Febbre da Cavallo e il dry-tooling a Campitello Matese
Le difficoltà vanno dal livello facile a medio (dall’ M4 all’ M6+ nella scala del misto moderno), quindi ottimo spot per principianti e climbers alle prime armi. A differenza delle vie presenti alla Grotta delle Ciaole, i pericoli d’ambiente per raggiungere questo nuovo sito sono contenuti; alla base della parete è presente uno spazio comodo per far sicura, tutti fattori questi che ne favoriscono la fruibilità.
Con la speranza che il lavoro e le ore trascorse in quest’angolo isolato della montagna matesina possano essere di stimolo alle future generazioni di alpinisti. Ringrazio gli sponsor che hanno creduto in questo progetto e quelli che mi affiancano da sempre (Campo Base Outdoor Equipment Roma e Ferrino); gli amici Michele Di Chiro e Fabio Madonna per la collaborazione durante i lavori di apertura degli itinerari.
|
Campitello Matese (CB), loc. Capo D’Acqua
Coordinate geografiche: lat. 41°26'45.48"N lon. 14°23'23.04"E
Altitudine: 1560 slm
Esposizione: Sud; essendo abbastanza incassato, nonostante l’esposizione, fino a dicembre resta in ombra.
Chiodatura: Buona a fix zincati da 10mm; soste attrezzate con moschettone.
Attrezzatura: Corda da 50m, 8 rinvii, casco.
Accesso
La località turistica di Campitello Matese (CB) è raggiungibile facilmente dal versante adriatico attraverso l’A14, uscita Termoli e poi percorrendo la SS647; oppure, per chi proviene dal versante tirrenico, attraverso l’A1, uscita S.Vittore e poi seguendo le indicazioni prima per Isernia e poi per Campobasso. Appena all’ingresso del pianoro, poco dopo il primo hotel (Kristiania) presente sulla sx, all’altezza di un gazebo di legno, imboccare la SP 106 che collega Campitello a Sella del Perrone (Bocca della Selva) se è sgombra da neve e parcheggiare davanti a due palazzine, cioè fin dove normalmente viene sgombrata dalla neve. Se la strada fosse chiusa per neve, parcheggiare all’altezza del gabbiotto di legno e proseguire a piedi lungo la strada.
Avvicinamento
Dalle due palazzine scendere nel pianoro e dirigersi verso l’impianto di risalita “Capo D’Acqua”, quindi percorrere la traccia che fiancheggia a sx l’invaso che raccoglie l’acqua per l’innevamento artificiale. Dopo l’invaso prendere a dx del torrente, per leggera salita, fino a raggiungere la sorgente di Capo D’Acqua. Tenersi sempre sulla dx dirigendosi verso ovest, sempre sul fondo della valle fin dove questa muore, raggiungendo la parete sul fianco dx della valle. Quest’ultime non sono visibili se non alla fine; 30’ dai due edifici.
FEBBRE DA DRY-TOOLING IN MOLISE
Di ritorno da una ascensione con gli sci sulla Gallinola, la montagna sorella del Monte Miletto, arrivato giù nel canyon della sorgente Capo d’acqua, mi sono sentito un uomo davvero fortunato; mi trovavo in montagna e soprattutto su una montagna della mia terra. Giratomi per ammirare orgoglioso la mia bellissima traccia sulla polvere, decisi di passare a trovare il mio amico Riccardo che quella mattina, avrebbe inaugurato la falesia di dry-tooling battezzata : “Febbre da Cavallo”. Così, mentre ero nel canyon per raggiungere la parete, mi sentivo eccitato ed estasiato. Credetemi, per il backcountry è un luogo mistico, incantevole e fiabesco. Con il suo silenzio assordante e quei pendii che ti sorridono con la stessa dolcezza di una nonna che ha appena sfornato i biscotti. Man mano che percorrevo il tragitto immerso nel bianco e nell’azzurro, mi chiedevo se Riccardo quella mattina fosse riuscito nella sua “impresa”. Già perché cercare di introdurre la cultura del dry-tooling in Molise è come chiedere agli Inuit di imparare la pratica del surf. Ma, quando sono arrivato nei pressi del sito, superata l’ultima spalla del pendio, ho subito sentito delle voci e successivamente quando da lontano ho visto la parete di roccia e ghiaccio piena di “provetti scalatori di misto”, ho sorriso di gioia…. sapevo benissimo cosa stavano provando e non riuscivo per questo a credere ai miei occhi. Loro, come me e tanti altri poveri diavoli, da sempre penalizzati per essere nati nel sud del paese, adesso potevano cimentarsi e giocare a muoversi, imitando Ueli Steck o Dave MacLeod.
Lo so, per molti lettori : “Nulla di nuovo accadde sotto al sole”, ma per i romantici alpinisti del Sud è un posto incredibilmente reale ed io non posso che essere ancora una volta sbalordito da quello che la mia terra mi sta regalando.Vorrei descrivervi tutte le emozioni e tutto il valore di quel bellissimo quadro che vidi e ascoltai domenica, ma sono sicuro che sarebbe inutile, perché solo un appassionato leggerà queste parole e quell’appassionato ha capito benissimo tutte le mie forti emozioni.
Dario D’Alessio, 14 Febbraio 2013