Coffee Break #07 - All'ingiù

Coffee Break capitolo 7, Daniela Zangrando continua il suo viaggio incontrando Ivan Trifonov, pilota austriaco che con la mongolfiera è disceso nell'abisso di Mamet, in Croazia. Un volo-viaggio all'ingiù nei meandri silenziosi dell'aria, della terra e della mente.
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All’ingiù - Volo nella grotta di Mamet, Croazia
archive Ivan Trifonov / Immagini a cura di Tadiello-Zangrando
Daniela Zangrando: Grotta di Mamet. Croazia. Settembre 2014. Un volo al contrario. Cosa significa per chi ha solcato in lungo e in largo i cieli andare a misurare una profondità?

Ivan Trifonov: Sono un uomo molto curioso, un esploratore... sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo! Il mio scrittore e romanziere preferito è il grande Jules Verne. Molte delle sue fantasie oggi sono realtà. Perché allora non far diventare reale anche Viaggio al centro della Terra?
Al secondo posto tra i miei eroi c'è Odisseo, che ha fatto un sacco di peripezie e non ha esitato a entrare nell'Ade, nel mondo sotterraneo. E poi, siccome tra le centinaia di avventure in mongolfiera non ce n'è nemmeno un volo in una grotta, ho iniziato a cercarne una adatta a questo scopo. Facendo delle ricerche su internet ho scoperto che ci sono solo due grotte con una bocca abbastanza grande da permettere l'ingresso di una mongolfiera. La grotta di Mamet in Croazia e la grotta Sótano de las Golondrinas, in Messico. Ovviamente la mia scelta è ricaduta sulla grotta di Mamet, che si trova a soli 600 chilometri da Vienna.

D.Z.: Le paure del volo.

I.V.: Le paure sono iniziate prima del record. Nell'estate del 2013 ho visitato la grotta di Mamet con mia moglie Margit. Sembrava non esserci alcun accesso e solo con l'aiuto di una guardia forestale – la grotta si trova all'interno del parco nazionale di Paklenica, sulla montagna Velebit – siamo riusciti a trovare i 40 metri della sua scura entrata.
Ho sentito subito i brividi e anche oggi, quando torno alla prima impressione che ho avuto di questo inferno, sento la pelle che inizia a rabbrividire. È stato uno shock, amplificato dalla voce di mia moglie: «Non verrò mai qui a guardarti e ad aiutarti a entrare nella tua morte!».
La maggior parte degli amici mi ha detto che stavo diventando matto e ci ho messo quasi metà anno a vincere la paura. Quando ho cominciato a organizzare il mio progetto, cercando dei volontari che mi dessero una mano, parlando con guardie forestali e meteorologi, preparando la mia mongolfiera “speciale” e tutto il resto dell'equipaggiamento, pian piano le paure si sono dileguate. Ho iniziato a credere nel progetto.

D.Z.: Hai mai sognato quel tuffo a rallentatore prima o dopo averlo vissuto? Come è tornato nei tuoi sogni?

I.V.: Fai bene a chiamare in ballo i sogni. Ho fatto sogni e incubi, in cui incontravo gli spiriti di Anubi, Achille, Odisseo. Dopo aver realizzato il progetto sono stato molto contento di essere ancora vivo e ho provato a dimenticare gli stress e lo spavento del volo. La reazione positiva, arrivata da ogni parte del mondo da amici e persone mai viste prima, ha messo un fermo ai miei incubi.
Adesso sogno cose completamente diverse: ad esempio mi vedo a preparare delle conferenze, soprattutto per ragazzi giovani e scolaresche, per mostrargli come lavori l'energia dinamica di un settantenne e come possa spingerlo a realizzare un'avventura fantastica, per giunta con un piccolo budget! Pensa che ho speso solo 2.000 euro per tutto il progetto con una ciurma di 7 portatori e 10 cameramen. La mia “controparte”, Felix Baumgartner, che ha fatto il suo lancio nella stessa grotta, ha usato 150 collaboratori e un budget Red Bull di 30.000 euro. Sono davvero orgoglioso di questo.
Di sicuro ho avuto una grande, grandissima fortuna con il tempo e i venti! A 760 metri sul livello del mare e considerando che la montagna si aggira attorno ai 2.000 metri, c'è praticamente sempre vento. Ho pregato per avere aiuto e supporto da Dio, dai fantasmi della montagna e dalla grotta, dallo spirito della natura.
C'era un vento abbastanza forte all'inizio, ma per qualche minuto si è abbassato, giusto il tempo per permettermi di entrare con la mongolfiera nella grotta. Credo in queste entità e sono sicuro di non esser stato del tutto solo durante questo volo così strano e pericoloso.

D.Z.: Tre elementi fondamentali del tuo volare. Tre cose che non dimentichi mai. A cui ti affidi.

I.V.: Ti dirò tre cose importanti. Sono riuscito a entrare con grande difficoltà nella bocca della grotta... stavo per abbandonare tutto per il vento e perché i miei collaboratori non riuscivano a tenere abbastanza salde le tre corde di ancoraggio e stavo rischiando di andare a schiantarmi tra gli alberi. Nel momento in cui sono riuscito a far entrare tutta la mongolfiera, ho tagliato le tre corde di ancoraggio. Un'incredibile cupola bianca, più grande di quella di San Pietro a Roma, si è aperta sotto di me – con un silenzio di tomba! Ho cercato subito i due cameramen che dovevano essere in fondo, ma non sono riuscito a vederli... erano piccoli come formiche.
Indimenticabile è stata anche la tensione della salita. Ero veramente preoccupato di toccare le pareti affilate e i rami dei cespugli, perché un foro nell'involucro della mongolfiera sarebbe stato mortale – e non solo per me, ma anche per le quattro persone nella grotta, visto che trasportavo 120 litri di gas propano.
Ci sono stati cinque contatti con pareti e cespugli – non potevo infatti vedere nulla sopra di me perché l'involucro mi ostruiva la vista – ma ho trattenuto dolcemente la mongolfiera e le pareti l'hanno spinta lentamente per ben cinque volte al centro della bocca. Non appena ho visto il sole, ho pianto per la gioia! E ho capito che non ci sarà un altro volo come questo!
La fase di atterraggio è stata molto ventosa e sono sceso tra pietre e rocce. Mi sono anche ferito leggermente alla testa e avevo il sangue che scorreva sul viso. Quando la mongolfiera si è sgonfiata, ho capito di essere ancora vivo. In quel momento un colubro di Esculapio, emblema della farmacia, si è messo a fissarmi. Mia mamma, oggi ancora in vita, è stata una farmacista e ho avuto nettamente la sensazione che il suo spirito fosse lì, e mi dicesse: «Andrà tutto bene». Penso davvero che ci siano delle figure che tengono le mani sopra la mia testa in queste situazioni pericolose.
Guardando il video della televisione croata, puoi anche essere portato a pensare: «Ahhhh, in fondo non è altro che un divertente volo in mongolfiera!». Solo io so quale sforzo, quali pericoli, quali rischi questo progetto ha comportato.

D.Z.: Raccontami della montagna che vorresti sorvolare o guardare in profondità. Disegnala brevemente.

I.V.: Mi piacciono i vulcani! Nel 1994 ho sorvolato il vulcano Pinatubo – molto pericoloso per i sui vapori acidi e per i fumaroli. Nel 2000 ero sopra gli spruzzi di lava e le eruzioni di fuoco dell'Etna, nel 2004 ho passato una notte nel cratere del Vesuvio e nel 2006 ho vinto lo Stromboli.
Uno dei miei sogni è quello di sorvolare o volare nel cratere del Monte Fuji in Giappone. Ma è un vulcano sacro e bisogna avere rispetto.


Estasi è uno stato fisico. È quando salti fuori dal tuo corpo, dalla tua esistenza, dal tuo limite fisico e voli. Ma non siamo nati per volare. Uccelli e frisbee sono fatti per volare. Possiamo volare fuori da noi stessi attraverso il cinema qualche volta. O con la musica, con la poesia.
Fate attenzione alle ali. Ai diamanti bianchi. Alla tentazione delle scapole. Alla seduzione profonda. Fate attenzione agli abissi. Al loro richiamo. All'ingiù.

Ivan Trifonov, pilota austriaco. Nel settembre 2014 ha volato con la mongolfiera all'interno della grotta di Mamet in Croazia.

La frase riportata in corsivo è tratta da un'intervista a Werner Herzog, in “la Repubblica.it”, 14 novembre 2014.

intervista di Daniela Zangrando


Video Mamet Cave Croatia - First air balloon flight to the underground

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