Al Coston d'Averau (Dolomiti) una nuova via firmata Michal Coubal, Anna Coubalová, Martin Tučka
Montagne. Le mie strane compagne, o meglio l'ombra, che mi hanno accompagnato per gran parte della mia vita. Nei libri si legge che sono un luogo dove le persone cercano la pace. Là dove le persone scappano dagli altri, ci sono invece gli alpinisti, felici, pronti a chiamarle le proprie montagne.
Forse per il mio rispetto, possibilmente un po' esagerato, per loro, ho sempre visto questi luoghi in modo un po' diverso. Forse come un mondo immobile, assorto in se stesso, che non sempre mi interessa. Visito questo regno di tanto in tanto, per aprire una porta su una parete rocciosa, per entrarne per un breve periodo e per assorbire l'atmosfera eterna delle sue pareti. Poi nella mia mente dico grazie, e scivolo silenziosamente via, di nuovo nel mondo a cui appartengo.
Ciò che non ho mai cercato nelle montagne, e tuttavia ho trovato, sono state le persone. Durante i miei anni in montagna ho vissuto esperienze molto belle, tuttavia nei miei pensieri torno più spesso non alle vie, ma alle persone con cui l'arrampicata mi ha unito.
Ad esempio il gruppo di famiglie, contro cui una volta ci siamo schiantati con la macchina dopo che ci avevano appena derubato di tutti i nostri soldi. E loro, invece di essere arrabbiati con noi, nel giro di pochi giorni ci hanno aiutato a rimettere in strada il nostro pezzo da museo, ci hanno dato i soldi per la vacanza e ci hanno salutato come se fossimo parte della famiglia.
Da loro ci siamo affrettati verso nord, al Rifugio Locateli, da Hugo Reider e suo padre, che ci avevano dato asilo in una delle nostre spedizioni avventurose, e che durante gli ultimi due anni di comunismo avevano inviato soldi sul nostro conto, senza i quali non avremmo potuto viaggiare verso le montagne oltre la cortina di ferro.
E anche Sergio Matten, un alpinista e piastrellista di Agordo, che veniva alla nostra tenda piantata sotto il Monte Agner ogni sera, solo per rendere più piacevole la nostra infinita attesa del bel tempo e per portarci le ultime previsioni meteo.
Dopo tutto questo tempo, sono queste le persone che ricordo di più e grazie a loro l'Italia è gradualmente diventata una seconda casa per me. Ma ho conosciuto queste persone solo per via delle montagne, che mi hanno sempre dato l'impressione che non si preoccupassero affatto di me. È per tutto questo che sono ancora più contento di aver potuto trascorrere qualche giorno quest'anno nelle Dolomiti, in così buona compagnia di mia figlia Anna e del mio amico Martin Tučka.
La via Hasta la vista è per lo più su roccia solida, solo i tiri iniziali e finali richiedono cautela. Non è certamente un via di arrampicata sportiva. Soltanto le soste dal secondo all'ottavo tiro sono state attrezzate con uno spit. Per garantire una sicurezza minima ci sono 2 spit sul secondo tiro, ed uno spit nei tiri 3, 4 e 7. Una buona selezione di chiodi, per lo più sottili, friends e nut sono utili per una eventuale ripetizione.