Greenland 2004
A luglio Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti, Ennio Spiranelli e Giangi Angeloni hanno aperto due nuove vie, 'Sandro e Vito' e 'Freedom Pillar' su due pareti inviolate nel Fiordo Kangikitsoq, Cape Farewell, Sud Groenlandia.
Altra piccola spedizione, altre pareti inviolate. Questa volta si tratta del successo di Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti, Ennio Spiranelli e Giangi Angeloni, che a fine luglio si sono recati nel sud della Groenlandia per esplorare e salire la grande pareti granitiche che sovvrastano i fiordi e ghiacciai. I quattro sono tornati a casa con due belle salite quasi "d'altri tempi" in "una natura veramente selvaggia." La prima, "Sandro e Vito" dedicata a due amici persi sul Monte Bianco esattamente 20 anni fa, la seconda, "Freedom pillar" sulla da loro battezzata "Cima Lorenzo", con difficoltà fino a VI+. Difficoltà non estreme dal punto di vista sportivo ma, come dicono loro, "l'arricchimento di questa esperienza deriva secondo noi dall'esserci mossi in una natura veramente selvaggia, nell'incertezza di un terreno inesplorato, con la sensazione di trovarci ai confini del mondo e la consapevolezza di aver agito come una squadra efficiente, in armonia e amicizia." Greenland 2004 di Sergio dalla Longa "Partiti il 22 luglio, dopo un viaggio con aereo + elicottero + barca, abbiamo installato il CB alla testata del Fiordo Kangikitsoq, posto nella regione di Cape Farewell nel sud della Groenlandia. La zona era stata parzialmente esplorata dal punto di vista alpinistico pochi anni fa da una spedizione guidata da Chris Bonington. Il nostro obiettivo era di continuare questa opera di esplorazione ed effettuare una scalata su una delle interessanti pareti di roccia presenti nella zona. L'inizio non è stato dei migliori a causa del brutto tempo (che perdurava da già due settimane prima del nostro arrivo) e dalla constatazione che la quantità di zanzare e insetti che pullulavano era decisamente superiore a quello che ci potessimo immaginare in base alle informazioni trovate. Col passare dei giorni ci siamo rassegnati a convivere con questo continuo tormento, attendendo che con le fredde ore notturne ci concedesse una tregua per riuscire almeno a cucinare. Procedevamo ogni giorno ad effettuare delle ricognizioni nelle diverse vallate per poter scegliere poi un obiettivo adeguato. Ci siamo resi conto ben presto che le pareti più belle e difficili erano talmente bagnate che sarebbe servito qualche giorno di sole per poterle arrampicare, così abbiamo deciso che alla prima schiarita avremmo tentato la salita di una bella punta che prospettava difficoltà moderate e che ci risultava inviolata. Per fortuna dopo circa una settimana la prima giornata di bel tempo ci ha consentito di montare un campo avanzato a ridosso del ghiacciaio che dava accesso a questa cima. Il giorno seguente, dopo 4 ore di avvicinamento, abbiamo scalato la bella parete nord di circa 300 mt con difficoltà di IV+ continue in condizioni invernali (scarponi ai piedi e temperature sottozero), raggiungendo la vetta posta a circa 1900mt di quota. Qui la sorpresa: la presenza di un ometto e di alcuni resti che testimoniavano la salita avvenuta evidentemente dal facile versante opposto, con accesso da un altro fiordo che si intravedeva in fondo al ghiacciaio. Poco male, siamo rientrati comunque soddisfatti sui nostri passi attrezzando 8 corde doppie e giungendo in serata al campo avanzato, dal quale il giorno seguente siamo scesi al CB. Tirando le somme si è trattato di una bella salita, quasi "d'altri tempi" in stile classico e in un meraviglioso ambiente d'alta montagna situato veramente come si suol dire "fuori dal mondo". Abbiamo dedicato questa via a "Sandro e Vito" (Fassi e Bergamelli) amici Nembresi di Ennio e Sergio scomparsi tragicamente al Monte Bianco proprio vent'anni fa. Il bello stabile è proprio arrivato e noi non abbiamo perso tempo mettendo subito le mani su uno dei bei pilastri di roccia che si affacciano sul lato ovest del fiordo nelle vicinanze del CB. L'esposizione a est ci ha donato il conforto del sole nelle ore mattutine, ma la bassa quota e la presenza di un po' di erba nella parte inferiore della parete ha fatto si che i fastidiosissimi insetti ci rompessero le scatole durante la prima parte della scalata. Qui le difficoltà si sono fatte un po' più elevate: ne sono usciti 600mt di dislivello (22 tiri di corda, discesa con 21 doppie) dal V al VI+ su ottimo granito e protezioni tradizionali (calate attrezzate con 1 spit e 1 chiodo) per il pilastro, con l'aggiunta di 250mt di cresta facile su sfasciumi per arrivare sulla punta inviolata (1030mt di quota). La via l'abbiamo chiamata "Freedom pillar" alla "Cima Lorenzo" (figlio di Giangi da pochi mesi) ed è stata salita in tre giorni con due bivacchi in parete su un'ottima cengia ed utilizzo di 200 mt di corde fisse. Con questa seconda salita si è esaurito anche il nostro tempo di permanenza e ci consideriamo pienamente soddisfatti di ciò che siamo riusciti a fare. Non sono certo grandi numeri dal punto di vista sportivo, ma il valore aggiunto e l'arricchimento di questa esperienza deriva secondo noi dall'esserci mossi in una natura veramente selvaggia, nell'incertezza di un terreno inesplorato, con la sensazione di trovarci ai confini del mondo e la consapevolezza di aver agito come una squadra efficiente, in armonia e amicizia." di Sergio dalla Longa |
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