Everest, la vigilia del 50°
Ad un giorno al 50 anniversario della prima salita al campo base sud si schianta un elicottero, intanto continuano le salite in vette.
L'ultima notizia dall'Everest è tragica. Alle 10:15 di questa mattina (ora locale), un elicottero M-17 della Simrik Air di fabbricazione russa si è schiantato nei pressi Campo base sud dell'Everest L'incidente, secondo quanto si apprende dai dispacci di agenzia, ha causato due morti e almeno sette feriti tra membri dell'equipaggio e passeggeri. La notizia ha fatto il giro del mondo, ed il filmato (impressionante) della BBC che mostra l'intera dinamica dell'incidente è stato trasmesso da tutte le televisioni. La fatalità, insomma, ha voluto segnare tragicamente il campo base sud dell'Everest proprio alla vigilia di questo 29 maggio, tanto atteso, mentre il "villaggio-accampamento" più grande che si sia visto in Himalaya sta preparandosi per festeggiare (Hillary, Messner e autorità presenti) i 50 anni esatti dalla prima salita di Sir Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay, Intanto, in questi giorni, sono continuate le salite in vetta (con ossigeno). Tante, da non riuscire a tenerne il conto, complice anche la frammentarietà delle notizie che, nonostante satellitari e internet, continuano a farla da padrone sugli 8000. Così è arrivata, senza alcun altro particolare, la notizia della vetta Mario Vielmo, salito dal versante tibetano dell'Everest. Attendendo i particolari un bravo va all'alpinista vicentino per la sua caparbietà nell'inseguire la sua meta. Sul versante dei Guinness, invece, continua il gran battage. E' del 26 maggio la prima volta di un nero africano sul tetto del mondo. Si tratta di Sibusiso Vilane, guardaccaccia dello Swaziland. Mentre la Everest Speed Expedition di Fabio Meraldi e Manuela Di Centa sta rientrando a Kathmandu. Vi diamo qualche ragguaglio in più sulla salita della Di Centa, e del tentativo di Meraldi di salita e discesa, senza ossigeno ed entro le 24 ore, dal campo base. Manuela Di Centa ha raggiunta la vetta con l'aiuto (come era ovvio) dell'ossigeno, che ha cominciato ad usare da quota 7.300 metri. Lo Sherpa Dorjie (9 volte in vetta all'Everest) ha portato le bombole (3/4) che servivano a Manuela per la salita. Questo invece il (grande) tentativo di Fabio in cifre: Campo Base - Colle Sud (compreso il labirinto dell'Ice Fall) in sole 7 ore, in assoluta autonomia e senza ausilio di ossigeno. Sono 2.700m di dislivello, e molti molti di più di sviluppo, in sole 7 ore! Purtroppo alle ore 22.00 Fabio ha avuto gravi problemi di freddo alle estremità nei pressi del Campo 3 (7.350 metri). E' questo il motivo per cui ha dovutro arrestare la sua salita al Colle mentre le sue chance di successo erano altissime. Questo è l'Everest, e la vita... L'Everest, si è detto da più parti, è sempre più la montagna dei "non" alpinisti. Ma è anche (ed ancora) una montagna che può raccontare delle storie. Storie di sofferenza e difficoltà, perché l'Everest continua ad essere in ogni caso (giova ripeterlo?) una montagna difficile, soprattutto, naturalmente, se si affronta senza ossigeno. E´ il caso dello sfortunato tentativo di Sergio Valentini e Marco Benedetti, i forti alpinisti trentini, di cui più volte ci ha parlato Manuel Lugli nei suoi reportage dall´Everest. La cronaca, riportata dal quotidiano Trentino, riferisce che i due, ormai in vista della vetta, hanno avuto dei problemi nel continuare la salita. Fin lì, secondo quanto si è finora appreso, i due erano arrivati senza far uso di ossigeno. Mentre Valentini decideva di scendere. Benedetti tentava di proseguire utilizzando l'ossigeno, ma, sembra a causa dell'erogatore della bombola che si è ghiacciato, ha praticamente perso poco dopo l'uso della vista. Il suo ritorno al Colle sud a questo punto è diventato una vera fuga per la vita. Conclusasi, per fortuna, nel migliori dei modi con l'arrivo prima al Colle e poi (insieme) a Sergio Valentini al campo 3 a 7300m. Ora i due alpinisti dovrebbero essere diretti al campo base dove i medici potranno valutare le condizioni dello sfortunato alpinista trentino. E questa di Benedetti è solo una delle tante incredibili vicende che si aggiunge alle mille già scritte sui grandi colossi himalayani. Chissà come poteva finire se al posto di alpinista con una grande esperienza ci fosse stato un "non alpinista". Sono passati 50 anni dalla prima salita dell'Everest; nel frattempo molte cose sono cambiate tra gli uomini che tentano di salirlo, ma il Chomolungma non se ne è accorto. La grande montagna non ha tempo, non muta Forse, per questo merita (sempre) lo stesso rispetto! Nella foto: sconsolato sull'Ice Fall (ph Oskar Piazza)
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