Francesco Rota Nodari, l'alpinista normale. Di Ivo Ferrari
Franz era un amico, non ci incontravamo spesso, quasi mai se non virtualmente attraverso sms. A volte, capitava che lo prendevo in giro, ci scherzavamo su. "Basta Franz, troppe foto, troppi report." Franz ora lo sappiamo, non c’è più è morto in montagna.
La stagione dell’alta montagna è arrivata, poco importa se ora sta nevicando, tutto si assesta, basta aspettare e Franz entra prepotentemente nella mia testa. Alpinista anomalo con quel fisico, Alpinista vero e appassionato, salitore di tutti gli 82 Quattromila Alpini e grande ricercatore di vie dimenticate.
Non credo molto ai miti e alle leggende, una volta forse, ma ora, con gli anni che corrono veloci ho perso il "credere", considero tutti sulla stessa frequenza d’onda… però Franz era un’onda in più, quella della semplicità, del fatto che se si vuole si può, niente di irraggiungibile forse, ma un forse molto lungoooo!
In molti abbiamo tratto spunto dalle sue salite, sognato e perché no, invidiato la sua intraprendenza e determinazione. Le "gite" diventavano grazie alle innumerevoli foto dei veri e propri album dei sogni, quelli che servono a stimolare l’andare in montagna. La sua semplicità era disarmante, passava tranquillamente da una gita "culinaria" ad una "gita" alpinisticamente straordinaria, dove il grado, quello vero e ambito lasciava spazio a tutto il resto, sapere, conoscere, documentarsi, vero amore!
Franz mi manca, lo tengo in un angolo del cuore, quello degli Amici che mi hanno lasciato qualcosa, un segno di gioia e passione.
"Dove andiamo la prossima settimana?"
"Aspetta che guardo un report di Franz e decidiamo"
La cosa più importante di questo tipo di comunicazione è cosa si vuol comunicare, e Lui era un vero comunicatore.
Grazie Franz, grazie per il tuo essere.. non ci dimenticheremo mai Alpinistone!
Di Ivo Ferrari
PS. Mi ritrovo spesso a pensare agli amici che non ci sono più, tutti morti in montagna, chi per quello e chi per altro, una lista lunga, gente forte e meno forte, tutti unicamente sfortunati. Credo che il pensarli mi aiuti a non dimenticarli e, tutto ciò me li rende più vicini.