El Valor del Miedo, il video della via dei Ragni sulla parete est del Cerro Murallón in Patagonia
El Valor del Miedo, ovvero il valore della paura, è il titolo emblematico del film, realizzato con la regia di Pietro Porro, che racconta la prima salita della parete Est del Cerro Murallon in Patagonia.
Nel 2017, trentatré anni dopo la storica impresa di Casimiro Ferrari, Carlo Aldé e Paolo Vitali sullo spigolo Nordest del Murallon, un terzetto di Ragni è tornato a firmare una grande nuova salita sulle selvagge pareti di questa remota cima patagonica.
I nomi sono quelli di Matteo Bernasconi, Matteo Della Bordella e David Bacci e la parete è quella Est, segnata da ipotetiche ed effimere linee verticali su terreno misto e ghiaccio.
La storia della salita dei due Mattei e di David sembra ricalcare quella di Casimiro e compagni nel 1984: prima un'attesa infinita del bel tempo, poi, proprio allo scadere dei giorni disponibili, una breve "ventana" che i tre riescono a sfruttare completando la scalata in due giorni. Infine l'arrivo in cima nel mezzo della tempesta e una rocambolesca discesa (ovviamente con bufera!) dal versante opposto, cercando di trovare una qualche uscita dal labirinto dei seracchi.
Una scalata che ha il respiro della grande avventura, quello che difficilmente si riesce a riassumere in numeri e gradi, il cui valore è ben rappresentato dal bellissimo messaggio di congratulazioni che il compianto Ermanno Salvaterra inviò ai tre soci e che qui riportiamo integralmente:
"Per cercare di mettere le mani su una parete di quella portata non è sufficiente essere padroni di gradi alti. Solo per arrivare alla sua base bisogna avere qualcosa in più: la voglia di stringere i denti per arrivarci. Bisogna stringere i denti per portare i sacconi in quel posto lontano da tutto, da tutte le comodità. E stringere i denti per farsi una specie di "campo" dove poter sopravvivere finché il tempo permette di mettere le mani sulla parete.
E la mente per trovare una linea su quella parete? Anche questa non è una cosa da poco. So come sono quei posti e come non ci si diverte sui tiri se non per la battuta di uno dei compagni. Dove però ogni passo, ogni movimento ti riempie di gioia e di soddisfazione.
Poi hai le dita delle mani fredde, i piedi che, mentre sei in sosta ti si gelano, la voglia di qualcosa di caldo, di un buon piatto di pasta, di una doccia. Ma in quei posti ti devi accontentare e anche qui devi ancora stringere i denti. Se ci fosse ancora il Miro direbbe: "Ci vuole la cabeza dura!".
Ricordo che una volta fu proprio lui a dirmi che su certe pareti ci vuole proprio la testa dura. E voi, cari Matteo, Berna e David, un’altra volta avete dimostrato questo. Vorrei che i miei complimenti vi arrivassero con una grande raffica di vento. Quel vento che anch’io conosco!"