Antelao e il Canalone Oppel: sulle orme del bivacco Piero Cosi che non c'è più

Il racconto di Carlo Cosi e Giovanni Zaccaria e la loro discesa con gli sci del canalone Oppel sull'Antelao in Dolomiti, effettuata l'11 Aprile 2015. Una bella discesa, probabilmente la prima, ma soprattutto un racconto di una storia… del bivacco Piero Cosi che non c'è più e che sarebbe bello ricostruire.
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Antelao Canalone Oppel: ultimi metri verso la cima dell'Antelao
Carlo Cosi
Carlo: Respiro, il cuore mi batte all’impazzata e un po’ lo ammetto, ho paura… respiro ancora e mi decido, faccio la prima curva saltata. Mi fermo, controllo, respiro e faccio la seconda. Mi fermo di nuovo e guardo a sinistra. Ora non è più la tensione a muovere il respiro, ma un sussulto di commozione: là, fino a poco tempo fa era situato il Bivacco Piero Cosi, il Bivacco di mio Nonno. Il Bivacco non c’è più. Me lo immagino che rotola giù per il canalone Oppel. Un inizio di magone mi sale al ricordo della notte passata dentro quella scatola di latta con mio Babbo, e alle altre 4 o 5 volte che son salito fin lassù a "trovare" il Nonno, estate e inverno.

Giovanni: Carlo è un ragazzo semplice e in gamba. Da molto tempo ormai giriamo insieme per le montagne, inventando le nostre avventure tra neve, roccia e ghiaccio. È un forte alpinista, ed è diventato anche una bravissima guida. Per me resta un grande amico e compagno di avventure, libero, leggero e spensierato. Sono quindi stupito di ascoltare i suoi racconti ed i pensieri profondi che gli evoca il ricordo di suo Nonno.

Carlo: da ragazzino la Nonna mi raccontava mille storie della vita sua e del Nonno, riusciva a farmelo immaginare come un mito leggendario, una sorta di cavaliere errante in lotta contro i draghi… di quella volta nel 1953 sulla via Comici sulla Nord di Cima Grande in Lavaredo tra neve e tempesta, o sulla Dibona sempre in Tre Cime a piedi scalzi..."a quell’epoca non c’erano mica le scarpette sai", mi dice sorridendo la Nonna ogni volta che vede una mia foto. Della volta che ha tenuto il volo di 20 metri di Gardellin assicurati in vita con una corda di canapa, delle corde doppie stile Comici.. "Le imbracature non sapevamo neanche esistessero a quei tempi", ripete la Nonna. O della volta che ha recuperato non so dove Lino Lacedelli al ritorno da una via... O più semplicemente quando sfrecciava veloce in bicicletta, con lo zaino pieno di chiodi, moschettoni e con la corda di canapa girata attorno al collo, per arrivare all’appuntamento, come al solito in ritardo, in piazza Duomo a Padova, dove la sua amata Ida (mia Nonna) e gli altri "sgangherati" compagni di scalata lo aspettavano… Ida era l’unica "motorizzata" e ogni volta che andavano a scalare a Rocca Pendice era quella che "gasando" con la sua Vespa 150 trainava, con le stesse corde di canapa che useranno poi per arrampicare, il gruppo di 4 biciclette…

Giovanni: il canale Oppel all’Antelao è per me una delle linee di ghiaccio più affascinanti delle Dolomiti. Mentre la sera di pasquetta assieme a Tommy, un forte amico di Vicenza, pianto la tenda a San Vito, sento che sarà la volta buona per scoprire questa piega nella parete dell’Antelao, e salire finalmente in cima al Re delle Dolomiti. Il giorno dopo sbattiamo senza pietà i poveri sci attaccati allo zaino sulle rocce dell’Oppel, e arriviamo finalmente a piantarli in cima! La discesa per la normale non è gratificante a causa dello scarso innevamento, ma è grandissima la soddisfazione per la salita, e anche la curiosità di vedere questa gigantesca frana... che ha distrutto la via normale, facendo scomparire per sempre il Bivacco Cosi chissà dove, verso la valle di San Vito. Arrivato alla macchina, prima ancora di togliermi gli scarponi, chiamo Carlo: "l’Oppel è in ottime condizioni. Neve dura la prima parte, poi polvere. E soprattutto... niente rigola: si può sciare!"

Carlo: Gio, "il Mulo", Giovanni Zaccaria, è un amico con potenza e cuore da vendere. Mi piace condividere con lui sogni e progetti. Era qualche anno che pensavo alla discesa con gli sci del canale Oppel, ma le volte che sono andato a vedere... non lo trovavo mai in condizione: una profonda rigola a V solcava il canale rendendolo insciabile! Con Gio abbiamo sciato parecchio insieme, di recente abbiamo sceso la Nord della Tour Ronde e so che mi posso fidare di quello che dice.



Giovanni:
così, solo tre giorni dopo, sto di nuovo salendo a Forcella Piccola. Questa volta lo zaino pesa di più, ma l’andatura è tranquilla: il bivacco del Rifugio Galassi ci aspetta, e ci gustiamo i magici colori del tramonto. Il giorno dopo saliamo senza fretta per il canale Menini con variante Arnaldi e poi fino alla cima dell’Antelao. Il sole ci scalda, non c’è un filo di vento e staremmo qua per ore ad ammirare tutte le cime dolomitiche. Siamo d’accordo che esistano poche cose più belle al mondo. Ci sforziamo di prepararci per la discesa, senza trascurare nessun dettaglio. Sale la tensione mentre calziamo gli sci sull’anticima: qualche curva per scaldare le gambe e siamo all’imbocco del Canalone Oppel sull’Antelao, decisi a scenderlo con gli sci.

Carlo: Torno a concentrarmi, e faccio un'altra curva: la neve è abbastanza dura, e guardando in giù la lingua di neve sembra gettarsi nel vuoto. Siamo sui 60° di pendenza su un canale che è normalmente una via di salita. Forse non è mai stato sceso con gli sci, o forse si. Purtroppo o per fortuna non si trovano notizie certe dell’attività scialpinistica esplorativa portata avanti qualche decennio fa, ma poco importa: non sono qua per fare una prima discesa, ma per mettere un mio segno nel cuore dell’Antelao e salutare una volta ancora Mio Nonno!
Dove il canale si chiude ad imbuto, dopo un primo gradino che saltiamo in qualche modo, una piccola strettoia di roccia verticale ci obbliga ad attrezzare una corda doppia. Finalmente è arrivato il momento di tirare fuori il tronchetto di larice che abbiamo portato fin qua.

Giovanni: Tronchetto di larice!? Che ce ne facciamo di un tronchetto di larice?" Chiedevo a Carlo il giorno prima mentre girava per il bosco guardando per terra... Una brava guida sa costruire un corpo morto perfetto a costo zero! Mi fido di Carlo e ne recupero un paio anche io. Con la paletta della piccozza Carlo scava un buco, lega un cordino al tronchetto, lo spinge dentro il buco e in un batter d’occhio siamo sotto il salto, nella parte centrale del canale. Qui la neve è eccezionale, polvere a 55° di pendenza, uno spettacolo: gli sci scorrono veloci fino al salto successivo, che rappresenta il tratto chiave della salita: un passaggio verticale dentro un buco. Altra doppia, questa volta su spuntone e giù veloci per una nuova sezione magnifica. Ultima corta doppia e in breve siamo alla terminale che saltiamo senza pensarci due volte. Siamo sotto il canale e ci guardiamo increduli… che sciata! Urliamo per scaricare l’adrenalina... è fatta! Ci abbracciamo.

Carlo: Ida, la mia super Nonna, nonché la prima alpinista donna Padovana, ha 92 anni. Oggi, a ripensare a quel periodo spensierato e sorridente, in cui sfrecciava a 50 all’ora con quattro cicloalpinisti legati dietro in via del Colli, sorride con un po’ di nostalgia. Piero suo Marito e mio Nonno manca da più di 55… Aveva 29 anni quando è mancato per un incidente stradale, ma è ancora là, scolpito nel cuore e nella mente di mia Nonna, mio Zio, mio Babbo e mia nonostante non l’abbia mai conosciuto. Penso alla sua voglia di avventura, la sua forza fisica ed interiore che han fatto si fosse uno dei primi sestogradisti Padovani; le sue idee dell’arrampicata libera e innovativa senza più l’uso delle staffe (siamo pur sempre negli anni 50…), il suo profilo di giovane tenace e passionale, mosso alla ricerca di un alpinismo autentico ed essenziale. Tutta questa mitificazione ha scaturito in me la voglia di avventura che ho tutt’oggi. Il bivacco non c’è più ma la voglia di ricostruirlo è tanta! Ciao Nonno!

Carlo Cosi ringrazia Rockexperience per il materiale fornito

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