Amore e ombra, Adam Holzknecht e Alex Walpoth aprono una nuova via di misto in Vallunga

Sul Col Turont, Vallunga, Dolomiti, Adam Holzknecht e Alex Walpoth hanno aperto e liberato la via di arrampicata su ghiaccio e misto Amore e ombra (160m, M9, VIII, WI5).
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Alex Walpoth durante l'apertura di Amore e ombra (160m, M9, VIII, WI5) Col Turont, Vallunga, Dolomiti.
Adam Holzknecht, Alex Walpoth
Nella parte alta della Vallunga in Dolomiti i due alpinisti gardenesi Adam Holzknecht e Alex Walpoth hanno completato la prima salita di Amore e ombra, una difficile via di ghiaccio e misto che affronta una logica sequenza di fessure e diedri sul Col Turont. Chiamata Amore e Ombra, la nuova linea promette di essere un'altra vera chicca di questa bellissima e selvaggia valle: mentre i primi quattro tiri salgono su terreno di misto, un ultimo tiro di roccia porta sull'altopiano e, tranne per un chiodo, il tutto è da proteggere con Friends, nuts e chiodi da ghiaccio. Ghiaccio, drytooling, roccia pura... insomma, un mix interessante per superare delle difficoltà importanti: M9, VIII, WI5. Il report è del giovane Walpoth che, oltre alla soddisfazione dell'apertura, si chiede giustamente “Cosa c'è di più emozionante per un giovane alpinista che aprire un via di misto con uno dei suoi idoli?”


AMORE E OMBRA - perché l'uno senza l'altro è impensabile

Quando Adam Holzknecht mi ha raccontato un anno fa che forse aveva scoperto qualcosa di nuovo, qualcosa che bisognava verificare da vicino, sono stato subito entusiasta. Con gli zaini legati sulla slitta siamo saliti fino in fondo della Vallunga dove, molto in alto sulla destra, abbiamo finalmente avvistato la parete inesplorata. Non si vedeva molto ghiaccio, il muro teneva ancora nascosti i suoi segreti. Per svelarli abbiamo dovuto farci strada nel bosco di pini e mughi e poi salire un erto pendio ricoperto di neve fresca. Siamo stati premiati con una straordinaria formazione naturale, una profonda depressione nella roccia, invisibile dal basso. Una sottile striscia di ghiaccio fragile saliva lungo la parete scura mentre sopra la "grotta" spiccava una candela sottile. Proprio all'inizio Adam ha messo alla prova un Friend, poi però ha raggiunto il ghiaccio attraverso una fessura diagonale. Già il primo colpo ci ha fatto capire l'eccellente qualità del ghiaccio, Adam era entusiasta e diceva "La cosa più bella dell'arrampicata su misto è quando si raggiunge il ghiaccio." Mentre salivo da secondo pensavo la stessa cosa, anche perché avevo poca esperienza con il dry tooling. Ho lasciato volentieri ad Adam il compito di salire da capocordata anche il secondo tiro che affrontava un impegnativo traverso sotto un tetto. Si rompevano di continuo delle prese e Adam, soltanto dopo aver piazzato un chiodo e dopo alcuni "ganci" instabili, è riuscito a raggiungere il ghiaccio che ci ha regalato 10 metri di arrampicata meravigliosa. Quando sono salito, non so bene come con le mie piccozze e le mie mani, cominciava già ad imbrunire: per quanto fosse invitante proseguire, avremo dovuti consolarci un'altra volta.

E' passato un anno, durante il quale ho imparato l'arte dell'arrampicata su misto. Quando all'inizio di gennaio ci siamo ritrovati alla base della nostro via, Adam mi ha ricordato quello che avevo detto l'anno scorso, cioè che il "dry tooling" non faceva per me. Eh sì, nel frattempo la passione si era chiaramente accesa! Questa volta il traverso del secondo tiro era ancora più difficile perché c'era meno ghiaccio. Poi Adam ha finalmente iniziato ad esplorare territorio nuovo: una fessura, inizialmente strapiombante, poi un diedro liscio ricoperto da una striscia sottile di ghiaccio. Con dei ganci ben lunghi Adam è progredito velocemente, poi le protezioni naturali sono diventate più distanti e raggiungere il ghiaccio ha richiesto un'arrampicata complessa e creativa. Due, tre colpi nel ghiaccio, poi entrambi abbiamo tirato un sospiro di sollievo e Adam è scomparso dalla vista. Quando l'ho raggiunto ero ancora più incantato dallo scenario bizzarro: eravamo dentro un camino profondo, una parte era completamente ricoperta di ghiaccio, poco distante pendevano candele piegate dal vento. Il camino si chiudeva verso l'alto, spingendomi fuori su ghiaccio bellissimo per raggiungere un altro tetto, sotto il quale pendevano ancora alcune candele. Ho faticato a fidarmi di loro. Sopra, sulla roccia, sono finalmente riuscito a piazzare il primo buon Friend; con le piccozze appese all'imbrago ho salito la difficile fessura che però, proprio alla fine, mi ha buttato fuori. All'inizio era piuttosto arrabbiato per aver fallito il tentativo di aprire la via a-vista ma più tardi, dopo alcuni tentativi andati a vuoto ed un volo importante durante il quale è partito il Friend, volevo soltanto completare il tiro. La fessura si trasformava in un diedro liscio, e soltanto grazie all'aiuto di un incastro di ginocchio ed un paio di movimenti molto fisici sono riuscito a passare il tratto chiave. Alcuni metri di arrampicata impegnativa ma bella portavano ad un masso incastrato, che ho usato come sosta. Adam era entusiasta da questo bello e difficile quarto tiro e quando ha raggiunto la sosta la giornata cominciava a volgere al termine. Un tiro di roccia pura, difficile da proteggere, ci ha piazzati sull'altopiano innevato. Ci siamo calati lungo la via al buio e l'euforia della nuova via appena terminata, che si era rivelata piuttosto interessante e varia, ci ha alleggerito il rientro.

Ma già quella sera, davanti ad una pizza, abbiamo parlato della salita in libera che mancava per via di quel quarto tiro; estremamente faticoso: a metà bisogna passare dall'arrampicata con le piccozze all'arrampicata con le mani, il che richiede diverse tecniche.

Tre settimane più tardi volevamo provare la salita in libera. Questa volta abbiamo portato con noi dei Friends più grandi che si sono rivelati estremamente utile sul secondo e quarto tiro. Proprio sul secondo tiro Adam ha "inventato" una nuova sequenza e siccome entrambi abbiamo faticato di più sul terzo tiro rispetto alla volta precedente, eravamo un po' scettici prima di iniziare il tiro chiave. Adam mi ha incoraggiato e spedito verso l'alto, fino alle candele è filato liscio tutto, anche i ganci instabili hanno tenuto. A questo punto mi sono tolto i guanti, sono salito oltre l'incastro del ginocchio. Avevo appena fatto il passo chiave e ora mi aspettava una seconda sezione, anch'essa tecnicamente difficile ma con l'aggiunta del fatto che mi sentivo maggiormente sotto tensione. Contrariamente alle mie aspettative, e dopo molte esitazioni, ci sono riuscito; eccitato e fiducioso ho salito gli ultimi metri fino in sosta. Purtroppo Adam aveva finito l'energia, ma invece di essere demotivato ha salito con grande bravura l'ultimo tiro: ancora una volta ha dimostrato la sua superiorità su roccia verticale, ricoperta da neve ed anche un po' friabile. Con gli ultimi raggi del sole abbiamo raggiunto l'uscita. Quando siamo tornati alla macchina era buio pesto, ma la giornata non era ancora finita… ;)

Trovare il nome giusto si è rivelato ancora una volta difficile quanto la libera. Già dopo l'apertura Adam aveva suggerito qualcosa con la parola "ombra" per ricordare la posizione remota e l'ambiente senza sole. D'altra parte a me sarebbe piaciuto sottolinea la bellezza della via, e mentre cercavo un libro sono stato colpito dal titolo di "D'amore e ombra" di Isabel Allende. Avevo già letto questo libro meraviglioso e ad Adam è subito piaciuto il nome. Nel corso del tempo il nome ha acquistato un significato più generale per me, mi sono reso conto quanto vicini stanno questi due opposti, e durante la libera ho avuto un sacco di soddisfazioni.

di Alex Walpoth


SCHEDA: Amore e ombra, Col Turont, Vallunga


Note:
www
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