Juho Knuuttila apre due impegnative vie di misto a Rånkeipen in Norvegia, una in solitaria autoassicurato
Ancora una volta è quel momento dell'anno in cui risolvere enigmi congelati sopra i fiordi della Norvegia settentrionale. Sono tornato a Narvik a fine novembre, molto motivato e pieno di idee, dopo un'estate lontano da qui. Anche se le condizioni non sono buone come nell'inverno 2022, c'è ancora molto da fare.
Durante le notti polari ho iniziato a concentrarmi sull'esplorazione della parete sud-ovest del Rånkeipen, a soli 30 minuti di auto a sud di Narvik. La parete è ripida e piena di potenziali linee invernali. Ho spesso scherzato dicendo che è la "Stanley Headwall di Narvik", ma senza spit.
Il problema maggiore è che la roccia è molto compatta e priva di fessure, quindi bisogna affidarsi quasi esclusivamente al ghiaccio. Essendo esposto a sud-ovest, non appena il sole colpisce la parete dopo una notte polare esiste il rischio concreto che tutto il ghiaccio sottile di cui hai bisogno per salire la parete in condizioni ragionevoli possa improvvisamente fondersi. Detto ciò, questo dicembre eravamo finalmente sufficientemente motivati per dare un'occhiata più da vicino.
Il 13 dicembre Alexander Nordvall e io abbiamo completato la prima salita della linea centrale della parete, incontrando difficoltà fino a M6 e WI6. Nei sei tiri siamo stati messi alla prova da ghiaccio fragile, roccia compatta e, naturalmente, dalla mancanza di luce diurna.
Alcuni tiri erano così lunghi che abbiamo dovuto salire in conserva, alcuni ci hanno portato all'interno della montagna, mentre altri ci hanno offerto candele sospese sopra il vuoto. È stato un giorno così speciale: poter condividere la corda per la prima volta con Alex, anche lui come me in procinto di diventare una guida alpina.
Come detto, l'arrampicata è stata varia e davvero bella. Ci siamo avvicinati alla parete dal basso, risalendo un canalone di neve di 600 metri fino alla base della montagna. Per scendere abbiamo fatto tre lunghe doppie con corde da 70 metri. Abbiamo lasciato un chiodo e un nut in parete, per il resto ci siamo calati da Abalakov. In alternativa, si può anche scendere a piedi seguendo la via normale di Rånkeipen.
Arctic Circus è stata la linea di debolezza più evidente della parete. Una bella introduzione per quella che sarà l’arrampicata di misto su questa eccezionale parete.
Dopo aver completato Arctic Circus non riuscivo a smettere di pensare alle altre possibili linee da salire su Rånkeipen. Subito dopo il capodanno avevo a disposizione soltanto una mattinata libera dal lavoro, prima dell’arrivo della prossima ondata di maltempo e temperature gelide ma non riuscivo a trovare nessun compagno di cordata. Tuttavia, ho pensato che sarei riuscito in ogni caso a sfruttare bene il tempo a mia disposizione. Almeno per salire e dare un’occhiata da vicino.
I forti venti avevano caricato i canaloni, le cenge di avvicinamento non sembravano invitanti, ma dato che c'è un plateau piatto in cima alla parete ho pensato di poter salire con gli sci da dietro e calarmi in corda doppia fino alla base della linea che avevo in mente.
Partito il 3 gennaio sono salito fino a quota 770 metri, seguendo la via normale di Rånkeipen con zero visibilità, cosa che non mi ha particolarmente rallegrato. Appena ho iniziato a calarmi mi sono sentito meglio. Ho fatto alcune calate ripide per arrivare alla cengia sotto la mia linea. Questo avvicinamento in doppia si è rivelato estremamente impegnativo, perché non avevo idea se sarei stato in grado di risalire e ritornare ai miei sci. Il piano B era scendere giù per quei canaloni fino a Råndalen.
Mi aspettavo di riuscire a salire slegato la maggior parte della linea ma quando le rampe, apparentemente "facili", si sono rivelate placche lisce ricoperte di neve farinosa non ho avuto altra scelta che scendere 20 metri, trovare una buona sosta e cambiare l’assetto mentale in modalità solitaria autoassicurato. Il primo tiro di 50 metri mi ha richiesto due ore per salire da capocordata, e ho dovuto superare terreno delicato attorno a M5. Ora ero posizionato direttamente sotto la prima grande struttura di ghiaccio e non sembrava quel WI5 che avevo sperato. Mi trovavo di fronte a un diedro strapiombante che portava a delle candele...
Avevo bisogno di altre due ore per lottare contro questo terreno selvaggio. C’era del dry tooling, un delicato traverso su ghiaccio e piccoli strapiombi da superare. A un certo punto mi sono ritrovato su una piccola massa di ghiaccio: i miei piedi si sono staccati all’improvviso e li ho buttati dietro il diedro per trovare qualche appoggio. Questo è stato memorabile, da solo e in alto sulla parete.
Avevo utilizzato quasi tutta la corda quando finalmente ho raggiunto del terreno più facile. Ho ripulito il tiro, ho salito del ghiaccio più facile e sono sceso con gli sci per andare al lavoro alle 13:30, esausto ma felice. Avevo appena vissuto alcune delle ore più intense della mia vita.
Polar Vortex (M6, WI6) rappresenta sicuramente un passo successivo per la mia arrampicata, dato che prima d’ora non ho mai fatto molta esperienza con le solitarie. Mi ha aperto gli occhi per il futuro, su cosa sono capace. E pone le mie uscite pre-lavoro in una dimensione completamente nuova. Non vedo l'ora di tornare a Rånkeipen!
di Juho Knuuttila
Juho Knuuttila ringrazia Petzl, Lowa, Rab, Gloryfy, Lowe Alpine