Due giorni tra le Nuvole Barocche del Civetta. Di Federica Mingolla
Il Civetta è una montagna che incanta, per questo motivo aveva ai tempi anche il soprannome di montagna maledetta. Proprio come un marinaio non può resistere al canto di una sirena, così gli scalatori non possono restare alla base e solo guardarla.
Ed è proprio quest’estate che ho deciso finalmente di ritornare sul Civetta, dopo aver fatto passare diversi anni dalla mia salita di Chimera Verticale insieme a Francesco Rigon. L'idea era di scalare Colonne d’Ercole, una delle vie più impegnative insieme a Nuvole Barocche, anche se sicuramente con molte più ripetizioni di quest’ultima. Era fine agosto ed ero in giro per le Dolomiti con l'amico Domenico Totani, in bici per fare un concatenamento di pareti spostandoci in autonomia con i nostri super mezzi.
Su Colonne purtroppo, dopo un brillante inizio, veniamo respinti a metà via da un violento temporale che non ci permette di proseguire, ma serve d’altra parte a far crescere ancora di più il mio desiderio di scalare questa magnifica parete.
Mentre sono in giro per lavoro in Dolomiti due settimane più tardi il meteo diventa incredibilmente stabile. Mi metto quindi d’accordo con Alex Ventajas, un ragazzo spagnolo trasferitosi in Italia e sicuramente un talento in arrampicata, per andare a ripetere Nuvole.
I racconti di questa via mi avevano affascinata e incuriosita, specialmente perché provenienti da due scalatori che stimo tanto, Alessandro Baù e Alessandro Beber che nel 2007 si erano aggiudicati la prima ripetizione! Quindi 3,2,1.. senza praticamente conoscerci decidiamo di creare questa cordata mista: io, si può dire più alpinista che scalatrice sportiva, e lui scalatore talentuoso, abituato all’ambiente della falesia più che a quello delle vie multipitch in montagna, ma super motivato a conoscere meglio questo mondo.
Il 4 settembre approcciamo la parete con le pile frontali partendo dal rifugio Tissi e iniziamo il nostro viaggio verticale. I primi tiri sono in comune con la via Philipp-Flamm, segue poi un muro nero con passaggi da ricercare e non sempre facili, che conduce finalmente alla cengia che dà l’accesso al "cuore" della via: un muro liscio, leggermente strapiombante con difficoltà liberate fino al IX + e qualche passaggio in artificiale ancora da liberare.
La nostra idea è proprio quella di andare a curiosare su questi tiri con dei tratti in A0 e A2 per capire se è possibile scalarli in libera. E proprio mentre iniziamo a crederci, perché abbiamo passato in libera tutti i primi tiri del cuore compreso il pendolo che si aggira intorno al IX grado, veniamo arrestati subito dopo alla partenza del 13° tiro: un muro liscio nero strapiombante.
Alex parte per primo e non trova una soluzione per stare attaccato a quegli appigli inesistenti, troppo brutti per essere tenuti in strapiombo. La roccia poi è sporca perché ovviamente non la scala nessuno, e perciò cercare una via possibile diventa praticamente impossibile. Decidiamo quindi di continuare l’arrampicata ed andare a vedere cosa c’è là sopra.
Il 14° tiro è una colata d’acqua unica perciò lo salgo dove possibile in arrampicata libera e nei tratti bagnati in artificiale. Il 15° tiro, che dovrebbe avere un passaggio in A0 in partenza, si rivela migliore dei precedenti ma ci vorrebbe un’impresa di pulizie per poterlo scalare e dopo un paio di tentativi a vuoto andiamo avanti nella nostra scalata. Un ultimo tiro con un passaggio delicato di IX ci conduce al nostro posto da bivacco. Un’amaca per Alex ed un terrazzino largo più o meno come le mie spalle ci permettono di passare la notte e "riposare" un po' prima dell’ultimo tratto di parete.
Il tramonto è commovente da lassù. Vivere una notte sul Civetta appesi come dei salami è sicuramente una delle esperienze nella vita che andrebbero fatte obbligatoriamente. È semplicemente stupendo!
Il secondo giorno ci svegliamo decisamente piegati in due e questo mi fa ripensare a quanto espresso poco fa, ma partiamo comunque puntuali e motivati. Un bel riscaldamento sull’VIII+ del 17° tiro ci fa capire il livello tecnico di Venturino De Bona e Piero Bez, dei fuoriclasse!
E poi eccoci finalmente sotto il grande tetto. Non è come ce lo immaginavamo. La roccia è molto rotta e quando proviamo a concatenare dei movimenti questa si rompe sotto le nostre mani e piedi. Passiamo via veloci senza pensarci troppo, ci abbiamo provato!
Dopo il grande tetto le difficoltà calano, la via si fa meno logica e di stampo più classico. Ammetto che ci siamo persi diverse volte su quest’ultimo tratto di parete. Per chi arriva dal granito non è sempre facile leggere questo tipo di terreno e consiglio a tutti di farsi un bel pomeriggio al Tissi a studiare la parete per capire dove passano le diverse vie prima di avventurarsi sul Civetta.
Liberare questa via credo sia uno step oltre, quasi futuristico, e richiede certamente molto tempo per capire i passaggi, pulirli e concatenarli. Ed in una via di 35 tiri questo non è così semplice! Noi ci siamo accontentati di scalarla al meglio delle nostre capacità ed in due giorni in parete.
In ogni caso, dopo varie peripezie alle 18:30 siamo in cima ed i nostri cuori sono pieni di emozioni che non riusciamo ad esprimere, un po' per la stanchezza, un po' perché è sempre così: le cose belle le realizzi sempre dopo, quando sono finite. Che poi è la chiave che ci spinge a voler aprire sempre la porta dopo, e quella dopo ancora, e ancora, ancora… E io sono felice di questo perché vuol dire che sul Civetta ci tornerò ancora chissà quante volte!
Grazie Alex per aver condiviso una di queste volte insieme a me. È stato proprio bello. Rinnovo i miei ringraziamenti anche a Alessandro Baù, Alessandro Beber, Paola e Walter del Tissi, Venturino De Bona e infine Nicola Tondini.
Federica Mingolla
Mingolla ringrazia: La Sportiva, Petzl, Salewa, Alba Optics, Sherpa Mountain Shop
Link: www.federicaguidaalpina.com