A Dario Eynard la prima solitaria invernale della Via Direttissima in Presolana

Dal 21 al 23 dicembre e con un bivacco in parete Dario Eynard ha effettuato la prima solitaria invernale della via Direttissima sulla parete nord della Presolana. Il report del 21enne alpinista di Bergamo.
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Dario Eynard si avvicina alla parete nord della Presolana per effettuare la prima solitaria invernale della Via Direttissima
Francesco Finazzi

Lunedì 20 dicembre 2021, mi incammino verso l’invernale del Rifugio Albani, carico con un saccone da oltre 25 kg, in compagnia del mio amico Francesco. L’indomani avrei attaccato la Via Direttissima sulla parete nord della Presolana, sarebbe stata la prima salita solitaria invernale di tutta la parete, nonché della stessa via. L’idea di essere il primo a compiere una salita aiuta da un lato a motivare, dall’altro alimenta sempre quei dubbi e quelle perplessità che ti assalgono prima di un’uscita importante.

Compiere una prima però non può che rappresentare la ciliegina sulla torta, quel "in più" che permette di scegliere quale tra le tante possibili ascensioni affrontare. Ma da sola non sarebbe assolutamente sufficiente a spingere una persona a salire su una parete, da solo, d’inverno e nei giorni più corti dell’anno. Vi sono di base ragioni introspettive decisamente più profonde, intime. Ho sempre apprezzato una visione malinconica e romantica dell’alpinismo: le solitarie, ho già sperimentato, amplificano notevolmente questi stati d’animo. Compiere una solitaria invernale è forse lo strumento conoscitivo più grande con il quale mi sia mai confrontato.

Sono le ore 3:30 del 21 dicembre 2021. L’inverno è ufficialmente iniziato da poche ore e la mia sveglia interrompe il silenzio della notte. Con tutta calma mi sistemo e mi incammino verso lo spigolo NO insieme a Francesco. L’avvicinamento nonostante sia breve d’estate, richiede qualche ora per via della neve abbondante e farinosa, ma per fortuna la parete sembra pulita.

Saluto Francesco con un abbraccio e mi incammino verso l’attacco della Direttissima. Ogni volta che ho voluto un po’ superare me stesso, ho sempre sentito un senso di agitazione, che sistematicamente, come per magia, svaniva nel momento di intraprendere la scalata. Anche questa volta la pace, la tranquillità e il silenzio regnano incontrastati per tutta la prima giornata di arrampicata, tecnicamente la più impegnativa.

Approccio la parete con ramponi e piccozze. La sezione iniziale presenta una roccia a tratti delicata e gli appoggi utilizzati con i ramponi sono spesso differenti da quelli che si utilizzerebbero in arrampicata libera, ormai ripuliti e consolidati. Così, alcune delle prese su cui faccio affidamento, si spaccano sotto i miei piedi, costringendomi a ponderare bene i movimenti. La progressione risulta lenta e a tratti pericolosa. Intanto le temperature si sono alzate e dopo i primi tre tiri decido di indossare le scarpette, velocizzando notevolmente la salita. Seguo il bellissimo diedro, a tratti quasi accennato, che caratterizza i due terzi della via. La chiodatura è abbondante ma non sempre molto affidabile. I tiri si susseguono uno dopo l’altro.

Sono nel giorno più corto dell’anno, e il buio è presto dilagato ovunque. Le temperature si sono irrigidite e la scalata diventa progressivamente più lenta. Giunge il momento di allestire il mio bivacco in parete, su una piccola cengietta che è in grado di ospitare una sola persona.

Sdraiato nel mio sacco a pelo, sulla cengia innevata mi ritrovo in una dimensione senza tempo. Un tappeto di nuvole si distende qualche centinaio di metri sotto di me, il tutto illuminato dalla luna piena. Le vette orobiche più prominenti forano il manto e definiscono l’orizzonte. Sopra di me le stelle, numerose, ferme. Il silenzio è intenso e la neve attorno a me contribuisce a renderlo tale. Solo qualche sporadica folata di vento invernale mi ricorda di trovarmi lì, vivo, appeso, a percepire la montagna e a confrontarmi con essa. Mi addormento di fronte a quell’incanto, e dormo profondamente per otto ore.

Quando il sorgere del sole mi sveglia subito mi rimetto in marcia. Il secondo giorno mi aspettano tiri un po’ più semplici, in compenso il saccone mi darà sicuramente più problemi per via della perdita di linearità della via.

Alcune lunghezze più articolate mi costringono a suddividere il recupero del saccone in più step; altre lo hanno bloccato durante la risalita, imponendomi così di ridiscendere il tiro per togliere quel vincolo che impediva al saccone di procedere. Perdo molto tempo e le ore passano nuovamente veloci. Sono sull’ultimo tiro, costretto a riaccendere la frontale perché nuovamente è arrivato il buio. Compio successivamente le calate dallo spigolo NO; la presenza di neve nella parte alta mi costringe ad abbandonare alcuni chiodi per potermi calare. Arrivo alla base delle vie all’una di notte del 23 dicembre.

Capisco di esserci riuscito, di essere fuori, di aver realizzato un sogno inseguito da mesi. Un leggero senso di vuoto mi assale. Vedo la frontale di Francesco partire dal rifugio Albani nella notte, per venirmi incontro. Mi sento sereno.


Cenni storici:
La Direttissima è una via storica della parete nord, aperta nei giorni 23/25 settembre del 1972 da Livio Piantoni, Rocco Belingheri, A. Fantini e F. Correnti in arrampicata artificiale con obbligato di VI+. La linea è incredibilmente visionaria, segue un diedro in parte solo accennato, su roccia a tratti delicata e utilizzando solo chiodi tradizionali.

Nel 2007 è avvenuto il restyling della Via, a opera di Roby Piantoni e Yuri Parimbelli, i quali hanno rinforzato le soste, ribattuto i chiodi e aggiunto un fix sul passo chiave.

Nel 2012 la cordata Maurizio Panseri, Daniele Natali e Alessandro Ceribelli hanno compiuto la prima salita invernale della via.

Un ringraziamento speciale a Francesco Finazzi, il quale mi ha sostenuto durante tutta la salita.

di Dario Eynard.




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