Dall'inferno al Paradiso nuova via di Hervé Barmasse e Stefano Perrone in Valle del Piantonetto
Dopo alcuni anni ritorno a legarmi con Stefano Perrone per aprire una via nuova a Piantonetto, in Canavese, un’occasione da prendere al volo!!! La montagna che abbiamo scelto è la Torre del Gran San Pietro che con i sui 3692 metri domina la valle e offre ancora la possibilità di una nuova ascensione senza incrociare altre vie.
Le nostre carte ce le giocheremo sul pilastro di sinistra che è alto circa 250 metri, verticale, a tratti strapiombante, e oltremodo estetico a tal punto che quasi non ci sembra vero di trovare spazio per la nostra linea. Che ci sfugga qualcosa? Che la roccia sia pessima o troppo liscia da scalare in libera? I dubbi rimangono tali solo se non provi a far chiarezza per questo motivo altro non possiamo fare che salire e controllare da vicino.
Certo, lasciare il rifugio Pontese è sempre difficile; Mara, Tania e tutto lo staff ti coccolano, si mangia divinamente e il vino rosso per fortuna non manca, ma… Zaini pesanti, sentiero ripido affrontato di buon passo, un po' di verglas ed eccoci sotto i muri grigi solcati da dei lunghi diedri rossi.
La linea è evidente, parti e vai sempre dritto come su un’autostrada liscia apparentemente senza appigli, dove le linee tratteggiate sono fessure perfette che si alternano tra una placca e un tetto. È un’arrampicata sublime e per chi come me ha avuto spesso a che fare con la roccia del Cervino, quasi non mi sembra vero.
Stefano dimostra come sempre le sue innate capacità di arrampicatore e apritore. Che sia roccia, ghiaccio o misto è sempre a suo agio. La prima via aperta assieme risale al 2014 sulle "mie" G. Murailles, Bon Noel. Non abbiamo mai fatto promozione o pubblicato relazioni, ma è una chicca per chi ama il misto con tanta roccia e poco ghiaccio.
Ma torniamo a Piantonetto. Arriviamo in cima al pilastro della Torre del Gran San Pietro e finalmente la roccia grigia lascia il posto al granito rosso e ruvido, simile a quello delle altre cime della zona. In vetta troviamo spazio solo per i nostri piedi indolenziti dalle scarpette. Attorno a noi il vuoto, in lontananza il Gran Paradiso, sotto di noi i Becchi della Tribolazione e quello di Valsoerea. È il 18 agosto e siamo soli in una delle estati dove la montagna è stata letteralmente presa d’assalto dai turisti, dagli alpinisti, da tutti, e quasi non mi par vero. Che bel regalo!
La via prende il nome Dall’Inferno al Paradiso perché il Covid-19 e il lock down hanno mostrato a tutti come il male ci può cogliere impreparati e fragili, un male che purtroppo ha ucciso lasciando un’ombra di paura. Mentre il ritorno alla vita e alla libertà che avevamo perso ci ha regalato la felicità, il paradiso, che per me e Stefano rimane la montagna.
In molti mi hanno chiesto relazioni, gradi e materiale per ripetere la via. Prima di addentrarmi in alcuni dettagli vorrei prendere in prestito le parole di Gary Hemming: “…A chi vorrà seguirvi non dite nulla di preciso: soltanto il punto d’attacco, quello di uscita e un cenno delle difficoltà generali…” Nella foto la linea è evidente, non abbiamo oltrepassato il 7b e il primo spit che si incontra sulla via lo abbiamo aggiunto scendendo.
Buona estate.
di Hervé Barmasse
Link: SCARPA, Garmin