Fuiste Alpiste, il video di Ermanno Salvaterra su com'era la Patagonia
Ermanno Salvaterra racconta l’alpinismo e la Patagonia del 1993-94 in un video, Fuiste Alpiste, recentemente arricchito con i nomi dei protagonisti di quegli indimenticabili sei mesi trascorsi, più di vent’anni fa, al campo base del Cerro Torre.
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Cerro Torre dal film Fuiste Alpiste di Ermanno Salvaterra
archive Ermanno Salvaterra
“Forse la Patagonia smetterà presto di essere un luogo in capo al mondo, il rifugio per una vita d’alpinismo appassionato vicino alle montagne più belle del mondo. Forse presto se ne andranno gli esploratori e verranno i turisti, i pedaggi, le regolamentazioni, i turisti e gli sceriffi. Forse siamo già agli sgoccioli della vita che vi voglio raccontare…”. Inizia con queste parole Fuiste Alpiste (detto argentino che si traduce con “è andata così”) il video con cui, all’epoca, Ermanno Salvaterra aveva raccontato i suoi 6 mesi passati al campo base del Cerro Torre, a cavallo tra il 1993 e il 1994. Noi ve lo proponiamo non solo perché Ermanno recentemente l’ha arricchito riportando i nomi dei protagonisti ma anche - in un periodo come quello attuale di incredibili salite patagoniche - per ricordare quei tempi, che sembrano lontanissimi. Sono trascorsi poco più di vent’anni. Ma già allora qualcuno, come Ermanno Salvaterra, intuiva come tutto stesse cambiando anche se nessuno poteva immaginare ciò che ora è realtà…
Fuiste Alpiste è stato premiato come MIGLIOR FILM DELLA SEZIONE TURISMO SPORTIVO del XVII Festival Internazionale del Film Turistico, che si è svolto a Milano dal 22 al 27 febbraio 1995, con la seguente motivazione: "per la sincerità e la commossa adesione con cui l'autore evoca un mondo di scalate e di scalatori, dove più che la prodezza tecnica prevale la sensazione di un cameratismo reale e non retorico".
Fuiste Alpiste è stato premiato come MIGLIOR FILM DELLA SEZIONE TURISMO SPORTIVO del XVII Festival Internazionale del Film Turistico, che si è svolto a Milano dal 22 al 27 febbraio 1995, con la seguente motivazione: "per la sincerità e la commossa adesione con cui l'autore evoca un mondo di scalate e di scalatori, dove più che la prodezza tecnica prevale la sensazione di un cameratismo reale e non retorico".
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