Alexey Bolotov muore sull'Everest

Il 15 maggio 2013 è deceduto sopra la Khumbu Icefall sul versante Sud dell'Everest l'alpinista russo Alexey Bolotov.
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L'alpinista russo Alexey Bolotov
archivio Denis Urubko
Tragedia sull'Everest: mercoledì 15 maggio il fortissimo alpinista russo Alexey Bolotov è deceduto nei pressi dell'Khumbu Icefall a circa 5600m. Il 50enne era arrivato al Campo Base del versante Nepalese a metà aprile con la speranza di aprire una nuova via sulla parete sudovest in stile alpino assieme al kazako Denis Urubko ma, per cause ancora da stabilire, Bolotov è deceduto poco sopra l'Icefall. Il corpo è stato ritrovato dagli Sherpa e da Denis Urubko. Il suo corpo è stata recuperato giovedì con l'elicottero grazie all'intervento di Simone Moro e Maurizio Folini.

Nato il 20 gennaio 1963, Alexey Bolotov era considerato uno dei più forti himalayisti della sua generazione. Aveva partecipato all'apertura di alcune incredibili nuove vie, come la direttissima della parete Nord dello Jannu nel 2004 e la bella linea sulla parete ovest del Makalu nel 1997. Entrambe vie da Piolet d'Or, il più prestigioso premio alpinistico, alle quali bisogna aggiungere anche la nomination per la salita del Thalay Sagar nel 1999. Vie di grandissimo spessore, riconosciute tra l'altro dalla Federazione Russa che per la salita del Makalu lo ha insignito con l'importante onorificenza "Order of Courage". Inoltre, dopo la salita del Lhotse Middle nel 2001, Bolotov ha ricevuto dalla Federazione Russa la Homeland Service Medal II Grade.

E' stato proprio il Lhotse il primo dei numerosi colossi himalayani saliti da Bolotov. Mentre per ovvi motivi la sua attività alpinistica iniziale si è concentrata sulle montagne "di casa" come il Peak Chantengri (6995m) e il Peak Pobedy (7439m), entrambi in Kyrgyzstan. Poi, all'inizio del nuovo millennio, Bolotov ha iniziato ad esplorare l'Himalaya con una costanza ed una capacità che ha pochi uguali. Sono arrivate le salite del Lhotse, appunto nel 2001, dell'Everest nel 2002, del Dhaulagiri nel 2005, del Cho Oyu nel 2006, del K2 nel 2007, dell' Annapurna nel 2008, del Manaslu nel 2009, del Gasherbrum I e II nel 2010, del Broad Peak e del Kangchenjunga nel 2011.

Adesso sarebbe dovuto essere la volta del Sagarmatha, la Dea della Terra, per una via nuova lungo l'enorme parete Sud Ovest. Appena conclusa la fase di acclimatamento, Bolotov e Urubko erano ora pronti per iniziare il loro tentativo. Il destino ha voluto altrimenti. Bolotov lascia una moglie e due figli.


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