Federica Mingolla e il Pesce in Marmolada: l’intervista dopo la prima femminile da capocordata
Domenica 17 luglio sulla grande parete sud della Marmolada si è vissuto un momento particolare: la salita, tutta da capocordata ed in libera, da parte della 21enne climber torinese Federica Mingolla della Via Attraverso il Pesce, la mitica Weg durch den Fisch aperta nel lontano 1981 dai "cecoslovacchi" Jindrich Sustr e Igor Koller. Probabilmente è la prima volta che questa via simbolo della sud - e delle Dolomiti in generale - viene salita in questo stile da una donna.
Mingolla ha fatto cordata con l'alpinista bresciano Roberto Conti. Partendo alle 05:22, i due hanno raggiunto la famosa nicchia del Pesce verso le 13, un’ora in ritardo rispetto alla loro tabella di marcia. Dalla nicchia, dove partono i tiri tecnicamente più impegnativi della via, hanno però recuperato raggiungendo la grande cengia alle 17:00. Dopo una brevissima pausa hanno continuato verso l’alto, e le ultime tre ore sono state salite con la lampada frontale. "L’ultima parte è stata molto difficoltosa" spiega la Mingolla "nonostante il grado, relativamente semplice ma pur sempre da proteggere, la roccia era bagnata, non compatta e a volte ghiacciata, le soste difficili da individuare." La cima è stata raggiunta alle 23:49, dopo 18 ore e 27 minuti di scalata. I due hanno bivaccato in cima e sono poi scesi in tutta sicurezza lunedì mattina.
La salita della Mingolla ha avuto soltanto un piccolo stop, ovvero Federica ha salito tutti i 900m fino al 7b+ a-vista, tranne il tiro di 6c che porta alla famosa nicchia dove è caduta perché non trovava un appoggio "nascosto" da... un friend. Nella caduta è volata fino alla sosta, poi è ripartita e ha salito tutto il resto della via in libera.
Anche se la Via Attraverso il Pesce non è più da considerare un test estremo per gli standard odierni, rimane comunque una via molto impegnativa e molto ambita, diventata un mito sia per la bellezza dell’arrampicata sia per la sua logicità. Aperta dal 2 al 4 agosto 1981 da Igor Koller insieme al 17enne Jindrich Sustr, dopo la prima ripetizione nel 1984 da parte di Heinz Mariacher, Manolo, Luisa Iovane e Bruno Pederiva è stata salita in libera per la prima volta da Heinz Mariacher e Bruno Pederiva nel 1984. Le altre tappe fondamentali sono la prima solitaria, effettuata nel 1990 con 9 lunghezze in autoassicurazione da Maurizio Giordani, la prima a-vista nello stesso anno effettuato da Daniele De Candido insieme a Gildo Zanderigo e, nel 2007, quella pazza e pazzesca prima free solo di Hansjörg Auer.
Federica, innanzitutto perché hai scelto questo via, il Pesce?
Da tempo volevo venire a scalare in Marmolada e questa via è il simbolo dell’arrampicata classica in Marmolada, nonché della fantastica parete sud. Mi sembrava indispensabile venire a farci un giro. E poi mi è venuto in mente che avrei potuto farlo in modo impegnativo, quindi in giornata e da prima.
Cosa sapevi della prima salita? Degli apritori?
Molto poco. Le informazioni che ho letto sulla guida, più che altro. Non sono una che conosce vita morte e miracoli della via che andrà a fare. Ho letto che che l’apritore è un mito dell’arrampicata e che con lui c'era un ragazzotto che aveva appena iniziato a scalare col casco da moto. Certo questo ragazzo doveva avere davvero un gran pelo sullo stomaco… non riesco neanche ad immaginarmelo!
Come ti sei preparato per questa salita?
Scalando nei giorni prima in Marmolada su vie con difficoltà maggiori ma sportive, quindi con soste a spit. Vie più corte, lunghe massimo 340 metri.
Siete partiti presto la domenica mattina. Conoscendoti, non solo per ripetere tutto da capocordata, ma con l’intento di farlo a-vista ed in giornata, giusto?
Certo. Ero motivata ma anche piuttosto rilassata. Niente eccessiva ansia da prestazione… essendo una grande parete non puoi preventivare come andrà. Mi sono detta "o la va o la spacca"… ed è andata bene.
Come era il tempo?
Ventoso ma tantissimo sole, la sud era riparata e si scalava agevolmente.
Quanto materiale avevate?
Non tanto. Una serie di friend fino al 4. Poi 4 o 5 Alien. Una serie di rinvii (otto) e tantissimi cordini per le clessidre. Poi tre chiodi e un martello nel sacco da recupero, che non ho utilizzato.
Hai scelto di arrampicare con Roberto Conti. Per chi non lo conosce, ce lo presenti velocemente?
Potrei dirvi la stessa cosa. Presentatemelo voi! Io l’ho conosciuto sabato quando l’ho caricato in macchina per salire. Un amico me lo aveva consigliato in quanto bravo e simpatico. Nemmeno lui aveva mai salito la parete pertanto era molto motivato… questo mi è bastato! Anzi, avere accanto una persona che non la conosceva mi ha permesso di impegnarmi di più a salire la linea. Quasi come aprire una via. Si è dimostrato un buon secondo di cordata, simpatico e paziente. Credo nel destino e ho pensato che questa persona, capitata per caso all’ultimo secondo, senza sapere neppure su che gradi scalasse ma che si offriva ed era fortemente motivato, fosse la persona ideale per condividere questa avventura.
Hai fatto tutto a-vista, persino la sezione chiave lasciando il Pesce, tranne per quella scivolata del piede sul 6c. Dove è successo?
Sul tiro che arriva alla nicchia. Sei metri di traverso. Ho sbottonato un friend perché lo avevo messo in un buco, che tra l’altro mi copriva il piede che ho usato poi per attraversare!
Siete arrivati alla nicchia verso e 13, con un’ora di ritardo rispetto a quello che speravate. Ci parli di quell’uscita?
Pensavamo di metterci un po’ a uscire dalla via perché sono ancora 300 metri, nella zona dei camini, invece (siccome erano facili, credo) non trovavo le soste indicate sulla relazione. Alcune le ho trovate ma altre le ho improvvisate. Ci siamo mantenuti sulla linea della via, sempre, ma magari non facendo le lunghezze come da relazione…
Per curiosità, hai pensato anche alla free solo di Hansjörg Auer?
Ci avevo pensato prima di salire. Dopo averla scalata ho rifatto lo stesso pensiero e sono dell’idea che abbia fatto una vera e propria pazzia perché i passaggi sono tecnici e di spalmo.
Alla cengia siete arrivati alle 17. Non avete pensato di bivaccare?
Assolutamente no. "Mangiamoci due barrette e ripartiamo". Non ero stanca! Mi è venuto sonno solo quando è calato il sole…
L’ultima parte al buio. Hai parlato di roccia bagnata, a volte ghiacciata…
Sono arrivata davanti a questa gigante stalattite, che pendeva dall’alto e si trovava nella strozzatura terminale di uno dei camini. Ero in spaccata nel camino, con la stalattite davanti… ho messo due friend buoni dietro e poi ho visto a destra uno strapiombetto e sono riuscita ad aggirarla. Penso che la via andasse veramente da quella parte perché, indipendentemente dal ghiacciolone che pendeva sopra di me, non mi sarei immaginata i movimenti. Era una strozzatura strana.
Poi finalmente la cima, ed il bivacco.
Siamo usciti ma non abbiamo trovato la tenda che ci attendeva, in quanto era buio e la tenda si trovava in una zona riparata. Eravamo troppo stanchi per valutare soluzioni alternative.
Come hai dormito quella notte?
Abbiamo sonnecchiato qualche ora nel sacco a pelo in due ed essendo su una cengia in leggera discesa ci siamo anche assicurati.
Quanto hai rischiato?
A parte l’ultimo camino in cui ho sbagliato ad uscire, penso non molto. Per quanto riguarda questo fatidico ultimo camino… diciamo che ne ho preso uno un po’ prima, sono salita ed era sul marcio, si staccava tutto! Ho dovuto stare molto attenta e disarrampicare fino alla sosta. Lì ho avuto paura!
Ripensando alla via, ti ha sorpreso qualcosa?
Me la immaginavo bellissima. Mi ha sorpreso il fatto di averla dominata dall’inizio alla fine, con piacere, trovandomi a mio agio nella ricerca della linea e senza tensioni.
Come collochi questa salita, rispetto alle altre che hai effettuato in passato?
E’ una novità, molto più alpinistica. Non si possono fare paragoni. La difficoltà psicologica è maggiore. Come gradi più bassa, ma il fatto di scalare a-vista ti fa mettere tutto l’impegno possibile.
Federica ringrazia i sponsor: Petzl, Ferrino, Wild Climb, Sport Amplatz
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