Highline - quando camminare su una fettuccia diventa meditare
Se conoscete la storia della moderna scalata, sappiate che la slackline ne ha una molto simile. A Yosemite negli anni ‘80 infatti, quando le braccia erano completamente inutilizzabili a causa della troppa fatica in parete, gli scalatori passavano il tempo a bere e a camminare sulle corde. Presto si accorsero che la fettuccia, rispetto ad un cavo o ad una corda tesa, forniva alcuni vantaggi tra cui un peso inferiore, la dinamicità, la facilità di montaggio e non ultima, la possibilità di camminare da sbronzi. Ecco l’inizio della slackline!
Da buoni alpinisti però non gli bastava più stare in equilibrio a mezzo metro da terra: volevano stare nel loro ambiente, dove si sentivano più a loro agio. In aria. Fu così che nel 1983 provarono a camminare la famosa linea dall’Lost Arrow spire, un pinnacolo leggendario all’interno del parco califoniano. Senza successo però. Solo nel 1985 Scott Balcom fu il primo che attraversò questo gate naturale dando ufficialmente inizio all’era dell’highline.
Questa meravigliosa attività che è camminare sopra una fettuccia, al giorno d’oggi sta prendendo sempre più le sembianze di un vero e proprio sport. In questo articolo approfondiremo soltanto l’aspetto più alpino di questa attività ma un breve inquadramento generale è d’obbligo. La slackline, o linea molle in italiano, si divide in:
Slackline: generalmente indicata come una linea base per imparare i primi passi, viene tesa tra due alberi a pochi centimetri da terra. Questa accezione pero viene anche usata in senso lato come contenitore di tutte le altre categorie sotto elencate.
Trickline: linea molto tesa di 5 cm di diametro, posizionata a circa 50-70 cm dal suolo, dove è possibile effettuare salti ed evoluzioni
Longline: linea superiore a 30-40 metri di lunghezza (può arrivare fino a 600 metri) e di 2,5 cm di diametro. Sono linea molli dentro conche o prati
Waterline: qualsiasi tipo di slackline tirata sopra l’acqua
Midline: linea tesa ad un altezza tale da richiedere l’uso dell’imbragatura ma non abbastanza elevata per essere considerata una vera highline.
Highline: linea tesa ad altezze considerevoli (possiamo considerare un altezza superiore ai 30-40 metri, anche se dipende molto dalla lunghezza della linea)
Dal momento della storica prima camminata a Yosemite, come nell’arrampicata, è stato un evolversi rapido di materiali, tecniche e performance. Ogni anno veniva stabilito il record, fino al 2016, in cui innumerevoli primati sono stati battuti durante l’estate fino ad arrivare alla distanza di 1020 metri di highline. A quel punto si è capito che la distanza ormai era solo questione di materiali e di trovare lo spot e le condizioni giuste.
Le fettucce che si usano per l’highline hanno una larghezza di 2,5 cm e posso essere fatte di diversi materiali. I principali sono nylon, PES e dyneema. A volte poi si mescolano questi materiali, ed ognuno ha la sua elasticità, peso, costo, carico di lavoro, difficoltà di camminata e così via.
La struttura di un highline è veramente molto sicura. Gli ancoraggi sono fissati su ancoraggi mobili o fissi, su sporgenze rocciose oppure su alberi. Tutti sono pensati con un rapporto di almeno 1 a 4, ovvero si calcola sempre almeno 4 volte il carico che potrebbe pesare sulla sosta. Oltre a questo, sotto la fettuccia principale dove si cammina, viene posizionata una corda o un'altra slackline come backup nel caso il sistema primario fallisca. Infine, l’anello a cui si è legati con una corda dinamica all’imbrago, è inserito nella slackline e nella corda di sicurezza. Tale anello è costituito da un pezzo unico di acciaio, completamente liscio per evitare di tagliare la fettuccia.
Lo scopo è ovviamente quello di attraversare l’highline da una parte all’altra senza cadere. Come nella scalata, esistono diversi stili. Il più puro è quello "onsight", ovvero la capacità di salire immediatamente sopra alla fettuccia e percorrerla tutta senza cadere. Poi c’è il "lavorato", anche se questo non è propriamente il suo nome. L’idea è quella di riuscire a camminare avanti e indietro senza mai fermarsi ("fullman"). Se invece ci si gira "al volo", questa camminata viene detta "full man continuous". Tuttavia, anche eseguendo solo l’andata o il ritorno, viene considerata come conclusa … un’ottima scusa per provare a ripercorrerla anche nel senso opposto!
Ci tengo però a precisare che, almeno dal mio punto di vista, nessuno da mai molta importanza alla prestazione. Viene vista unicamente come una battaglia personale e soprattutto mentale. Ed è proprio lì, nei meandri della propria mente che l’highline trova il suo senso più puro, quello che non si vede all’esterno ma che è il fulcro della nostra motivazione. Quando il corpo riesce a sopperire ad una carenza mentale , come per esempio durante molti tipi di scalata, il cervello lavora con il freno a mano tirato. Dove la mente non arriva ci pensa il corpo. Insomma, se hai energia nelle braccia, arrivi comunque in cima ad una parete. Ebbene, questo sull’highline non può accadere. Il fisico sicuramente ha la sua importanza, ma la lotta è unicamente con la propria mente. Il trucco è non pensare, è raggiungere una sorta di meditazione attiva, cosa ovviamente più facile a dirsi che a farsi! Come per tutto però, l’allenamento è la chiave del successo.
Più volte, anche durante la stessa camminata, accade che la mente viaggi altrove, pensando alle cose più disparate. Un classico è la tremarella che prende le gambe quando si sta per "chiudere" l’highline, quando manca poco per arrivare alla fine senza essere mai caduti e comincia l’agitazione. Lì bisogna giocarsi tutto, perché i pensieri si trasmettono immediatamente alla fettuccia, che inizia a muoversi violentemente. Si rincorrono, cercando di trovare una soluzione... ma la soluzione è non pensare alla soluzione! Bisogna solo rilassarsi concentrandosi sul respiro, e magicamente la fettuccia si fermerà permettendoci di camminare fino alla fine. In quel momento hai battuto te stesso, hai vinto contro la tua stessa mente, hai dominato i tuoi pensieri… sei migliorato.
Personalmente, considero l’highline una nuova forma di alpinismo, la possibilità di trovare nuove motivazioni e prospettive anche dove tutto, o quasi, è stato scalato. Le capacità tecniche sono forse addirittura più elaborate che nell’arrampicata. Servono compagni di cordata fidati, bisogna arrivare in cima spesso arrampicando, valutare il terreno dove ci si muove, provare ad immaginare una "linea" anche quando sembra impossibile allestirla. Insomma, tutti aspetti assolutamente identici all’alpinismo.
Lasciatemi dire due ultime parole riguardo ad un aspetto a cui tengo particolarmente: esiste un sentimento generale di comunità, una voglia di stare assieme e condividere momenti unici. Esiste un profondo rispetto per la natura e per le persone. Una voglia di insegnare e di radunarsi in meeting sparsi ovunque nel mondo. Questi erano tutti aspetti che caratterizzavano il mondo dell’arrampicata moderna degli anni ‘60 e ‘70, ma purtroppo ora con la commercializzazione di questo sport temo che alcuni valori si stiano perdendo. Abbandonando cosi quell’alone di purezza animata dalla pura passione. Noi ricerchiamo semplicemente una slacklife!
Buona camminata
di Marco Milanese
BORDERLINE - Mauro Corona e Marco Milanese al Teatro Ruffo, Sacile (PN).
Venerdì 13 gennaio 2017 l'anteprima del nuovo cortometraggio di sport estremi in Friuli Venezia Giulia: "Borderline", Free solo e Highline in Alpi Giulie. La proiezione si terrà in una serata-dibattito fra Mauro Corona e Marco Milanese, che ci faranno vivere la passione per le nostre montagne e l'evoluzione dell'alpinismo, dagli anni '60 alle nuove frontiere... come Wingsuit, Base Jump e Highline. Modera la giornalista Melania Lunazzi. Ore 20:45
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20/09/2016 - Campanile di Val Montanaia e il primo BASE Jump di Marco Milanese
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