'Fischia il Vento' alla Presolana del Prato, di Yuri Parimbelli, Matteo Piccardi e Simone Semperboni

Mercoledì 5 marzo 2025 le Guide Alpine Yuri Parimbelli, Matteo Piccardi e Simone Semperboni hanno aperto la via di misto 'Fischia il Vento' alla parete nord est della Presolana del Prato. Il report di Piccardi.
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L'apertura di 'Fischia il Vento' alla Presolana del Prato (Yuri Parimbelli, Matteo Piccardi, Simone Semperboni 05/03/2025)
archivio Matteo Piccardi

Volevamo andare al Dru e invece abbiamo ascoltato fischiare il vento.

A fine febbraio sono in pista con due giovani talentuos, Loris Ranaglia e Gabriel Buda, per una puntata in zona Monte Bianco. Il giorno prima della partenza mi arriva il "solito" whatsappino di Yuri Parimbelli: "Sulla nord c’è una linea pazzesca. Andiamo?"

Yuri sulle Orobie ha intuito e salito moltissime nuove vie di misto e non solo. Un po' visionario e, per me, un fuoriclasse. Anche questa volta non si smentisce. Non mi deve certo pregare, sconvolgo i piani dei miei malcapitati soci e, in men che non si dica, ci ritroviamo sotto la parete nord della Presolana.

Quel giorno (il 21 febbraio per l’esattezza) apriamo quattro tiri e già intuiamo il carattere della salita. Non sarà facile averne ragione. Qui la roccia compatta non aiuta né la progressione ne tantomeno il proteggersi adeguatamente. In questo primo assaggio arriviamo all’ altezza della Cengia Bendotti, sopra ci attendono le grandi incognite. L’appuntamento per il momento è rimandato.

Impegni lavorativi e non, ci portano lontano per un paio di settimane. L’appuntamento è fissato per la prima di marzo. I dubbi ci accompagnano nell’attesa dell’azione, più volte Yuri ed io ci scriviamo dicendoci che non vediamo l’ora di essere sui tiri sopra la cengia e, soprattutto, di capire se si riesca a scalare la colata di neve pressata e ghiaccio che si vede scendere dall’evidente grotta a due terzi di parete e che segna la linea di salita.

In una gita (l’ennesima) dí perlustrazione gli confesso che mi piacerebbe aprire il tiro che porta alla grotta… "Vedremo chi sarà più in sagoma una volta lì".

Poi arriva il giorno. Siamo in tre: Yuri, Simone Semperboni, ed io. Lo stratega, Parimbelli, ha già definito tutto, anche le tempistiche, e quindi a Simone e a me non resta che agire. Puntiamo tutto sulla leggerezza e la velocità.

Parte Yuri sulle prime cinque lunghezze. Saliamo bene sui tiri già scalati precedentemente nonostante le difficoltà. Dalla cengia prende il comando Simone per tre lunghezze, pazzesche e spettacolari, con cui arriviamo alla base della colata sospesa che porta alla grotta.

Ora la grande incognita è lì davanti a noi. I soci, ma credo che fosse già tutto pianificato, mi cedono il passo. Ovviamente sono un po’ intimorito perché qui, su questo terreno, non si sa mai se si riesce a proteggersi e a progredire. Dopo i primi metri un po’ incerti e tre protezioni "morali", spengo tutto ed entro nel mio dream. Si accende l’interruttore: scalo e basta. Ne risulta un tiro pazzesco.

Siamo nella grande grotta a due terzi. La parte più difficile è alle spalle e ora, più che mai, sembra che il nostro sogno si possa veramente realizzare! Siamo emozionati ed elettrizzati.

Ancora tre lunghi tiri, di cui l’ultimo nuotando letteralmente nella neve inconsistente, e alle 17:10 sbuchiamo sulla vetta della Presolana del Prato. Un urlo rompe il silenzio! Ci abbracciamo con la consapevolezza di aver vissuto per una manciata di ore qualcosa di straordinario!

Quest’ anno è l’ottantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. Un cancro che avviluppa il nostro paese. Un cancro mai estirpato.

Volevamo andare al Dru e invece abbiamo ascoltato fischiare il vento sulla nord della Presolana. Questa salita qui, tanto sognata e voluta, per noi rappresenta qualcosa che va ben oltre gli sterili tecnicismi.

Vogliamo essere profondamente connessi al circostante, fatto di alberi, animali, pareti, montagne. Ma soprattutto di esseri umani.

"Noi lo sappiamo, siamo di passaggio." La nostra vita in relazione alla storia dura come il battito d’ali di una farfalla. Siamo di passaggio, ma in questo "passaggio" abbiamo la responsabilità delle tracce che lasciamo attorno a noi.

Queste "tracce", che noi alpinisti sparpagliamo qua e là sono segni lievi su questa terra e, al tempo stesso, possono essere però cassa di risonanza di messaggi che vanno ben oltre l’alpinismo.

Se il nostro quotidiano è la scalata, allora che ci si leggano le nostre idee. Che sia veicolo del nostro impegno. "Tutto è politica", scriveva Michela Murgia, non esserne consapevoli porta all'indifferenza e noi sappiamo che non possiamo astenerci dal parteggiare.

Per tutto questo, questa salita, che per noi rappresenta un gradino del nostro andar per monti, ha un nome importante ed evocativo di un periodo storico, atroce, che il nostro paese ha tragicamente vissuto a caro prezzo. Anche e significativamente in questo territorio.

Ottant’anni fa, esattamente, i nostri nonni erano in procinto di scrollarsi di dosso il periodo più buio della nostra storia. Lottando in un inverno freddo e severo.

Fischia il vento per non dimenticare mai che la libertà va difesa. A tutti i costi.
Fischia il vento per tutte le donne e gli uomini liberi.
Fischia il vento per Angelo Bendotti, amico, che ho incontrato per un troppo breve tempo sulla mia strada e che, col suo impegno, ci ha regalato verità storiche sui fatti, libri preziosi e le persone di quella storia. A lui dedichiamo questa salita.

di Matteo Piccardi

"Vivo, sono partigiano"
A. Gramsci, Odio gli indifferenti.

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