Krzysztof Wielicki, al Centro Asteria a Milano

Al 9° incontro del "Mondo della montagna", organizzato dal Centro Asteria di Milano, è stato protagonista Krzysztof Wielicki, l'alpinista polacco che ha salito tutti i 14 ottomila.
 

“Ho scelto la montagna”: questo il titolo della conferenza di Krzysztof Wielicki tenuta al Centro Asteria di Milano il 19 febbraio u.s..
Introdotto da Mario Corradini, alpinista ed autore di numerosi volumi sulle montagne del Trentino, amico di lunga data del protagonista della serata, Wielicki, in buon italiano imparato negli otto anni in cui è stato dipendente della FIAT in Polonia, ha presentato le salite dei quattordici 8000 della Terra, primato mondiale condiviso con solo altri sei alpinisti di diverse nazionalità.

Wielicki ha proposto una carrellata di immagini sulle sue salite, riportate anche in un libro fotografico dal titolo “La “Corona dell’Himalaya”, ed ha cercato, nel dibattito successivo, di definire i connotati dell’alpinismo polacco e dell’Est europeo dopo la caduta del “Muro di Berlino” e la conseguente apertura delle frontiere.

Ingegnere elettronico, ma alpinista quasi a tempo pieno (ha trascorso anche 6 mesi di seguito in Himalaya), Wielicki è un protagonista indiscusso dell’alpinismo polacco di questi ultimi venti anni.

Il suo “percorso” himalayano, iniziato nel 1980 con la prima salita invernale dell’Everest , la vetta più alta della Terra, e concluso nel 1996 con la salita solitaria del Nanga Parbat, non era inizialmente finalizzato alla salita di tutti gli 8000.

Nuove vie, salite in inverno, tempi stupefacenti che valsero ad attribuirgli il titolo di “Corridore dell’Himalaya”, queste alcune delle caratteristiche salienti delle sue imprese, la maggior parte delle quali compiute con alpinisti polacchi tra cui il compianto Kukuczka, rivale di Messner nella corsa ad essere il primo uomo ad aver salito tutti gli 8000.
Arrivato, però, ad aver compiuto la salita di 10 ottomila, la naturale conclusione della sua avventura è stata il completamento della “Corona” con episodi quasi “eroici” come la salita dello sperone nord del K2, dopo tre mesi di impegno continuo, in compagnia dei nostri connazionali Marco Bianchi e Christian Kuntner.

Alpinista naturalmente dotato, anche se non possiede un fisico appariscente, ha dichiarato di non compiere nessun allenamento specifico per preparare le sue salite ma di conseguire la forma migliore nell’azione stessa alle alte quote; in Himalaya, secondo Wielicki, non serve il raggiungimento dell’exploit sulle grandi difficoltà ma una tenace costanza ed un’abitudine alla sofferenza ed al mantenimento dell’attività alpinistica anche in condizioni difficili per lunghi periodi.
Insomma, alpinista determinato e razionale, anche se non privo di sensibilità e di affetto verso le popolazioni himalayane, in particolare per i bambini, ai quali ha dedicato una significativa parte delle immagini presentate.

La tradizione dell’alpinismo polacco in Himalaya lo vede in una posizione di primo piano con ambiziosi progetti ancora da realizzare.
Giudica gli alpinisti russi come i più forti himalayisti del momento: l’opportunità che gli viene offerta di salire gli 8000 li ha liberati dall’atavica impossibilità di uscire al di fuori dei confini del proprio paese e ne ha fatto scaturire la loro forza prorompente.

Il suo “palmares” contiene salite in Dolomiti, nel Pamir e nel Caucaso ma il nostro personaggio dichiara di trovarsi a suo agio sole alle alte quote himalayane; in questo contesto si inserisce il prossimo obiettivo di Wielicki: il completamento delle invernali ai 5 ottomila più alti; alla sua collezione invernale mancano K2 e Makalu, mentre Everest, Kangchenjunga e Lhotse appartengono già al passato.

di Giuseppe Gervasio
   I 14 ottomila di Krzysztof Wielicki


Everest - 1980
1a invernale

Broad Peak - 1984
solitaria via normale (16 h salita, 6h discesa)

Manaslu - 1984
nuova via sul versante SSE
1992 via normale

Kangchenjunga - 1986
1a invernale

Makalu 1986
via normale in stile alpino

Lhotse - 1988
1a invernale (in solitaria)

Dhaulagiri - 1990
nuova via in solitaria sul versante E

Annapurna - 1991
via inglese sul versante S

Cho Oyu - 1993
via dei polacchi

Shisha Pangma - 1993
nuova via sul versante S, in solitaria

Gasherbrum II - 1995
via normale, in solitaria

Gasherbrum I - 1995
via dei giaìpponesi in stile alpino

K2 - 1996

Nanga Parbat 1996
via Kinshofer, in solitaria


news Krzysztof Wielick e l'invernale 2000/01 al Makalu


Nella foto l'Everest da nord
(foto F. Tremolada)


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