quel che resta, come ci racconta Adriano Trombetta, è “una bellissima linea incredibilmente non è estrema: tutta 6b/6c con giusto un tiro di 7b. Interamente da proteggere. Un omaggio alla scalata tradizionale”.
LA STRATEGIA DEL RAGNO... OGGI di Adriano Trombetta
La “strategia”, per chi ama la storia dell’arrampicata occidentale, è un mito! E, fino a poco tempo fa, era anche misteriosa come tutti i miti che si rispettino. Molte incognite si opponevano alla mia voglia di visitare quel posto: La strategia è l’unica via di quella parete… perché? Eppure la parete è grandissima e quando la guardi dal parcheggio sembra tutt’altro che brutta! Poi, quel tentativo di apertura di una nuova linea da parte di Rolando Larcher, (ndr con Maurizio Oviglia e Andrea Giorda) mi lasciava perplesso… un solo spit messo… perché non ha continuato? perché ha rinunciato? la parete è troppo sporca? Forse impossibile? O forse è brutta? La curiosità cresce…
Ma il catalizzatore che trasforma il seme della curiosità in azione è Sergio Cerutti, nostro mentore spirituale. Lui conosce bene Ugo Manera, il quale gli ha sempre detto che la “Strategia del ragno” sarebbe stata scalabile… poi comincia a girar voce che qualcuno voglia spittarla… anche se questa è forse una mossa tattica pilotata dallo stesso Cerutti. Comunque che questa voce risponda a verità oppure no, non importa. La tattica funziona ed è allarme!
Io, Miki e Aziz partiamo… Come avrete capito prima, la via non aveva ripetizioni e non era mai stata percorsa da sotto a sopra. Ne io, Miki e Aziz avevamo l’intenzione di risolverla quel giorno… Appunto quel giorno: Non ricordo la data, è settembre (2010); Miki è drogato di adrenalina, io e Aziz non l’abbiamo mai visto così; tira tutto lui, quasi tutto a vista su fessure intasate d’erba e placche lichenate. È come aprire una via nuova, in posto non c’è quasi niente (2 chiodi), anzi è peggio, perché se fossimo stati in apertura qualche spit il pazzo l’avrebbe messo…
Si, il pazzo! Con Aziz rido ancora adesso pensando all’assurdità della progressione: Miki davanti in libera quasi slegato, mettendo “nattini” che saltavano via e noi dietro a pulirla, a colpi di picca e martello per liberare buchi da friends, aggiungendo qualche chiodo per renderla scalabile anche ai sani di mente. Insomma, se non avessimo lavorato già il primo giorno probabilmente Miki il folle ci avrebbe condotti in vetta! Invece, dopo sette tiri, era già tardi e il cantiere era dichiarato aperto.
Forse è giusto così, se l’avessimo conclusa il nostro sarebbe rimasto un’exploit fine a se stesso, invece la via è bellissima così com’è ora: pulita, proteggibile e con un paio di varianti degne dei più bei tiri della zona. Senza andarci più volte non saremmo riusciti in questa vera e propria opera di restauro, che a mio parere, dovrebbe servire da esempio ad altri alpinisti per altre vie e pareti. Come avete intuito, infatti, non sono stati messi spit salvo che nelle soste, le quali rispettano le originali descritte da Manera e Meneghin.
13/8/2011 Non suona la sveglia! È forse un segno? “Cazzio” Nora che non mi ha svegliato, Nora Dorian, la bellissima fotografa. A lei il lavoro più duro: stare nella prima cordata, tirata da Fabrizio Ferrari, appendersi, tirare fuori la “camera” (che è da accudire come un bebè) e scattare lasciandomi scalare. Sì, io devo scalare, sto provando la “graund-up”, da sotto a sopra, tutto da primo, in libera e fino in cima. E cosa sarà mai liberare dei 6b e 6c direte voi?
Beh, io faccio la guida alpina, nelle dita non ho un tiro di falesia dal mese di maggio e in più tiro su due gambe enormi che sentono già otto Monte Bianchi... E poi c’è l’ultimo tiro, quel maledetto e bellissimo 7b, ancora da liberare e con i movimenti ancora incerti. Ma non avendo sentito la sveglia nulla poteva andar storto: è libera! Alle 8:00 di sera buttiamo le doppie…
Sì, le doppie. Rendono tutto più comodo e sicuro, anche se snaturano l’impegno globale. Ma cosa volete? l’alpinismo moderno non è forse fatto di compromessi? Innanzitutto, prima di iniziare il restauro, abbiamo avuto il benestare di Manera; poi abbiamo pesato lungamente tutte le possibilità, adottando in fine la soluzione più comunemente considerata etica: soste sicure, chiodi che non azzerino i passaggi (13 su tutta la via) e pulizia capillare.
Insomma, pochissime vie nelle Alpi occidentali si presentano con 12 tiri interamente da proteggere. Continui e belli che offrono una varietà di passaggi infinita: dagli spalmi psicologici agli incastri più furiosi. Voglio e farò di tutto affinché essa diventa via “cult” e non venga rimangiata dell’erba e dal lichene. L’Ancesieu, una delle più belle pareti del Piemonte ci ha fatto un altro regalo: a voi sta di goderlo!
Adriano Trombetta
>> Scheda - LA STRATEGIA DEL RAGNO
Iniziamo dalla storia: nel maggio 1980, protagonisti di quella via e di quell'autentica epopea che si concluse con la prima (e unica) salita della parete Sud Ovest dell'Ancesieu, furono Giovanni Bosio, Antonio Cotta e quell'Isidoro Meneghin che sicuramente rappresenta uno degli esploratori più attivi e visionari di quegli anni. Poi, visto che nella sua prima versione l'uscita della via non era diretta, il 1° maggio 1981 lo stesso Meneghin insieme ad Ugo Manera “raddrizzarono” il tutto aprendo la variante diretta d'uscita del “Diedro della Sveglia”. Da allora questa via, avvolta come molte di quel periodo in un alone quasi di mistero, non risultava più salita... e per certi versi anche dimenticata. Probabilmente anche perché considerata “fuori mano” ma anche poco scalabile in libera.
Merito di Adriano Trombetta e compagni è quello di averla ri-portata alla ribalta. Tra l'altro facendo seguire alla pulizia delle fessure e dei diedri intasati di terra e poi anche della prima salita in libera da parte dello stesso Trombetta con difficoltà max di 7b e 6b obbl. Lo stile seguito per il “ripristino” è stato quello di “attrezzare le soste a spit, mentre lungo tiri è stato messo solo qualche super chiodo e per il resto sono rimasti interamente da proteggere”. Il tutto, è bene precisarlo, è stato fatto con l'assenso preventivo di Ugo Manera. Quel che resta, come ci racconta Adriano Trombetta, è “una bellissima linea incredibilmente non è estrema: tutta 6b/6c con giusto un tiro di 7b. Interamente da proteggere. Un omaggio alla scalata tradizionale”.
LA STRATEGIA DEL RAGNO... OGGI di Adriano Trombetta
La “strategia”, per chi ama la storia dell’arrampicata occidentale, è un mito! E, fino a poco tempo fa, era anche misteriosa come tutti i miti che si rispettino. Molte incognite si opponevano alla mia voglia di visitare quel posto: La strategia è l’unica via di quella parete… perché? Eppure la parete è grandissima e quando la guardi dal parcheggio sembra tutt’altro che brutta! Poi, quel tentativo di apertura di una nuova linea da parte di Rolando Larcher, (ndr con Maurizio Oviglia e Andrea Giorda) mi lasciava perplesso… un solo spit messo… perché non ha continuato? perché ha rinunciato? la parete è troppo sporca? Forse impossibile? O forse è brutta? La curiosità cresce…
Ma il catalizzatore che trasforma il seme della curiosità in azione è Sergio Cerutti, nostro mentore spirituale. Lui conosce bene Ugo Manera, il quale gli ha sempre detto che la “Strategia del ragno” sarebbe stata scalabile… poi comincia a girar voce che qualcuno voglia spittarla… anche se questa è forse una mossa tattica pilotata dallo stesso Cerutti. Comunque che questa voce risponda a verità oppure no, non importa. La tattica funziona ed è allarme!
Io, Miki e Aziz partiamo… Come avrete capito prima, la via non aveva ripetizioni e non era mai stata percorsa da sotto a sopra. Ne io, Miki e Aziz avevamo l’intenzione di risolverla quel giorno… Appunto quel giorno: Non ricordo la data, è settembre (2010); Miki è drogato di adrenalina, io e Aziz non l’abbiamo mai visto così; tira tutto lui, quasi tutto a vista su fessure intasate d’erba e placche lichenate. È come aprire una via nuova, in posto non c’è quasi niente (2 chiodi), anzi è peggio, perché se fossimo stati in apertura qualche spit il pazzo l’avrebbe messo…
Si, il pazzo! Con Aziz rido ancora adesso pensando all’assurdità della progressione: Miki davanti in libera quasi slegato, mettendo “nattini” che saltavano via e noi dietro a pulirla, a colpi di picca e martello per liberare buchi da friends, aggiungendo qualche chiodo per renderla scalabile anche ai sani di mente. Insomma, se non avessimo lavorato già il primo giorno probabilmente Miki il folle ci avrebbe condotti in vetta! Invece, dopo sette tiri, era già tardi e il cantiere era dichiarato aperto.
Forse è giusto così, se l’avessimo conclusa il nostro sarebbe rimasto un’exploit fine a se stesso, invece la via è bellissima così com’è ora: pulita, proteggibile e con un paio di varianti degne dei più bei tiri della zona. Senza andarci più volte non saremmo riusciti in questa vera e propria opera di restauro, che a mio parere, dovrebbe servire da esempio ad altri alpinisti per altre vie e pareti. Come avete intuito, infatti, non sono stati messi spit salvo che nelle soste, le quali rispettano le originali descritte da Manera e Meneghin.
13/8/2011 Non suona la sveglia! È forse un segno? “Cazzio” Nora che non mi ha svegliato, Nora Dorian, la bellissima fotografa. A lei il lavoro più duro: stare nella prima cordata, tirata da Fabrizio Ferrari, appendersi, tirare fuori la “camera” (che è da accudire come un bebè) e scattare lasciandomi scalare. Sì, io devo scalare, sto provando la “graund-up”, da sotto a sopra, tutto da primo, in libera e fino in cima. E cosa sarà mai liberare dei 6b e 6c direte voi?
Beh, io faccio la guida alpina, nelle dita non ho un tiro di falesia dal mese di maggio e in più tiro su due gambe enormi che sentono già otto Monte Bianchi... E poi c’è l’ultimo tiro, quel maledetto e bellissimo 7b, ancora da liberare e con i movimenti ancora incerti. Ma non avendo sentito la sveglia nulla poteva andar storto: è libera! Alle 8:00 di sera buttiamo le doppie…
Sì, le doppie. Rendono tutto più comodo e sicuro, anche se snaturano l’impegno globale. Ma cosa volete? l’alpinismo moderno non è forse fatto di compromessi? Innanzitutto, prima di iniziare il restauro, abbiamo avuto il benestare di Manera; poi abbiamo pesato lungamente tutte le possibilità, adottando in fine la soluzione più comunemente considerata etica: soste sicure, chiodi che non azzerino i passaggi (13 su tutta la via) e pulizia capillare.
Insomma, pochissime vie nelle Alpi occidentali si presentano con 12 tiri interamente da proteggere. Continui e belli che offrono una varietà di passaggi infinita: dagli spalmi psicologici agli incastri più furiosi. Voglio e farò di tutto affinché essa diventa via “cult” e non venga rimangiata dell’erba e dal lichene. L’Ancesieu, una delle più belle pareti del Piemonte ci ha fatto un altro regalo: a voi sta di goderlo!
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