Antartide: alpinismo in Antartica con Gianluca Cavalli, Manrico Dell'Agnola e Marcello Sanguineti

La terza puntata video della web series Karpos "Antartide: oltre la fine del mondo" con gli alpinisti Gianluca Cavalli, Manrico Dell'Agnola e Marcello Sanguineti: esplorare nuove valli e salire per primi alcune cime per itinerari alpinistici.
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Antartide: oltre la fine del mondo con Gianluca Cavalli, Manrico Dell'Agnola e Marcello Sanguineti
Manrico Dell'Agnola

La penisola Antartica è un territorio montuoso e, come tutto l'Antartide, parzialmente inesplorato. Un altro scopo della spedizione di Gianluca Cavalli, Manrico Dell'Agnola e Marcello Sanguineti è esplorare nuove valli e salire per primi alcune cime per itinerari alpinistici. Per giungere però alla base di queste pareti sono costretti ad attraversare ghiacciai molto infidi e crepacciati. Ecco la terza puntata della web series di Karpos



16 gennaio Normalmente la costa antartica è formata da pareti gelate alte a volte più di 50 metri a volte addirittura strampiombanti. La grande difficoltà è trovare i punti di approccio, cioè quei punti dove i ghiacciai permettono di salire ai plateau. Sono solitamente speroni rocciosi che fanno accedere a scivoli di neve facilmente scalalabili. Noi ci facciamo portare nell’unico punto dove si può accedere al ghiacciaio. Non piove più e non fa freddo, ma il cielo è nero, anche oggi le previsioni hanno sbagliato. Dopo un ripido pendio traversiamo il ghiacciaio, zigzagando fra i crepacci. Grandi e tetri buchi ci obbligano a lunghe deviazioni, a volte anche perdendo quota. Avanziamo legati con molta cautela, un’incidente, qui, sarebbe fatale. Dopo una doppia, dei grandi “toboga” azzurri ci portano alla base della parete che raggiungiamo dopo circa tre ore di saliscendi. Ora il tempo è un po’ migliore, ma una nebbia fredda e umida continua a salire dal basso. Il canale è sopra di noi e l’azzurro del ghiaccio buono ci rincuora. Meno di buon auspicio sono le enormi meringhe che stanno ai lati della goulotte e che, memori delle frane dei giorni precedenti, ci impensieriscono parecchio. E’ quasi mezzogiorno quando attacchiamo, ma qui non è quasi mai buio e poi non pensiamo ci voglia molto per arrivare in vetta. Il ghiaccio, come la neve e l’acqua non sono il mio elemento preferito, tuttavia quassù è talmente bello che dimentico facilmente la fatica e specialmente quello che incombe sopra le nostre teste.

Dopo alcune ore finalmente sbuchiamo in cima. Ora fa veramente freddo! Sono passate le nove di sera ed il sole è ancora sopra l’orizzonte, così basso disegna con una luce azzurrognola il ghiacciaio, mettendo in evidenza i crepacci ed ogni altra, anche piccola, increspatura. Dall’alto il mare sembra immobile e liscio, costellato di grandi blocchi blu. Tutto è andato bene, le meringhe di ghiaccio sono rimaste al loro posto. Scendiamo per ore per un ghiacciaio complicatissimo e all’una del mattino, senza pile frontali, con l’ultima doppia approdiamo direttamente al gommone.

Link: www.karpos-outdoor.com




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