It's a long way to the top al Crozzon di Brenta (Dolomiti di Brenta) per Roberto Parolari e Nicola Tondini

In alta Val Brenta alle pendici del Crozzon di Brenta, l’11 marzo 2023 Roberto Parolari e Nicola Tondini hanno terminato dal basso una nuova cascata di ghiaccio e misto. Chiamata It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'N' Roll), presenta difficoltà fino a WI6, M8.
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L'apertura di 'It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'N' Roll)' al Crozzon di Brenta, Dolomiti di Brenta (Roberto Parolari, Nicola Tondini)
archivio Nicola Tondini

In alta Val Brenta alle pendici del Crozzon di Brenta, l’11 marzo 2023 Roberto Parolari e Nicola Tondini hanno terminato dal basso una nuova linea di ghiaccio e misto. La via si può suddividere in due parti. La prima, salita nel 2013, supera il primo salto di roccia e prosegue poi per un lungo pendio interrotto da una divertente cascata. La seconda parte, in 4 tiri, risolve i punti deboli della strapiombante parete sovrastante. Sulla seconda parte le due guide alpine hanno fatto un primo tentativo a febbraio, arenatosi quasi al termine della seconda lunghezza (la più impegnativa), per poi tornare a marzo e partendo da sotto, ripetere tutti i tiri fino ad allora aperti e terminare la via al buio con le frontali.

Parolari e Tondini hanno scelto di vivere fino in fondo l’avventura non portando in alcun tentativo il trapano o fix da mettere a mano, volendo compiere la salita usando solo protezioni tradizionali sia lungo i tiri, che sulle soste. Questo ha richiesto loro un impegno di tempo maggiore, non essendo così facile, sul muro sommitale trovare i posti dove realizzare sicuri punti di sosta.

La via, It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'n' Roll) presenta difficoltà su ghiaccio fino al WI6 e su misto fino all’M8. Il tiro di M8 non è stato salito rotpunkt, piazzandoci due voli Tondini nel tentativo di chiuderlo. Tale tiro, aperto alternandosi, presentava inizialmente meno chiodi (R3). Per facilitare una futura realizzazione on-sight da parte dei ripetitori, sono stati aggiunti dal secondo di cordata alcuni chiodi. Ora con una chiodatura da R2, attende i futuri ripetitori. Ecco il doppio racconto.


IT'S A LONG WAY TO THE TOP di Roberto Parolari

Bon Scott degli AC/DC nel 1976 cantava It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'n' Roll) e a seguire Brian Johnson ripete i suoi versi fino ad oggi. Il titolo tradotto significa "E’ lunga la strada per il successo se vuoi suonare il Rock'n'roll" e descriveva la gavetta che aveva dovuto fare la band nei loro primi periodi di Rock.

Sono ormai parecchi anni che me ne vado in giro per il Brenta a cercare colate di ghiaccio e continuo a far gavetta. Solo nel settore dell’anfiteatro sono stati piazzati con parsimonia e salendo dal basso alcuni fix, in tutte le altre salite l’etica è sempre stata niente fori nella roccia; questo naturalmente è stato fonte di non poche paure, tanto impegno, adattamento alla morfologia della parete sia per la linee che per le soste dei tiri, ma anche tanta crescita personale.

Nel tentativo del 2013, Nicola mi aveva lanciato l’idea di salire il muro finale con scarpette da arrampicata e non usando fix, la proposta si è poi trasformata in salita dry, ma pensandolo fuori dalla mia portata, ho accettato cedendogli il passo sui tiri di roccia.

Di fatto ne è venuta fuori una linea che racchiude del misto classico delicato e da proteggere, del ghiaccio di candela sospesa da non maltrattare, dei tiri dry di non facile interpretazione e il tutto in un contesto meraviglioso alle pendici del Crozzon di Brenta. Dove informazioni in rete non se ne trovano, durante il periodo invernale bisogna battere la traccia, piantare la piccozza e non agganciarla ai buchi già fatti, saper usare le protezioni veloci, arrampicare bene su ghiaccio/roccia/misto/dry e avere tanta voglia di mettersi in discussione. Tutti ingredienti per una bella avventura.

IF YOU WANNA ROCK 'N' ROLL DI di Nicola Tondini
L’inverno scorso, dopo vari anni, siamo tornati a legarci insieme io e Robertino. Sul Brenta, per una decina di anni (tra il 1994 e il 2003), Roby mi ha coinvolto nei suoi futuristici progetti. Ho ricordi molti vivi sul Crozzon di Brenta (apertura della prima parte di Lisa dagli occhi blu) e su cima Brenta (prima parte di quella che oggi è "La via che non c’è) e le innumerevoli giornate passate in Val di Brenta, dove il ricordo più bello è certamente legato alla prima salita di "Sotto gli occhi della luna".

Roberto non ha mai mollato la passione per il ghiaccio in questa zona e lo testimoniano le innumerevoli altre prime realizzazioni da lui compiute. Una decina di anni fa, mi ha coinvolto nuovamente su uno dei progetti, rimastigli da fare in alta Val di Brenta. Qui aveva aperto vari itinerari, alcuni corti e impegnativi, altri di più ampio respiro, affrontando le due grandi balze di roccia che stanno ai piedi del Crozzon di Brenta. Itinerari quest’ultimi che raggiungono così uno sviluppo sui 500m, con almeno 7-8 lunghezze impegnative.

A gennaio 2013, salimmo così la prima parte (4 tiri oltre ai vari trasferimenti e pendii) fino sotto al grande muro strapiombante della parte alta. Non era prestissimo e decidemmo di tornare maggiormente attrezzati, visto le difficoltà che si intuivano esserci. Sono passati poi vari anni… ogni inverno ci si faceva un pensiero, ma sembrava sempre difficile trovare l’incastro giusto. A gennaio di quest’anno ci siamo incrociati come altre volta al King Rock. Sarà che quest’inverno avrei compiuto 50 anni, sarà che era ormai tanto che non ci legavamo insieme, ma dentro di me ho deciso che un gran bel regalo per il mio mezzo secolo di vita sarebbe stata una bella avventura in compagnia di un caro amico. E quale migliore avventura alpinistica poteva esserci, che provare ad affrontare solo con mezzi tradizionali una linea di misto come quella e per giunta non proprio di comodo accesso? Dall’accogliente Pra della Casa all’attacco della via, ci vogliono, infatti, quasi 3 ore di avvicinamento.

Fissammo, così, per fine gennaio una prima data. Ma quel giorno non stetti bene, così partimmo un po’ più leggeri e ripiegammo sul "Martello di Thor" (vie di 3 tiri di ghiaccio e misto aperta sempre da Roberto) aprendo una variante sul terzo tiro. Ma ormai, respirata l’aria di quel luogo solitario e affascinante, il fuoco era acceso e così tornammo a fine febbraio. Saltammo la prima parte e dopo 4 ore di marcia ci trovammo sotto il nostro bel muro. Il tentativo quel giorno si fermò al secondo tiro, qualche metro prima dell’attuale punto di sosta. Erano ormai le 18,00 e dopo decine di minuti passati a cercare una fessura da chiodi, riuscii ad attrezzare un punto di calata fortuito.

L’11 marzo eravamo di nuovo là. Avevamo deciso di finirla ripartendo da sotto e ripercorrendo tutta la via fino ad allora aperta, per poi lanciarti sul restante terreno d’avventura. Era una bella sfida, ma questa scelta ci ha fatto vivere delle forti emozioni di cui, almeno io, avevo proprio bisogno. Il risultato è una gran bella salita, in cui si alternano tratti di ghiaccio, di misto e di dry in un ambiente solitario e molto bello.

Roberto Parolari ringrazia: CAMP e Dolomite 1897.
Nicola Tondini ringrazia ringrazia: Salewa, Climbing Technology, Dolomite 1897, Blizzardskis e Maxim Ropes.

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