Inferno con vista, nuova via sul Monte Camicia per Basile, Iurisci e Supplizi

Il 19 luglio 2012 Gabriele Basile, Cristiano Iurisci e Stefano Supplizi hanno aperto Inferno con vista (700m ED-, IV e V, passaggi fino al VI e 1 passo VI+) nuova via sulla parete Nord, Pilastro Montevecchi, del Monte Camicia (1967m, Gruppo del Gran Sasso). Dopo la salita i tre hanno bivaccato per poi tornare a valle il giorno dopo. Il report del gran viaggio su questa parete epica, con l'introduzione di Roberto Iannilli.
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Inferno con vista, parete N Pilastro Montevecchi al Monte Camicia, 1967m. Apertura: G. Basile, C. Iurisci e S. Supplizi a comando alternato, 19 (e 20 solo discesa) luglio 2012.
archivio G. Basile, C. Iurisci e S. Supplizi
Il signor Dante, poeta e scrittore, non che politico impegnato, trovò scritta sopra il portone questa frase: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l' etterno dolore, per me si va tra la perduta gente…" E poi concludeva: “Lasciate ogne speranza,voi ch' intrate." Ma lui era coraggioso ed entrò.
Il suo viaggio ancora oggi è raccontato come epico, denso di avventure sbalorditive in un ambiente incredibile, tanto incredibile che molti, direi tutti, sono convinti che lo abbia inventato di sana pianta per vendere la sua storia, poi pubblicata in un libro chiamato “La commedia”, un vero best-seller. Siamo in pochi a sapere la verità ed io sono uno di quelli, perché ci sono stato.
Il signor Dante non si è inventato nulla, quel posto esiste ed è in Abruzzo, sopra il paese di Castelli, sotto la vetta del Monte Camicia. Affacciato sulla piana zeppa di campi coltivati che ondulata declina verso la spiaggia chiara, bagnata dal mar Adriatico. Qui i bagnati pigliano il sole sereni, inconsapevoli che a pochi chilometri dal loro ombrellone tre di quella schiera di perduta gente, sono impegnati a risalirlo, quell'inferno, speranzosi di “riveder le stelle”.
Va bene, esagero, la nord del Monte Camicia non è l’ inferno, non è neanche un orco, ma solo una parete alta, grande e su roccia pericolosa, ma è vero che scalarla è una cosa epica, pregna di avventura in un ambiente incredibilmente affascinante, orribilmente affascinante.
I tre della perduta gente sono: Gabriele Basile, Cristiano Iurisci e Stefano Supplizi, che a comando alternato hanno aperto "Inferno con vista", una nuova e bella via che sale il settore della nord sotto il Dente del Lupo, un poco meno alto e un poco meno friabile, ma non per questo meno avventuroso. Bravi!
di Roberto Iannilli


INFERNO CON VISTA di Stefano Supplizi

Questa che sto per raccontarvi non è solo la storia di un apertura fatta di numeri, luoghi e misure ma come sempre accade o dovrebbe accadere in montagna, è una storia che parla di amicizia, di grande passione e di nostalgia per un tempo in cui gli uomini avevano ancora il coraggio e la fantasia per immaginare grandi avventure e luoghi inesplorati in cui viverle.

Questa storia comincia quasi trenta anni fa quando un vecchio partigiano, la mattina presto, andava a prendere il suo giovane nipote pescarese, ragazzino di città, per portarlo in montagna in cerca di funghi e belle passeggiate. Quel ragazzino ero io e questa storia è dedicata a mio nonno che mi ha regalato il suo amore viscerale per le nostre montagne, questo appennino a volte cosi selvaggio e silenzioso da sembrare fuori tempo, anacronistico, primitivo. Per anni da bambino ho avuto la fortuna di girovagare in Montagna senza pensieri semplicemente godendone il fascino e l'atmosfera sempre protetto dalla rassicurante presenza di mio nonno. Campo Imperatore e il Monte Camicia (versante sud) sono stati alcuni dei nostri luoghi preferiti, quasi magici, ancora oggi ogni volta che attraverso quella piana i ricordi si affollano e si rincorrono riportandomi a quei giorni. Ma la vita a volte ci porta lontano dalle cose che amiamo e così per quasi venti anni quei luoghi hanno riposato nascosti tra i miei ricordi.

Alcuni anni fa però ho cominciato ad arrampicare e ad andare in montagna e una volta tornato in Abruzzo è bastato un solo sguardo alla selvaggia parete Nord del Camicia per stregarmi completamente, fin dal primo momento ho saputo che dovevo salire quella parete. Ero però alle prime armi e inoltre parlare del Camicia e della sua Nord è una specie di tabù, troppo brutta la roccia, troppo selvaggia la parete, al solo nominarla si ricevono alternativamente risa di scherno o occhiate preoccupate e così ho dovuto aspettare e pazientare per qualche anno.

L'estate scorsa ho avuto la fortuna di conoscere Cristiano, un grandissimo ai miei occhi, alpinista d'altri tempi e uomo fuori dal comune, sempre alla ricerca di nuove sfide e nuovi panorami. Con lui non ho avuto problemi a parlare di quella montagna e così l'estate scorsa abbiamo ripetuto una delle vie di Roberto Iannilli, Nirvana, scendendo per ghiaie fino all'attacco che si trova a metà parete. Ma non era ancora abbastanza: io volevo partire dal basso, dal leggendario Fondo della salsa.

Devo ringraziare Cristiano per aver trovato e condiviso con me la scoperta del pilastro che poi abbiamo salito, e devo ringraziare Gabriele Basile, forte alpinista viterbese, unitosi a noi in questa avventura, per essersi letteralmente sparato i primi tiri duri nella parte bassa della via. E' stato semplicemente splendido vedergli affrontare in apertura e con sole protezioni mobili quei tiri uno dietro l'altro quasi senza sforzo, bellissimo ed elegante.

Parlare di gradi e numeri su una parete come la Nord del Camicia perde quasi di significato, perché sono l'ambiente, la qualità della roccia e la proteggibilità a condizionare completamente la salita, molto più che la difficoltà dei singoli passaggi, anche se devo ammettere che noi siamo stati fortunati ed abbiamo trovato roccia abbastanza buona e fessure per piazzare nut e friend.

La salita ha richiesto una logistica complessa: io che lavoro di notte come fornaio dovevo trovare qualcuno che mi sostituisse e Gabriele doveva potersi prendere un giorno di ferie dal lavoro perché non sapevamo se saremmo riusciti e finire la via in giornata e comunque avevamo deciso di fermarci a dormire anche se fossimo usciti in tempo. Così, fino a pochissime ore prima della partenza, tutto era ancora in forse e, come nei film, alla fine i pezzi del puzzle sono andati al loro posto: entrambi siamo riusciti a liberarci per un giorno.

La notte come nella migliore tradizione alpinistica nessuno ha dormito, Cristiano per il caldo, Gabriele per aver fatto tardi la sera ed essere partito presto la mattina (venendo da Viterbo) e io perché la notte lavoro.

La giornata, bellissima e calda, ci ha dato la carica e l'entusiasmo giusti. L'avvicinamento è corso via veloce e dobbiamo tutti ringraziare Fabrizio, un amico di Cristiano che abita a Castelli, per averci aiutato a portare il materiale all'attacco e ancor di più per esserci venuto a riprendere dall'altra parte una volta ridiscesi dal lato sud, GRAZIE DAVVERO!

I primi 7 tiri sul pilastro principale che abbiamo scalato sono stati i più impegnativi tecnicamente, con difficoltà fino al VI°+ su roccia generalmente buona e alcune soste su alberello. Ma anche psicologicamente perché non avevamo idea se vi fosse realmente una linea di salita logica e fattibile e solo usciti dal pilastro abbiamo capito che probabilmente era fatta.

I cinque tiri successivi probabilmente coincidono con la Faiani-Di Simone e si svolgono quasi completamente su una crestina che aerea è dire poco, spesso con una splendida esposizione (a seconda dei gusti...) ma con difficoltà che non superano mai il IV.
Finita la cresta e riguadagnato il pilastro Montevecchi abbiamo deciso di traversare 10/15mt a destra per raggiungere una serie di diedri e camini che si sono rivelati più facili del previsto con difficoltà massime di V+ e roccia rotta solo in alcuni tratti molto facili.

Una volta fuori dal pilastro ci siamo regalati un bivacco comodissimo con un panorama mozzafiato e una cena a base di pizza bianca, prosciutto, pecorino, e birra. Essere lì, tra quelle immensità di roccia, affacciati sulla Nord dove passa la via classica e pensare che nel '34, con i mezzi di allora, Panza e Marsilii osarono sfidarla, mi riempie di ammirazione verso i due eroici alpinisti.

Il giorno dopo abbiamo risalito le ghiaie fino alla vetta del Dente del Lupo e da lì, con una doppia, siamo scesi nel canale che riporta alla Sud del Camicia per poi scendere a Fonte Vetica e tornare a casa. Mentre camminavo, assorto nei miei pensieri, sentivo di essermi riavvicinato a quei luoghi, sentivo di essere tornato un po' quel bambino di tanti anni fa e di aver passeggiato ancora una volta con mio nonno su quelle montagne.
Non so se quello che abbiamo fatto sia importante, immagino che molti non ne capiranno il senso ma per la nostra cordata Alpinismo significa anche guardare una parete e volerla salire, significa desiderare di mettere le mani dove nessuno prima le ha messe, significa trovare la propria strada verso la vetta affrontando con coraggio e determinazione le difficoltà che si incontreranno. Forse oggi tutto questo è passato di moda e conta di più la difficoltà ma cosa volete farci, non tutti riusciamo ad essere al passo coi tempi.

A presto e buone salite,
Stefano Supplizi

INFERNO CON VISTA, parete N Pilastro Montevecchi al Monte Camicia, 1967m
G. Basile, C. Iurisci e S. Supplizi a comando alternato, 19 (e 20 solo discesa) luglio 2012
700m ED-, IV e V, passaggi fino al VI e 1 passo VI+

SCHEDA: Inferno con vista - Monte Camicia


Cristiano Lurisci e Stefano Supplizi ringraziano come sponsor tecnico il negozio Passaggio Chiave (Collecorvino – PE).



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