Entropi sul Mt. Blokktind in Norvegia aperta da Juho Knuuttila e Eivind Jacobsen
Alcuni anni fa, su una mappa, ho scoperto una montagna chiamata Blokktind (1035 m), situata sulle rive del Tjongsfjord, a tre ore di auto a sud della città di Bodø. Inizialmente pensavo che la sua ripida parete nord-ovest sarebbe stata una bella meta per l’arrampicata in estate, ma dopo aver notato in alcune foto, una striscia nera e bagnata che scorreva lungo la parete, mi sono reso conto che in inverno poteva esserci del ghiaccio. Si è rivelata una delle linee invernali più belle che abbia mai visto nel nord della Norvegia. Una di quelle che proprio non riesci a toglierti più dalla mente.
Dato che mi sono trasferito a Narvik per l'inverno, ero molto più flessibile per poterla tentare. Una delle persone del posto è stata così gentile da inviarmi aggiornamenti sulle condizioni poiché può vedere la parete ogni giorno da casa sua. Le condizioni sembravano migliorare di settimana in settimana e finalmente all'inizio di marzo era tempo di provarla prima che le temperature primaverili la sciogliessero.
Avevo solo due giorni di ferie dal lavoro la scorsa settimana e pensavo che probabilmente il sistema di bassa pressione polare in arrivo avrebbe distrutto il ghiaccio già sabato. Fortunatamente Eivind Jacobsen, un forte sciatore e alpinista che vive attualmente a Bod, si è detto felice di arrampicare con me. Giovedì sera ho guidato 5 ore fino a Bodø per prendere Eivind, prima di continuare altre 3 ore fino al villaggio di Tjong situato vicino alla montagna.
Dopo un avvicinamento di due ore su neve primaverile e attraverso il lago ghiacciato Blokkvatnet, venerdì mattina abbiamo raggiunto la base della via. Sembrava molto più sottile di quanto pensassimo. Per raggiungere il ghiaccio dovevamo salire un sistema di rampe che ci ha offerto una piacevole arrampicata su erba congelata. Non troppo ripida e con buoni ciuffi di erba. Un sacco di spindrift stava però già scendendo lungo la parete.
Una volta sul ghiaccio abbiamo subito pensato ad una ritirata. Il tiro successivo sembrava avere un tratto verticale di ghiaccio già staccato dalla parete che pareva impossibile da scalare. Sono salito più in alto possibile per dare un’occhiata, per vedere se ci fosse un punto debole per evitare questo tratto. E c'era! Una caratteristica rampa molto ripida di erba e roccia inclinata. Mi ci sono voluti tre tentativi per passare, perché non ero soddisfatto della mia sequenza.
Sono sempre sceso per riprendermi mentalmente prima di provare finalmente, svuotando la mia mente dai pensieri negativi poiché le protezioni erano orribili. Ho scalato a mani nude, usando alcune tacche e poi i ciuffi d’erba per le piccozze. Il terreno era ripido e tecnico. Una volta in sosta ho quasi avuto un esaurimento mentale, ma non ho avuto molto tempo per recuperare le forze per il successivo tiro verticale di 5 cm di ghiaccio. Eivind aveva iniziato la sua stagione invernale soltanto poche settimane prima, quindi mi sono offerto di continuare da capocordata. Fortunatamente la temperatura era sopra lo zero, il che rendeva il ghiaccio morbido. Ghiaccio fragile sarebbe stato troppo, e mentalmente iniziavo a sentirmi provato.
Il sesto tiro, su terreno più facile, ha portato ad una fessura che ho salito ancora una volta senza guanti, incastrando le mani e le dita mentre indossavo ancora i ramponi. Sono poi passato al dry tooling e alla fine ho fatto un grande allungo per ritornare sul ghiaccio.
L’ottavo tiro sale su una vena di ghiaccio verticale di 65 metri sulla headwall. Qui è stato possibile mettere le viti da ghiaccio! La posizione era esposta e con lo spindrift in crescita continua è stata una vera battaglia. Fino a quel momento ogni tiro era stato una vittoria ed una specie di sorpresa che fossero stati saliti in libera.
Dopo tanta arrampicata difficile, all’imbrunire gli ultimi due tiri di ghiaccio normale di V grado sono stati un po' più rilassati. Avevamo ancora 250 metri di neve per raggiungere la vetta. Le condizioni erano sicure per salire slegati ma il vento si era alzato e in vetta era già così forte che era meglio rimanere accovacciati. La visibilità era piuttosto scarsa a causa del ghiaccio che volava nell'aria e ciò rendeva molto lenta la discesa dalla cresta sud, poiché dovevamo continuamente controllare la nostra posizione tramite GPS.
Abbiamo raggiunto la macchina dopo 16 ore e mezza di viaggio. Stava già piovendo e la nostra finestra meteo per la via era giunta al termine. Ora dovevamo tornare a Bodø, da dove ho proseguito per tutta la notte fino a Narvik per andare al lavoro la mattina successiva.
La salita è stata un'avventura piena ed è difficile immaginare di trovare a breve una linea ancora più bella qui. Mi sento abbastanza vuoto ora e potrebbe volerci del tempo per elaborare la salita, e probabilmente anche più tempo per riprendermi mentalmente. Si tratta sicuramente di una delle salite più impegnative che ho fatto finora.
Entropi (norvegese) o Entropy in inglese si spiega così: la mancanza di ordine o prevedibilità; graduale declino nel disordine. Descrive bene la linea, ma l'arrampicata è andata nella direzione opposta, dal disordine totale, anche mentale, all'ordine totale. Il nome potrebbe anche avere qualcosa a che fare anche con la situazione nella quale attualmente si trova il nostro mondo...
L’intera via è stata salita a-vista. Abbiamo incontrato difficoltà fino a WI5+, M6, N5, R e non abbiamo lasciato nessuna materiale in parete. N5 equivale al 5b sulla scala francese.
di Juho Knuuttila
Juho ringrazia: Petzl, Rab, Lowa, Gloryfy, Lowe Alpine.
Link: www.juhoknuuttila.com