Cerro Torre e la prima invernale del 1985
Il grande condor scivola nel vento. Unico, silenzioso, testimone di quel che accadde e accadrà. "Molla tutto…": inseguito da un'imprecazione il saccone è inghiottito dall'abisso e scompare, senza rumore, nel buio della sera. Una corda scambiata, parole fraintese, confuse dal vento: un gesto ripetuto all'infinito, sempre uguale, si è tramutato in un errore. Anzi, un orrore per i tre alpinisti sulla Exocet. Hanno perso viveri, vestiti, sacchi a pelo, tutto. Così il loro progetto di traversata è terminato sul nascere.
Si guardano muti e sanno già tutto: bisogna scendere, ma prima c'è l'incognita del difficile, freddo bivacco. Si scambiano poche parole. Poi il silenzio è rotto solo dal vento e dalle piccozze che scavano il ghiaccio. Si muovono continuamente, ogni tanto si smanacciano, si scazzottano anche: è l'unico modo per scaldarsi un po'. Sono demoralizzati. Niente da mangiare, nulla da bere… e nessuna sigaretta: è questo che irrita maggiormente Ermanno. Sono passati molti anni, ma Icio, Elio ed Ermanno, ancora sorridono di quell'irrisolto mistero del saccone precipitato… con tutte le sigarette, maledizione!
Una raffica più forte e si plana verso il Cerro Torre. Come in un flash back ritroviamo Elio ed Ermanno che bivaccano sotto la parete terminale. E' la loro prima volta in Patagonia - la via Maestri è stata ripetuta solo da Bridwell e Brewer. Non hanno sacco a pelo, né viveri, né da bere, ma Elio ha risparmiato dei pezzetti di cioccolato: li divide con l'amico. Allora la bufera impedì la cima, ma Ermanno ricorderà per sempre il "calore" di quel po' di cioccolato…
Un impercettibile movimento d'ali fa cambiare ancora scena. Siamo all'anno dopo, giusto in tempo per scorgere Icio ed Ermanno in cima al Torre. Poi, ancora una raffica, ci spinge in avanti. Si vedono Icio, Andrea e Paolo che consolano Ermanno, disperato per i ramponi persi nel vuoto. E ancora Icio che infila i guanti alle mani semi congelate del compagno. Dopo un attimo, li scorgiamo tutti e quattro sulla cima. E' la prima storica invernale del Torre. Con lenti giri, li seguiamo nella discesa, difficile, penosa, fino al campo base dove spalano la neve che ha sepolto le tende. La colonna sonora è quella della Patagonia, l'azione quella del gruppo.
Quante volte l'urlo del vento ha spazzate via le stelle? Quante volte i dubbi degli uomini hanno raggiunto il condor in volo?
"Dai partiamo". Fuori la tempesta ancora impazza. Ma Ermanno insiste: qualcuno deve pur rompere l'attesa. E' tutto già visto, già vissuto. Le innumerevoli ritirate come le intuizioni premiate dal cielo terso o dalla cima raggiunte. Così l'inutile "Te l'avevo detto" ciascuno se lo risparmia, tanto è scontato e già sentito.
Nel suo continuo volo il nostro testimone alato ha visto le fatiche, le gioie, le attese. Dopo giorni d'immobilità in parete, ha sentito i "Mai più!" pensati e a volte detti o urlati nel frastuono della bufera. Ha scorto Andrea che guarda incantato la Est del Torre e la indica agli altri come un sogno da percorrere. Ha seguito gli sforzi e le fatiche lungo il ghiacciaio. Ha assistito alle partenze. Ai ritorni con la cima e quelli a mani vuote. Ha visto infrangersi sogni e vite. Ha udito le lacrime. Con gli occhi ha soppesato gli enormi zaini. Ha visto i fratelli di corda, Elio ed Icio, con carichi pazzeschi, salire lenti e inesorabili sul ghiacciaio e in parete. Ha intuito lo sguardo di Elio, perso nell'orizzonte della memoria, mentre accoglieva i suoi nuovi compagni in cima al Fitz Roy. Ammirato, ha sorriso all'entusiasmo di Ermanno e alla tecnica di Andrea.
Il loro è uno stile messo a punto da un'immensa passione che si sposa con l'estrema capacità di resistere a tutto e a tutti. E’ un sentire forgiato dall’urlo del vento. E’ una Patagonia vissuta con tanti compagni. E' un'infinita storia: sempre alla ricerca del mistero della Patagonia e degli uomini. Di quella magia, già vissuta, a cui sembra davvero impossibile rinunciare.