Granatina, nuova via sulla Rocca di Verra in Val d'Ayas
A metà settembre la guida alpina valdostana Matteo Giglio e Alessandra Gianatti hanno aperto dal basso Granatina (360 m, ED-, 6c max, 6b obbl.), nuova via sull'imponente parete Est della Rocca di Verra, in alta Val d'Ayas al cospetto del Massiccio del Monte Rosa.
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Matteo Giglio in apertura sul decimo tiro della via Granatina alla Rocca di Verra
Alessandra Gianatti
Matteo Giglio presenta così questa nuova via di 10 lunghezze aperte dal basso, con trapano e fix, insieme ad Alessandra Gianatti: “Considerata l'omogeneità, la qualità della roccia, le difficoltà non estreme e il selvaggio contesto ambientale, Granatina si candida a diventare un classico della zona... a torto snobbata dagli arrapicatori”. Appunto, la bastionata della Rocca di Verra merita davvero di essere ricordata ma anche un po' più conosciuta. E' per questo che pubblichiamo volentieri il breve escursus storico “arrampicatorio” di Matteo su questa grande parete della Val d'Ayas con splendida vista sul Massiccio del Monte Rosa.
GRANATINA E LA ROCCA DI VERRA di Matteo Giglio
La Rocca di Verra è una possente bastionata di serpentino posta sul versante destro idrografico dell’alta Val d’Ayas. Le sue pareti, esposte principalmente a est, hanno un’altezza compresa tra i 250 m e i 500 m per una larghezza di circa 3 km! Su questa enorme superficie rocciosa, a partire dal 1979, sono state tracciate solo pochissime vie dalle guide alpine locali Oliviero Frachey, Adriano Favre, Roger Obert e dai piemontesi Lino Castiglia, Alessandro Nacamuli, Andrea Giorda, Pietro Crivellaro e dall’onnipresente Alessandro Gogna accompagnato qui da Ettore Pagani. Occorre subito precisare che questi itinerari costituiscono piccoli capolavori di audacia e intuito in quanto sono stati aperti utilizzano normali chiodi da fessura, su una roccia che non ha certo la linearità del granito o l’omogeneità del calcare.
Il serpentino rossiccio che caratterizza la Rocca di Verra, infatti, ha una particolare conformazione che obbliga gli arrampicatori a cercare i passaggi in mezzo a un dedalo di strapiombi, con le conseguenti difficoltà nel caso di un eventuale rientro in corda doppia. È probabilmente questo il motivo dello scarso interesse da parte degli arrampicatori a ripetere gli itinerari esistenti. Eppure la roccia è piuttosto solida, le pareti sono ben esposte al sole e si arrampica ad una quota tra 2300 e 3100 metri in uno scenario d’alta quota con splendida vista su Roccia Nera, Castore e Polluce.
Con tali premesse la Rocca di Verra non poteva certo sfuggire al processo che ha interessato negli anni ’90 molte pareti alpine e non, cioè la proliferazione di itinerari di roccia aperti dal basso con trapano e fix. Ad inaugurare questo metodo di apertura in Val d’Ayas sono state le guide alpine locali Paolo Obert e i fratelli Franco e Marco Spataro, quasi sempre accompagnati dagli elvetici Ezio e Yannick Lettry (padre e figlio) particolarmente affezionati a queste rocce. Dal 1990 (anno dell’apertura delle prime vie moderne sulla Rocca di Verra) fino al 1998 sono stati tracciati una decina di itinerari con lunghezze comprese tra i 140 e i 500 metri e difficoltà massime di 7a in arrampicata libera e A3 in artificiale. Si tratta per lo più di vie mediamente impegnative con chiodatura a fix da 10 mm non sempre ravvicinata ma sicura. Inoltre, data la particolare conformazione del serpentino, l’arrampicata ha sovente carattere misto, con lunghezze di artificiale per superare tetti o bombamenti che si alternano a splendidi tratti in libera. E, come se non bastasse, a rendere ancora più severa la maggior parte degli itinerari concorre anche l’impossibilità di una ritirata in corda doppia.
Da ormai più di dieci anni, a parte qualche sporadico ripetitore di vie già esistenti, nessuno si è più interessato all’esplorazione delle pareti. Durante l’estate scorsa, insieme a Marco Spataro, abbiamo effettuato un restyling della classica “Via dei Tacha” (250 m, D, 5c max, 5a obbl.) proprio sopra il Lago Blu, rendendola più consona a canoni moderni. In questo mese di settembre sono tornato in zona (più a monte) con Alessandra per riprendere un progetto iniziato sul finire degli anni '90 con Franco Spataro e abbandonato dopo i primo tiro per mancanza di tempo e vicissitudini varie.
L’idea iniziale era quella di creare un itinerario omogeneo, non troppo difficile, lineare e facilmente percorribile anche in doppia proprio in centro al grande paretone che fiancheggia la morena del ghiacciaio di Verra. Con grande stupore siamo riusciti a creare una bella via che risponde a tutte le caratteristiche sopra citate... tranne forse la linearità. Per mantenere difficoltà omogenee, il percorso risulta talvolta un poco tortuoso ma la discesa in doppia è studiata in maniera da risultare agevole (per quanto particolarmente aerea in alcuni punti!). Il tutto su roccia molto compatta. Le caratteristiche strettamente tecniche si possono riassumere così: 360 m, ED-, 6c max, 6b obbl. Per i dettagli rimando al topo scaricabile direttamente dal mio sito.
Mi sono dilungato anche troppo... :-) il consiglio è quello di andare a ripeterla prima della stagione fredda. Le terse mattinate autunnali sono ideali per scalare sulla Rocca di Verra. Approfittatene!
www.matteogiglio.com
Ringraziamenti: Blue Ice, Camp, Cassin, Edelweiss, Montura, Salice, Scarpa.
>> Scheda VIA GRANATINA alla Rocca di Verra, Val d'Ayas
GRANATINA E LA ROCCA DI VERRA di Matteo Giglio
La Rocca di Verra è una possente bastionata di serpentino posta sul versante destro idrografico dell’alta Val d’Ayas. Le sue pareti, esposte principalmente a est, hanno un’altezza compresa tra i 250 m e i 500 m per una larghezza di circa 3 km! Su questa enorme superficie rocciosa, a partire dal 1979, sono state tracciate solo pochissime vie dalle guide alpine locali Oliviero Frachey, Adriano Favre, Roger Obert e dai piemontesi Lino Castiglia, Alessandro Nacamuli, Andrea Giorda, Pietro Crivellaro e dall’onnipresente Alessandro Gogna accompagnato qui da Ettore Pagani. Occorre subito precisare che questi itinerari costituiscono piccoli capolavori di audacia e intuito in quanto sono stati aperti utilizzano normali chiodi da fessura, su una roccia che non ha certo la linearità del granito o l’omogeneità del calcare.
Il serpentino rossiccio che caratterizza la Rocca di Verra, infatti, ha una particolare conformazione che obbliga gli arrampicatori a cercare i passaggi in mezzo a un dedalo di strapiombi, con le conseguenti difficoltà nel caso di un eventuale rientro in corda doppia. È probabilmente questo il motivo dello scarso interesse da parte degli arrampicatori a ripetere gli itinerari esistenti. Eppure la roccia è piuttosto solida, le pareti sono ben esposte al sole e si arrampica ad una quota tra 2300 e 3100 metri in uno scenario d’alta quota con splendida vista su Roccia Nera, Castore e Polluce.
Con tali premesse la Rocca di Verra non poteva certo sfuggire al processo che ha interessato negli anni ’90 molte pareti alpine e non, cioè la proliferazione di itinerari di roccia aperti dal basso con trapano e fix. Ad inaugurare questo metodo di apertura in Val d’Ayas sono state le guide alpine locali Paolo Obert e i fratelli Franco e Marco Spataro, quasi sempre accompagnati dagli elvetici Ezio e Yannick Lettry (padre e figlio) particolarmente affezionati a queste rocce. Dal 1990 (anno dell’apertura delle prime vie moderne sulla Rocca di Verra) fino al 1998 sono stati tracciati una decina di itinerari con lunghezze comprese tra i 140 e i 500 metri e difficoltà massime di 7a in arrampicata libera e A3 in artificiale. Si tratta per lo più di vie mediamente impegnative con chiodatura a fix da 10 mm non sempre ravvicinata ma sicura. Inoltre, data la particolare conformazione del serpentino, l’arrampicata ha sovente carattere misto, con lunghezze di artificiale per superare tetti o bombamenti che si alternano a splendidi tratti in libera. E, come se non bastasse, a rendere ancora più severa la maggior parte degli itinerari concorre anche l’impossibilità di una ritirata in corda doppia.
Da ormai più di dieci anni, a parte qualche sporadico ripetitore di vie già esistenti, nessuno si è più interessato all’esplorazione delle pareti. Durante l’estate scorsa, insieme a Marco Spataro, abbiamo effettuato un restyling della classica “Via dei Tacha” (250 m, D, 5c max, 5a obbl.) proprio sopra il Lago Blu, rendendola più consona a canoni moderni. In questo mese di settembre sono tornato in zona (più a monte) con Alessandra per riprendere un progetto iniziato sul finire degli anni '90 con Franco Spataro e abbandonato dopo i primo tiro per mancanza di tempo e vicissitudini varie.
L’idea iniziale era quella di creare un itinerario omogeneo, non troppo difficile, lineare e facilmente percorribile anche in doppia proprio in centro al grande paretone che fiancheggia la morena del ghiacciaio di Verra. Con grande stupore siamo riusciti a creare una bella via che risponde a tutte le caratteristiche sopra citate... tranne forse la linearità. Per mantenere difficoltà omogenee, il percorso risulta talvolta un poco tortuoso ma la discesa in doppia è studiata in maniera da risultare agevole (per quanto particolarmente aerea in alcuni punti!). Il tutto su roccia molto compatta. Le caratteristiche strettamente tecniche si possono riassumere così: 360 m, ED-, 6c max, 6b obbl. Per i dettagli rimando al topo scaricabile direttamente dal mio sito.
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>> Scheda VIA GRANATINA alla Rocca di Verra, Val d'Ayas
Note:
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