Capanna Quintino Sella ai Rochers del Monte Bianco: restauro e sottoscrizione
Sono programmate per l'estate 2015 i lavori di restauro conservativo dello storico rifugio Quintino Sella sul Monte Bianco.
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Il Rifugio Quintino Sella, Monte Bianco
archivio Cantieri d'alta quota
Il 2015 sembra finalmente essere l’anno buono. Due anni dopo i festeggiamenti del 150° di fondazione del CAI, si avvieranno i restauri del più storico dei quattro rifugi alpini che recano il nome del principale artefice del sodalizio, il biellese Quintino Sella (1827-1884), ingegnere idraulico e minerario nonché per tre volte ministro delle finanze del Regno d’Italia all’indomani dell’Unità, tra il 1862 e il 1873, ma soprattutto appassionato alpinista.
Nel 1885, anno successivo alla sua morte, a 3370 metri di quota, lungo la cresta sud ovest dei Rochers del Monte Bianco, sul percorso di quella che dal 1872 al 1890 sarà l’unica via normale italiana (dal cosiddetto Sperone della Tournette), e ancor oggi la più diretta, si erige in sua memoria un ricovero non custodito. Sempre nel 1885 un secondo rifugio è costruito in località Felik, sul Monte Rosa (3585 m), mentre dell’anno successivo è quello presso la fontana del Sacripante al Monviso (2950 m), poi sostituito nel 1905 dall’attuale presso il lago Grande (2650 m), anno in cui è inaugurato il quarto dalla SAT (Società degli alpinisti tridentini) sulle Dolomiti di Brenta (2272 m).
Dei quattro, il rifugio del Monte Bianco è forse il meno noto e sicuramente il meno frequentato, ma per vari aspetti il più significativo. Costruito dal CAI centrale sotto la supervisione dell’avvocato Francesco Gonella al costo di 6.200 lire e poi ceduto alla sezione di Torino, attuale proprietaria, figura tra i primi rifugi in assoluto costruiti sul versante italiano del Bianco. Il fabbricato, in ossatura e pareti in legno modulari, predisposto a valle in falegnameria, trasportato a spalla e montato pezzo a pezzo e infine rivestito di muratura in pietrame a secco reperito in loco, misura 9 x 2,7 metri ed è suddiviso in tre ambienti uguali: un ingresso centrale con cucina e refettorio; due camere ai lati per 15 posti letto totali.
Caduto rapidamente in disuso a seguito della scoperta del più agevole accesso alla vetta delle Alpi dal lato italiano (la via del Dôme, servita dal futuro rifugio Gonella fin dal 1891), e poco frequentato a motivo della collocazione remota e dell’impegno degli itinerari, il ricovero ha conosciuto nel tempo limitati rimaneggiamenti e interventi manutentivi, preservandosi così nelle sue sembianze pressoché originarie fino a oggi. Si tratta dunque di una testimonianza di particolare valore storico che merita di essere tutelata quale museo di se stesso: basti pensare alle iscrizioni a lapis dei frequentatori (varie generazioni delle principali famiglie di guide di Courmayeur e loro clienti), riscontrabili fin dall’anno di costruzione sui rivestimenti lignei e gli scuri degli interni.
Ora, grazie a significativi contributi stanziati da Regione autonoma Valle d’Aosta, Banca Sella e Club4000 (affidatario della struttura in qualità di sottosezione del CAI Torino), sono stati raggiunti i due terzi degli oltre 200.000 euro stimati per i lavori. Questi, su progetto dello studio torinese Alprogetti, prevedono operazioni di recupero con approccio filologico: in particolare, lo smontaggio e la successiva riapparecchiatura del paramento esterno in pietra previo inserimento di strati isolanti e sistemi protettivi della carpenteria lignea interna, la quale non subirà alterazione alcuna e per la pulitura verrà trattata con agenti non abrasivi; similmente si agirà per il pavimento, integrandone i sostegni e interponendo un isolante. Il preventivo di spesa comprende la dotazione di estintori, illuminazione e cartellonistica, ma soprattutto il miglioramento della sicurezza del percorso d’accesso al rifugio, resosi necessario per le mutate condizioni del sottostante ghiacciaio e del canalone roccioso.
In questi ultimi anni la sezione di Torino del CAI è fortemente impegnata nell’azione di rinnovamento del patrimonio dei numerosi rifugi e bivacchi di cui è proprietaria. In particolare, sul massiccio del Bianco, vanno ricordati gli interventi più spiccatamente rivolti alla sostituzione e all’innovazione tecnologica: ampliamento del rifugio Dalmazzi al Triolet (cui va aggiunto, in Valtournenche, quello del rifugio Teodulo) e rifacimenti del rifugio Gonella al Dôme e della capanna Gervasutti alle Grandes Jorasses. A questi, tutti conclusi, si affiancano quelli ora in progetto, rivolti prevalentemente alla tutela dell’esistente attraverso il recupero: al rifugio Torino al Colle del Gigante, al rifugio Boccalatte alle Grandes Jorasses e, appunto, al rifugio Sella ai Rochers.
Nel caso di quest’ultimo, onde raggiungere la cifra necessaria all’avvio del cantiere, programmato per l’estate 2015, la sezione CAI Torino conta sull’apporto sia del fondo nazionale rifugi CAI e di eventuali sponsor e partner (come l’associazione culturale Cantieri d’alta quota, già resasi disponibile), sia di singoli benefattori tra i privati cittadini e appassionati della montagna.
A tale scopo è stata aperta una pubblica sottoscrizione, alla quale tutti possono contribuire mediante bonifico sul cc. 000103565012 intestato a “CAI TORINO CLUB 4000”,
Iban IT91B0200801137000103565012, UniCredit Banca ag. 37, specificando come causale “Contributo Capanna Sella”.
Per informazioni: www.club4000.it
Nel 1885, anno successivo alla sua morte, a 3370 metri di quota, lungo la cresta sud ovest dei Rochers del Monte Bianco, sul percorso di quella che dal 1872 al 1890 sarà l’unica via normale italiana (dal cosiddetto Sperone della Tournette), e ancor oggi la più diretta, si erige in sua memoria un ricovero non custodito. Sempre nel 1885 un secondo rifugio è costruito in località Felik, sul Monte Rosa (3585 m), mentre dell’anno successivo è quello presso la fontana del Sacripante al Monviso (2950 m), poi sostituito nel 1905 dall’attuale presso il lago Grande (2650 m), anno in cui è inaugurato il quarto dalla SAT (Società degli alpinisti tridentini) sulle Dolomiti di Brenta (2272 m).
Dei quattro, il rifugio del Monte Bianco è forse il meno noto e sicuramente il meno frequentato, ma per vari aspetti il più significativo. Costruito dal CAI centrale sotto la supervisione dell’avvocato Francesco Gonella al costo di 6.200 lire e poi ceduto alla sezione di Torino, attuale proprietaria, figura tra i primi rifugi in assoluto costruiti sul versante italiano del Bianco. Il fabbricato, in ossatura e pareti in legno modulari, predisposto a valle in falegnameria, trasportato a spalla e montato pezzo a pezzo e infine rivestito di muratura in pietrame a secco reperito in loco, misura 9 x 2,7 metri ed è suddiviso in tre ambienti uguali: un ingresso centrale con cucina e refettorio; due camere ai lati per 15 posti letto totali.
Caduto rapidamente in disuso a seguito della scoperta del più agevole accesso alla vetta delle Alpi dal lato italiano (la via del Dôme, servita dal futuro rifugio Gonella fin dal 1891), e poco frequentato a motivo della collocazione remota e dell’impegno degli itinerari, il ricovero ha conosciuto nel tempo limitati rimaneggiamenti e interventi manutentivi, preservandosi così nelle sue sembianze pressoché originarie fino a oggi. Si tratta dunque di una testimonianza di particolare valore storico che merita di essere tutelata quale museo di se stesso: basti pensare alle iscrizioni a lapis dei frequentatori (varie generazioni delle principali famiglie di guide di Courmayeur e loro clienti), riscontrabili fin dall’anno di costruzione sui rivestimenti lignei e gli scuri degli interni.
Ora, grazie a significativi contributi stanziati da Regione autonoma Valle d’Aosta, Banca Sella e Club4000 (affidatario della struttura in qualità di sottosezione del CAI Torino), sono stati raggiunti i due terzi degli oltre 200.000 euro stimati per i lavori. Questi, su progetto dello studio torinese Alprogetti, prevedono operazioni di recupero con approccio filologico: in particolare, lo smontaggio e la successiva riapparecchiatura del paramento esterno in pietra previo inserimento di strati isolanti e sistemi protettivi della carpenteria lignea interna, la quale non subirà alterazione alcuna e per la pulitura verrà trattata con agenti non abrasivi; similmente si agirà per il pavimento, integrandone i sostegni e interponendo un isolante. Il preventivo di spesa comprende la dotazione di estintori, illuminazione e cartellonistica, ma soprattutto il miglioramento della sicurezza del percorso d’accesso al rifugio, resosi necessario per le mutate condizioni del sottostante ghiacciaio e del canalone roccioso.
In questi ultimi anni la sezione di Torino del CAI è fortemente impegnata nell’azione di rinnovamento del patrimonio dei numerosi rifugi e bivacchi di cui è proprietaria. In particolare, sul massiccio del Bianco, vanno ricordati gli interventi più spiccatamente rivolti alla sostituzione e all’innovazione tecnologica: ampliamento del rifugio Dalmazzi al Triolet (cui va aggiunto, in Valtournenche, quello del rifugio Teodulo) e rifacimenti del rifugio Gonella al Dôme e della capanna Gervasutti alle Grandes Jorasses. A questi, tutti conclusi, si affiancano quelli ora in progetto, rivolti prevalentemente alla tutela dell’esistente attraverso il recupero: al rifugio Torino al Colle del Gigante, al rifugio Boccalatte alle Grandes Jorasses e, appunto, al rifugio Sella ai Rochers.
Nel caso di quest’ultimo, onde raggiungere la cifra necessaria all’avvio del cantiere, programmato per l’estate 2015, la sezione CAI Torino conta sull’apporto sia del fondo nazionale rifugi CAI e di eventuali sponsor e partner (come l’associazione culturale Cantieri d’alta quota, già resasi disponibile), sia di singoli benefattori tra i privati cittadini e appassionati della montagna.
A tale scopo è stata aperta una pubblica sottoscrizione, alla quale tutti possono contribuire mediante bonifico sul cc. 000103565012 intestato a “CAI TORINO CLUB 4000”,
Iban IT91B0200801137000103565012, UniCredit Banca ag. 37, specificando come causale “Contributo Capanna Sella”.
Per informazioni: www.club4000.it
Note:
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