Gli alpinisti ucraini Grigory Grigoryev e Alexander Zakolodny perdono la vita in guerra

Sono morti il 21 gennaio nei pressi della città di Soledar in Ucraina, gli alpinisti Grigory Grigoryev e Alexander Zakolodny. 35enni, amici da sempre, dopo una vita dedicata alla montagna e all’alpinismo hanno perso la loro vita in battaglia. Zakolodny era un forte himalaysta e si era guadagnato il prestigioso riconoscimento Snow Leopard.
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Gli alpinisti ucraini Grigory Grigoryev e Alexander Zakolodny
Grigory Grigoryev

In guerra la morte è quasi scontata. Ogni uomo e ogni donna, caduti sul campo, su un fronte e sull’altro, diventa statistica. Sono i volti e i nomi a fare la differenza, le storie che si nascondono dietro a ogni persona caduta sul campo. Oggi, dall’Ucraina, arriva la triste notizia della scomparsa di Alexander Zakolodny e Grigory Grigoryev, noti e forti alpinisti ucraini. È il Club Alpino di Járkov a dare l’annuncio. Sono morti lo scorso 21 gennaio nei pressi della città di Soledar, roccaforte strategica per la guerra, nella provincia del Donetsk.

Allo scoppio della guerra, ormai quasi un anno fa, i due alpinisti hanno scelto di lasciare piccozze e ramponi, di abbandonare i loro sogni d’alta quota, per vestire la mimetica e imbracciare il fucile. Coetanei, entrambi 35enni, erano amici e compagni di cordata. Passavano molto tempo insieme e insieme hanno scelto di combattere. Una decisione che, raccontano gli amici sui social, è arrivata come risposta immediata all’invasione russa. Anche in guerra sono rimasti insieme e insieme hanno combattuto per difendere la propria terra. Legati da una corda invisibile e da un nodo difficile da sciogliere si sono guardati le spalle, hanno condiviso ricordi memorabili, storie di pace ormai lontana, hanno pianto e si sono lasciati andare allo sconforto più totale. Insieme sono morti nella stessa battaglia. I loro corpi, come quelli degli altri soldati caduti a Soledar, non sono stati recuperati.

Grigory Grigoryev e Alexander Zakolodny - compagni di cordata per sempre
Himalaysta, abituato a muoversi in alta quota, dove l’aria si fa rarefatta Alexander Zakolodny aveva un curriculum di primordine con diverse spedizioni a quota ottomila. Il suo nome di battaglia, Roccia, dice tanto su di lui. Nel corso della sua carriera alpinistica ha raggiunto la vetta dei cinque Settemila presenti nei territori dell’ex URSS, guadagnandosi il riconoscimento di Snow Leopard. Nel 2010 si è poi avventurato sulle nevi del Manaslu, come membro di una spedizione ucraina che riesce nell’apertura di una nuova via lungo il versante sud-ovest della montagna. Tra gli eventi più singolari che lo riguardano un tentativo al Nanga Parbat nell’estate 2013, quando il campo base di Fairy Meadows è stato oggetto di un attacco terroristico in cui hanno perso la vita undici persone. In quel momento Zakolodny si trovava in discesa dai campi alti ma, rientrato al campo base, si è trovato davanti a uno scenario raccapricciante fatto di sangue e dolore. In questa spedizione Zakolodny ha perso tre compagni del Club Alpino di Járkov. Un’associazione a cui l’alpinista è sempre stato molto legato. Il suo impegno infatti non era solo personale sulle montagne. Zakolodny ha speso molte energie nella promozione dell’alpinismo in Ucraina, ricoprendo anche cariche istituzionali. Prima che la guerra lo travolgesse ha ricoperto attivamente la carica di vice presidente della Mountaineering and Climbing Federation of Ukraine, il Club Alpino Ucraino.

Grigory Grigoryev era uno dei suoi migliori amici. I due si conoscevano e frequentavano da trent’anni. Sportivo poliedrico, Grigoryev era un alpinista, maratoneta e ciclista. Amava la fatica e la vita all’aria aperta. Tra le sue passioni quella per il triathlon, che l’ha portato a testarsi e a mettersi alla prova con gare impegnative fisicamente e mentalmente. Il suo sogno era tornare a correre, si era dato un appuntamento: una maratona dopo la guerra, magari insieme al suo amico Alexander.

di Gian Luca Gasca




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